La più grande sfida sociale, di salute pubblica ed economica del XXI secolo ha un nome ben preciso: è il cancro, responsabile a livello globale di un decesso su sei. E non è tutto: Oms Europa (2024) prevede in crescita i numeri delle neoplasie e, parallelamente, il peso economico delle cure sui sistemi sanitari. Nel 2050 si stimano, infatti, oltre 35 milioni di nuovi casi di tumore, +77% rispetto al 2022.
Numeri drammatici che hanno fatto da cornice alla quarta edizione del convegno nazionale organizzato dall’Associazione italiana contro le Leucemie, i Linfomi e il Mieloma (AIL) dal titolo ‘Curare è prendersi cura. Impatto ambientale e rischio sanitario, benessere e stili di vita‘.
Voluto e ideato dal presidente nazionale AIL, Giuseppe Toro e dal sociologo dell’ambiente, il professor Aurelio Angelini con il supporto del Comitato scientifico, l’evento è stato ospitato presso il Centro Congressi Roma Eventi-Fontana di Trevi e ha rappresentato un’importante occasione di approfondimento multidisciplinare su ricerche e tematiche all’avanguardia dedicate alla relazione tra impatto ambientale e rischio sanitario, con l’obiettivo di inquadrare un approccio multisettoriale per incoraggiare politiche e strategie per la tutela della salute come fondamentale diritto dell’individuo.
Nel corso del convegno nazionale AIL si sono confrontate diverse aree della ricerca scientifica sul tema dei rischi per la salute e il benessere in relazione all’inquinamento e agli stili di vita. Attraverso il proprio impegno, l’Associazione italiana contro le Leucemie, i Linfomi e il Mieloma intende così contribuire al pubblico confronto per mettere in evidenza come curare e prendersi cura dei cittadini significhi anche ridurre il rischio sanitario dovuto all’inquinamento, facendo propria la considerazione dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) che richiama l’attenzione sul fatto che circa il 22% delle malattie globali sia dovuto all’esposizione a fattori ambientali modificabili. Questa percentuale sale tra il 23 e il 26% nei bambini. Gran parte di questi rischi, però, potrebbero essere evitati attraverso la riduzione del rischio ambientale.
L’inquinamento rappresenta un rischio ormai accertato per la salute umana, soprattutto in presenza di elevate concentrazioni di inquinanti anche per brevi periodi o l’esposizione a basse concentrazioni per lunghi periodi di tempo. Vari tipi di inquinamento, come quello atmosferico, del suolo e dell’acqua, possono contribuire all’insorgenza di problemi ematologici.
Il convegno AIL si è posto come spazio di confronto per presentare studi e ricerche che convalidano le correlazioni tra inquinamento e salute, al fine di cercare di individuare i fattori di prevenzione che possano ridurre significativamente l’insorgenza tumorale per un miglioramento della salute individuale e sociale, incoraggiando politiche e strategie per la tutela della salute come fondamentale diritto dell’individuo nel rispetto del dettato dell’articolo 32 della Costituzione italiana.
Nonostante l’avanzamento delle conoscenze scientifiche e gli sforzi effettuati da parte delle istituzioni, si riscontra un grande ritardo nell’adozione di misure per contrastare i drammatici scenari rappresentati dall’Oms Europa (2024).
L’aumento dell’insorgenza tumorale è inoltre caratterizzato dalla riduzione dell’età media della popolazione, deteriorandone la qualità della vita individuale e sociale e innalzandone i costi pubblici che gravano sulla spesa sociale e sul Servizio sanitario nazionale.
Da sempre la tutela della salute rappresenta per Ail un obiettivo primario e in questi 55 anni di attività l’Associazione è stata impegnata nel sostenere la ricerca scientifica, nel sensibilizzare costantemente la popolazione e nell’assistenza a pazienti, familiari e caregiver. Oggi, anche attraverso l’organizzazione di iniziative come il convegno nazionale tenutosi a Roma, Ail intende raggiungere nuovi risultati, impegnandosi a far crescere la consapevolezza sociale del rapporto tra fattori ambientali e rischio sanitario al fine di ripensare alle politiche di tutela e prevenzione dovute all’inquinamento, attraverso azioni e strumenti in grado di ridurre gli effetti sulla salute, oltre a sensibilizzare a stili di vita improntati sul benessere psicofisico.
Durante il convegno ‘Curare è prendersi cura. Impatto ambientale e rischio sanitario, benessere e stili di vita’ sono intervenuti scienziati, fisici, sociologi ed esperti di discipline che spaziano dalla medicina epidemiologica e oncologica alle scienze per la vita come biologia, nutrizione e agricoltura.
Cinque le sessioni congressuali che hanno animato il dibattito, cui hanno preso parte oltre trenta relatori e illustri ospiti. Dopo i saluti istituzionali sono iniziati i lavori con l’intervento di apertura del presidente nazionale Ail, Giuseppe Toro, seguito dall’intervento di Giorgio Parisi, professore emerito dell’università di Roma Sapienza e Premio Nobel per la fisica, dalla relazione di Franco Berrino, medico epidemiologo, co-fondatore de ‘La Grande Via’, intervenuto sul rapporto tra stili alimentari e incidenza del cancro, affrontando anche tematiche come l’esposizione ad alcuni veleni invisibili e l’impatto dell’industria chimica nell’agricoltura e nella salute umana, focalizzandosi in particolare sul tema dei linfomi infantili in relazione all’esposizione a pesticidi, alla plastica e all’uso sconsiderato dei farmaci.
Esperienze del territorio e inquinamento ambientale
La terza sessione del Convegno ha fatto conoscere ai partecipanti al convegno le testimonianze di quattro sezioni AIL: Brescia, RAgusa, Viterbo e Taranto.
Mentre nella quarta parte del congresso Ruggero Ridolfi, oncologo endocrinologo, Isde Forlì-Cesena, Arrt Cesena, ha spiegato il modo in cui l’inquinamento ambientale contribuisce ad aumentare l’incidenza tumorale, un fenomeno che sta crescendo soprattutto nei giovani. In Italia, infatti, il rischio di incidenza è raddoppiato in soli 15 anni a una velocità maggiore rispetto alle precedenti generazioni: i soggetti di 15-39 anni con cancro sono raddoppiati in 24 anni, da circa 10.000 nel 1995 a circa 20.000 nel 2019.
Le parole di Prisco Piscitelli, vicepresidente Sima, epidemiologo, cattedra Unesco per l’Educazione alla Salute e Sviluppo Sostenibile università degli Studi di Napoli Federico II, hanno richiamato l’attenzione della comunità scientifica sulla normalizzazione dell’incidenza tumorale nella popolazione pediatrica, indagando la necessità di individuare le cause per non far ammalare di tumore le persone, soprattutto i bambini e i giovani.
È seguito poi l’intervento di Renata Alleva, specialista in Scienza dell’Alimentazione, Comitato scientifico Isde, che ha indagato il tema dell’alimentazione, della nutrizione e del rischio di cancro quale fattore individuale e sociale su cui intervenire a partire dall’aderenza a stili di vita sostenibili. Alessandro Giannì di Greenpeace Italia ha invece presentato un’analisi sull’impatto delle sostanze per- e polifluoroalchiliche (Pfas), presentate inizialmente come miracolo tecnologico e che oggi le evidenze dimostrano rappresentare un serio problema sanitario e ambientale.
È infatti stato riscontrato come l’esposizione ai Pfas si associ a una serie di effetti negativi sulla salute, tra cui problemi alla tiroide, diabete, danni al fegato, al sistema immunitario, cancro al rene e ai testicoli, e causi, inoltre, impatti negativi sulla fertilità.
La quarta parte del convegno nazionale Ail si è conclusa con l’intervento di Massimo Sperini, università degli Studi di Roma Tor Vergata, Cirps sezione Bioelettromagnetismo (Bem) che, in collaborazione con Francesca Pulcini e Mauro Santilli, ha presentato una ricerca sull’Inquinamento Elettromagnetico, tematica per lungo tempo al centro di un intenso dibattito scientifico, mentre oggi le evidenze e la comunità scientifica concordano sulla pericolosità dei campi elettromagnetici e sul fatto che tale nocività è causa di Leucemie infantili, tumore al seno, glioma e neuroma acustico, un fenomeno che cresce anche alla luce dell’aumento all’esposizione alle tecnologie elettromagnetiche.