La vaccinazione antinfluenzale pediatrica rappresenta una scelta di valore che però non è ancora adeguatamente diffusa e condivisa. Molti sono i motivi di questo mancato riconoscimento, nonostante sia ormai noto l’impatto dell’influenza sia a livello individuale sia a livello di collettività.
L’influenza, in generale, non solo nella popolazione pediatrica, è una malattia stagionale con un impatto importante sulla sanità pubblica e fonte di costi rilevanti, sia diretti sia indiretti, per la gestione dei casi, delle complicanze della malattia e delle misure di controllo previste dalle autorità sanitarie. E la vaccinazione rappresenta la forma più efficace di prevenzione contro l’influenza.
In Italia però il tasso di copertura della vaccinazione antinfluenzale pediatrica rimane inferiore alla vaccinazione antinfluenzale degli adulti, pur con notevoli differenze tra le Regioni, dovute anche alle diverse modalità di somministrazione e alle figure coinvolte.
La vaccinazione antinfluenzale pediatrica rappresenta una scelta di valore che però non è ancora adeguatamente diffusa e condivisa
Ogni anno il Ministero della Salute emana le raccomandazioni annuali per l’uso dei vaccini antinfluenzali e, nel documento relativo alla stagione influenzale in corso, si specificava che, dato il perdurare della situazione pandemica Covid-19, la vaccinazione antinfluenzale risultava raccomandata nella fascia di età tra 6 mesi e 6 anni “anche al fine di ridurre la circolazione del virus influenzale fra gli adulti e gli anziani”.
In chiusura della stagione, abbiamo dedicato a questo tema una Live, coinvolgendo Michele Conversano, Direttore del Dipartimento di Prevenzione ASL Taranto, e Stefano Palcic, Responsabile della Struttura Farmaceutica convenzionata e per conto presso l’Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina.
Da dove partire? Servono campagne informative chiare e semplici per i genitori
Dai sondaggi condotti da TrendSanità presso i propri utenti e lettori è emersa chiaramente una criticità davvero importante: con il 90% delle risposte, la carenza maggiore nella gestione attuale della vaccinazione antinfluenzale pediatrica è risultata essere una non sufficiente informazione dedicata ai genitori. Dato confermato dal secondo sondaggio che, coerentemente, suggeriva di partire proprio dal miglioramento dell’informazione verso i genitori per migliorare i tassi di copertura della vaccinazione antinfluenzale pediatrica.
Una percezione che ha trovato d’accordo anche gli esperti intervenuti nella Live. Ha sottolineato Conversano: “La mancanza di informazione è sempre il primo movens di una mancata prevenzione. Normalmente, per convincere la popolazione a seguire un percorso vaccinale, occorrono due informazioni: innanzitutto la percezione del rischio e quindi l’evidenza dei vantaggi della vaccinazione”. In questo caso, occorre spiegare ai genitori che l’influenza non è mai “banale”, come spesso si dice, e invece può essere pericolosa non solo per per la fascia di età over 65-anni ma anche per la fascia pediatrica.
La mancanza di informazione è sempre il primo movens di una mancata prevenzione
Conferma Palcic: “Nella vaccinazione antinfluenzale pediatrica sono sicuramente i genitori ad avere un ruolo fondamentale perché devono essere loro per primi a capire che esistono concreti vantaggi relativi a questa efficace misura di prevenzione, come ad esempio la riduzione della perdita di giornate di lavoro, oltre naturalmente al minore rischio di complicanze per i bambini”.
Molto spesso è proprio il rischio a non essere correttamente percepito, e la pandemia di Covid in questo senso non ha aiutato: in questi anni il Covid ha focalizzato l’attenzione di tutti e spesso la percezione è stata che l’influenza non comportasse dei problemi significativi, soprattutto per i bambini. È in questo senso che gli esperti hanno ribadito la necessità di campagne istituzionali di informazione mirate, con messaggi semplici e chiari per i cittadini e per i genitori in particolare.
Lo stato dell’arte in Italia: il tasso di copertura, l’evoluzione nel tempo e l’impatto del Covid
Il monitoraggio dei dati relativi alla copertura vaccinale relativa all’antinfluenzale sconta ritardi importanti nella diffusione e pertanto risulta difficile, se non impossibile, intervenire sulle campagne in atto.
Con il Covid ci siamo abituati ad avere la situazione dei vaccini in tempo reale e questo ci ha permesso di intervenire per correggere determinate situazioni di mancata vaccinazione
“Con il Covid ci siamo abituati ad avere la situazione dei vaccini in tempo reale e questo ci ha permesso di intervenire per correggere determinate situazioni di mancata vaccinazione – ribadisce Conversano. Per le altre vaccinazioni, compresa quella antinfluenzale pediatrica, abbiamo uno scarto temporale importante: ad esempio, noi adesso, a distanza di mesi dalla conclusione di questa stagione, dobbiamo basarci sui dati della scorsa stagione, relativa al 2021-2022”.
Per quanto riguarda i numeri, la copertura vaccinale nella fascia di età tra 6 e 23 mesi è stata del 7% con notevoli differenze regionali: dal 16% della Puglia al 13% della Liguria all’1,3% della Sardegna e allo 0,5% di Bolzano.
Nella fascia di età tra 2 e 4 anni il dato nazionale è del 17,4% con punte di 41% in Puglia, 27% in Lombardia, 23% in Toscana e 22% in Lazio, ma con molte altre Regioni dove il tasso di vaccinazione è invece molto basso.
Nella fascia di età 5-8 anni la media nazionale è poco superiore al 12% con Puglia al 28%, Campania al 17%, Toscana e Lombardia al 16%. Sottolinea Conversano: “Non c’è un gradiente nord/sud ma registriamo purtroppo la solita situazione a macchia di leopardo che contraddistingue il nostro Paese in quasi tutti gli aspetti della sanità”.
Molto basso è infine il tasso di copertura nella fascia di età 9-14 anni: a livello nazionale la percentuale è del 4,4%, con il 12% della Puglia, un picco negativo per Bolzano con lo 0,7 ma, in generale, coperture a livello decimale nelle altre Regioni, e dunque assolutamente non soddisfacenti.
Da quando il Ministero della Salute ha inserito la vaccinazione antinfluenzale come fortemente raccomandata tra i 6 mesi e i 6 anni si è registrato un importante incremento
Migliore l’evoluzione nel tempo della copertura vaccinale: da quando il Ministero della Salute ha inserito la vaccinazione antinfluenzale come fortemente raccomandata tra i 6 mesi e i 6 anni si è registrato un importante incremento. Tale rialzo è stato anche possibile grazie al rapporto privilegiato che alcune Regioni hanno sviluppato, da sempre, con i pediatri di libera scelta. Come conferma l’esperienza di Conversano: “Questo ad esempio è avvenuto in Puglia, ma anche nelle altre Regioni che hanno fatto registrare tassi più alti di vaccinazione. Un forte rapporto sinergico con i pediatri consente di avere coperture molto alte in tutte le vaccinazioni dell’età evolutiva e anche verso l’influenza”.
Secondo gli esperti, il Covid ha avuto un certo impatto già nella stagione 2020-2021 perché, non avendo ancora a disposizione il vaccino anti-Covid, molto opportunamente si è aumentata la copertura antinfluenzale, che invece era una misura già attuabile.
Dal Covid inoltre si sono apprese anche lezioni importanti: ad esempio, che è possibile vaccinare non solo negli ambulatori ma anche in altre strutture dedicate, come palazzetti, tende o camper. Sottolinea Conversano: “Inoltre la popolazione generale ha acquisito maggiori competenze sulla vaccinazione: dobbiamo valorizzare maggiore consapevolezza su questi temi e termini per fornire un’informazione sempre più corretta e mirata”.
Il valore della vaccinazione antinfluenzale pediatrica a livello di sanità pubblica in Italia
Per garantire l’efficacia ma anche la costo/efficacia della strategia proposta dalla vaccinazione antinfluenzale pediatrica, il raggiungimento degli obiettivi di copertura vaccinale è fondamentale.
La popolazione giovanile è quella maggiormente colpita dalle sindromi influenzali, con un’incidenza media del 20-30% circa, e costituisce anche uno dei principali driver dell’influenza.
Il vaccino va considerato come un investimento per il SSN, per il ritorno economico e non solo di salute
Il vaccino è l’arma più importante, non solo dal punto di vista clinico (per riduzione di complicanze, di ospedalizzazioni e di visite) ma dal punto di vista economico. Per questa ragione, sottolineano gli esperti, il vaccino rappresenta una opportunità di risparmio per il sistema sanitario nazionale e deve essere visto come un investimento per il ritorno economico rilevante che potrebbe generare considerando non solo il costo del vaccino ma tutto quello che la vaccinazione su larga scala, con coperture ottimali, potrebbe comportare.
Ricorda Palcic: “Su questo aspetto esistono già dati a livello internazionale che mettono in evidenza come in alcuni Stati dove il decisore ha scelto di puntare sulla vaccinazione antinfluenzale pediatrica sono stati ottenuti risultati importanti. Possiamo affermare quindi che il vaccino antinfluenzale in età pediatrica un’opzione costo/efficace perché l’impatto genera un risparmio e garantisce la sostenibilità stessa del sistema sanitario”.
Sulla stessa linea anche il Dottor Conversano: “Quando parliamo di vaccini, non dobbiamo mai parlare di spesa ma sempre di investimenti perché tutti i vaccini hanno la caratteristica di generare dei ritorni anche economici e non soltanto di salute. E nel caso dell’influenza questo impatto positivo avviene già nel breve termine, nei mesi successivi alla vaccinazione stessa”.
La vaccinazione consente di ridurre significativamente le visite specialistiche e le giornate di malattia e influisce positivamente sul contrasto all’antibiotico-resistenza
Molteplici sono i significati della vaccinazione per la società: il primo è la prevenzione individuale, in quanto un soggetto vaccinato è in grado di sviluppare anticorpi e quindi di non contrarre la malattia oppure di evitare le complicanze negative della malattia. In particolare, nel caso delle vaccinazioni in età pediatrica, oltre alla prevenzione legata all’individuo, ci sono effetti di prevenzione anche verso la cerchia famigliare e di relazione proprio perché, come detto, nei bambini la curva di prevalenza del virus dell’influenza è sempre molto alta e questo comporta che i bambini possano fungere da incubatori del virus nei confronti di chi sta loro accanto.
Nelle nazioni che raggiungono percentuali di copertura molto più alte della nostra si riduce in maniera importante la circolazione del virus, e questo rappresenta un vantaggio non soltanto per la popolazione anziana ma anche per tutti quei soggetti più fragili come ad esempio i compagni di scuola che, magari affetti da patologie del sistema immunitario, non possono ricorrere alla vaccinazione. Questo è un importante aspetto di eticità della vaccinazione.
I vantaggi in termini di costi sono attestati in letteratura: esistono molti studi che rilevano come la vaccinazione consenta di ridurre significativamente le visite specialistiche e le giornate di malattia. Senza dimenticare il ruolo positivo per contrastare la prescrizione inappropriata di antibiotici, che vanno ad aumentare il rischio di sviluppare antibiotico-resistenza.
Misure e strumenti per migliorare la programmazione e l’implementazione della campagna vaccinale
Un aspetto chiave della campagna vaccinale è la corretta programmazione dei quantitativi di vaccino da acquistare nelle varie Regioni. Spiega così Palcic: “Finora le strategie si basano sullo storico e sulle corti. Per fare un salto di qualità si dovrebbe puntare decisamente a strategie di incremento dei tassi di copertura, con acquisti più mirati che ci permettano di ‘credere’ nella vaccinazione antinfluenzale e di raggiungere tassi di copertura adeguati”.
Oltre alla corretta programmazione del quantitativo, sono fondamentali anche le tempistiche di rifornimento
Oltre alla corretta programmazione del quantitativo, sono fondamentali anche le tempistiche di rifornimento: quindi, garantire la disponibilità delle dosi e la tipologia di vaccino più appropriata al target desiderato.
In questo processo rientrano le gare e gli enti appaltanti ma anche le figure del Dipartimento di prevenzione dei Servizi farmaceutici e della Regione che devono definire questi fabbisogni e far sì che la campagna sia il più performante possibile.
Prosegue Palcic: “È inoltre necessario utilizzare maggiormente la tecnologia che abbiamo a disposizione, ad esempio App, campagne mirate, elenchi dei pediatri di libera scelta, tutti strumenti che possano consentire di contattare i genitori per sensibilizzarli sulla opportunità di effettuare una vaccinazione ad un soggetto specifico, sempre nel rispetto della normativa della privacy. Queste attività di sensibilizzazione, oltre che da parte dei pediatri che hanno in carico i singoli pazienti, può essere fatta anche nelle scuole, nelle farmacie e nei dipartimenti di prevenzione. L’importante è che la comunicazione sia sempre molto mirata e molto chiara, con messaggi semplici, in questo caso indirizzati in maniera specifica ai genitori”.
Strategia vaccinale e scuola: un rapporto da valorizzare
La strategia vaccinale attuale, così come ricordano le circolari e troverà applicazione nel nuovo Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale (PNPV) 2023-2025, prevede il coinvolgimento di tanti attori: per la vaccinazione dei bambini il rapporto privilegiato è con il pediatra di libera scelta ed è necessario lavorare con questa categoria di professionisti non solo per la vaccinazione antinfluenzale ma per tutti i vaccini dell’età evolutiva.
Il luogo dove la sanità pubblica può rivolgersi a tutti i genitori è la scuola e con questa istituzione bisogna lavorare in sinergia per migliorare la cultura e l’informazione vaccinale
Ma il dottor Conversano introduce un elemento nuovo, o meglio da riscoprire: “Il luogo dove la sanità pubblica può rivolgersi a tutti i genitori è la scuola e con questa istituzione bisogna lavorare in sinergia per migliorare la cultura e l’informazione vaccinale. In Regione Puglia abbiamo una lunga tradizione ed effettuiamo le vaccinazioni a scuola sia nella primaria sia nella secondaria di primo grado, e non tanto per utilizzare gli spazi ma soprattutto per coinvolgere il personale docente che conosce sia gli alunni sia i genitori e sa come parlare con loro. Inoltre, con il Covid, le scuole sono diventate l’istituzione pubblica più informatizzata d’Italia e qualche volta anche l’informazione o i consensi possono essere diffuse tramite le scuole”.
Prosegue Conversano: “In Puglia, ma anche nel Lazio, abbiamo avuto la possibilità di vaccinare nelle scuole: contro l’influenza abbiamo a disposizione diverse tipologie di vaccini, adatti ad ogni contesto e ad ogni categoria di persone, e alcuni vaccini possono essere eseguiti molto semplicemente anche nelle scuole”. È disponibile, ad esempio, anche la formulazione spray, che potrebbe essere utile per facilitare l’aderenza e quindi l’incremento delle coperture.
“In questo senso – ha ricordato Palcic – nella vaccinazione pediatrica la formulazione è fondamentale sia nei confronti dei pazienti ma anche per convincere i genitori: la preferenza è un tema che deve essere tenuto in considerazione perché garantisce la riuscita ottimale della vaccinazione”.
Migliorare l’organizzazione, dai payers a tutti i livelli
La collaborazione e il confronto tra tutti gli attori coinvolti nelle campagne vaccinali è cruciale per raggiungere gli obiettivi della campagna. Lo sottolinea Palcic: “Per una buona riuscita bisogna avere un’organizzazione a cascata in cui ogni figura coinvolta ha chiaro il suo compito e il suo ruolo. Come abbiamo sperimentato anche con la vaccinazione anti-Covid, il ruolo dei payers è molto importante perché, innanzitutto, devono essere i primi a crederci e a impostare questo cambio di prospettiva per cui il vaccino viene visto come un investimento.
Per la buona riuscita della campagna vaccinale, bisogna avere un’organizzazione a cascata in cui ogni figura coinvolta ha chiaro il suo compito e il suo ruolo
In questo caso, poiché si tratta di una popolazione di grandi dimensioni, i benefici che possono generarsi in termini sia economici sia di salute si sommano e sono molto elevati, come riduzione di mortalità, di costi o di morbosità. I payers devono avere molto chiari i vantaggi correlati a questo tipo di vaccinazione e quindi promuoverla quanto più possibile e interagire al meglio con tutti gli altri attori, dai clinici in poi, avendo chiari i compiti in modo da instaurare una collaborazione fattiva che permetta di fornire indicazioni precise e di appropriatezza a chi deve utilizzare il vaccino”.
Un altro soggetto fondamentale per rendere più capillare ed efficiente la campagna vaccinale è rappresentato dalle farmacie, sia per la circolazione delle informazioni sia per l’esecuzione delle vaccinazioni.
In sostanza, gli esperti hanno concordato sul fatto che un altro fattore da favorire, oltre alla corretta comunicazione e informazione, sia l’accessibilità della vaccinazione nei luoghi che possono essere più facilmente raggiungibili dalla popolazione.
E per il futuro?
In particolare, sono due gli elementi emersi come di grande interesse per lo sviluppo di adeguate campagne vaccinali contro l’influenza pediatrica per il futuro: il Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale 2023-2025 e l’anagrafe vaccinale.
Abbiamo bisogno del nuovo Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale 2023-2025, anche perché tutte le misure previste nel piano entrano automaticamente a far parte dei LEA, diventando un diritto del cittadino
Conferma Conversano: “Abbiamo bisogno del nuovo Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale (PNPV) 2023-2025, anche perché tutte le misure previste nel piano nazionale entrano automaticamente a far parte dei Livelli essenziali di assistenza (LEA) e diventano quindi un diritto del cittadino. Diritto che deve riguardare non solo la disponibilità del vaccino ma anche l’informazione e la chiamata attiva. Anche con il nuovo PNPV per le Regioni non sarà sufficiente comprare un certo quantitativo di vaccino e metterlo in magazzino: sarà comunque necessario che la Regione, la ASL, il pediatra, il farmacista, tutti gli attori coinvolti siano interpellati a chiamare attivamente i soggetti da vaccinare, anche tramite i genitori, in caso di vaccinazione pediatrica”.
Come già anticipato, il monitoraggio dei dati di vaccinazione antinfluenzale avviene con tempi molto lunghi rispetto alla campagna in corso, e questo rappresenta sicuramente una criticità. Sottolinea Conversano: “L’anagrafe vaccinale è indispensabile per capire come sta procedendo la campagna vaccinale nel suo insieme ma anche per monitorare le necessità dei singoli medici o pediatri, per supportare le situazioni di eventuale difficoltà e proporre meglio la vaccinazione. Così come per la vaccinazione anti-Covid si era innescato tra le Regioni un confronto positivo, sarebbe bello che ciò avvenisse anche per la vaccinazione antinfluenzale pediatrica”.
L’anagrafe vaccinale è indispensabile per capire come procede la campagna vaccinale e impostare dei correttivi, ma anche per effettuare studi osservazionali e di real-world evidence
Molto attento all’importanza dei dati di vaccinazione ottenibili da un’anagrafe vaccinale efficiente e aggiornata in tempo reale è anche Palcic, che ribadisce: “L’anagrafe vaccinale è utile e fondamentale. Avere dati integrati permette di effettuare degli studi osservazionali, ad esempio per seguire la coorte di bambini vaccinati rispetto ai non vaccinati e studiare che cosa questo comporta in termini di esiti, di ricoveri e di visite, per avere a disposizione dati di real-world”.
Tutti elementi di valore che possono concorrere a migliorare lo stato dell’arte da cui si è sviluppato il dibattito, e cioè la necessità di migliorare la percezione del rischio e l’evidenza dei vantaggi della vaccinazione, per informare in modo più efficace la popolazione e convincerla a seguire un percorso vaccinale, per gli adulti ma anche per la popolazione pediatrica.