AGENAS ha pubblicato un’analisi del personale del SSN su dati del Ministero dell’economia e delle finanze (Conto annuale – 2020), del Ministero della salute, Istat ed Eurostat (2019-2021) e su rilevazioni OCSE (2020).
L’elaborazione, a cura dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, approfondisce vari aspetti relativi alla dotazione del personale del servizio sanitario nazionale: scenario europeo, differenze regionali, numero di MMG/PdS e infermieri, tasso del turnover, assunzioni durante l’emergenza Covid-19, fabbisogno per il potenziamento dell’assistenza territoriale, formazione, e stanziamento di fondi.
In sintesi, dal confronto con le medie EU emerge come il personale sanitario italiano, rapportato alla popolazione, è caratterizzato da un numero complessivo di medici congruo e da un numero di infermieri insufficiente.
Nell’ambito del personale medico risultano carenti alcune specializzazioni, in particolare i medici di medicina generale, che, sebbene rapportati alla popolazione siano apparentemente sufficienti, sono inferiori rispetto alle medie EU, non omogeneamente distribuiti sul territorio e molto scarsi nelle aree a bassa densità abitativa o caratterizzate da condizioni orografiche o geografiche disagiate.
Il protrarsi del blocco delle assunzioni, interrompendo la regolare alimentazione dei ruoli, ha determinato l’innalzamento dell’età media del personale e il conseguente fenomeno della “gobba pensionistica”. Tale fenomeno, sebbene riguardi tutto il personale sanitario, appare naturalmente più minaccioso per i profili professionali già carenti.
Dunque, le due categorie più a rischio appaiono essere i MMG e gli infermieri e gli interventi limitati all’incremento dell’offerta formativa in altri paesi europei si è rivelato parzialmente inefficace. Ove si consideri che questi due profili professionali sono gli assi portanti di qualsiasi operazione di potenziamento delle attività sanitarie di prossimità, si ritiene necessario abbinare all’incremento dell’offerta formativa un sistema di incentivi in grado di rendere attrattive tali figure professionali in termini di riconoscimento sociale oltre che economico.
I provvedimenti emergenziali adottati nel corso della pandemia non hanno prodotto significative correzioni delle consistenze di personale “infermieri” e “MMG”.
L’offerta formativa delle diverse scuole di specializzazione è stata sensibilmente incrementata a partire dal 2018. Gli effetti di tali ampliamenti saranno apprezzabili tra cinque a sei anni, quindi a partire dal 2023. Per il quinquennio 2022-2027 l’offerta formativa delle varie scuole di specializzazione sarà in grado di assicurare, a legislazione costante, il numero di pensionamenti prevedibile per lo stesso periodo.
Per il profilo professionale “infermieri”, nel quinquennio 2022-2027, l’offerta formativa attuale sarà in grado di assicurare una disponibilità di personale sufficiente a compensare quello di prevedibile pensionamento nello stesso periodo più quello di prevedibile nuova assunzione, in relazione all’esigenza di potenziamento dell’assistenza territoriale.
Il finanziamento del personale minimo previsto nel DM 77/2022 risulta assicurato dall’art. 1 comma 4 e 5 del Decreto-Legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito con modificazione con la Legge 17 luglio 2020, n. 77, e dall’art. 1 comma 274 della Legge 30 dicembre 2021, n. 234.