Il progetto Sounds4Coma si concentra sull’uso dei suoni per stimolare la coscienza nei pazienti in coma. Questa iniziativa pionieristica, sviluppata grazie a una lunga ricerca di base e a un lavoro interdisciplinare che unisce neuroscienze e suono, ha dimostrato come la terapia basata su stimoli acustici personalizzati possa contribuire al recupero della coscienza. Il progetto è nato come un piccolo esperimento pilota, ma si è gradualmente consolidato nel tempo, raggiungendo una portata sempre più vasta, con dati scientifici sempre più solidi.
TrendSanità ha raccolto le riflessioni sul progetto da Giancarlo Sciascia, Cultural Manager & Foresight Specialist, per spaziare dalle ricadute in ambito clinico a quelle sul sistema della ricerca.
Il progetto Sounds4Coma si concentra sull’uso dei suoni per stimolare la coscienza nei pazienti in coma
Spiega Sciascia: «Sounds4Coma è un progetto quadriennale, avviato due anni fa con un finanziamento di oltre 400 mila euro dall’Agenzia nazionale della ricerca francese. Coinvolge esperti in acustica, scienza dei sistemi, neurofisiologia e terapia intensiva per sviluppare un approccio innovativo e “data-driven” all’uso del suono in terapia intensiva».
Sfruttando avanzamenti nelle neuroscienze computazionali, il progetto mira a progettare stimoli sonori personalizzati per diagnosticare il coma, individuando marcatori neurali della “coscienza nascosta” tramite EEG, ed è stato condotto in due stanze di terapia intensiva appositamente attrezzate.
Dalla sperimentazione alla replicabilità
«Il vero valore di progetti come Sounds4Coma risiede non solo nei risultati, ma anche nella loro replicabilità. – sottolinea Sciascia. Iniziative di ricerca di base come questa, che si sono sviluppate nell’arco di un decennio, offrono una base solida su cui altri ospedali possono costruire percorsi simili senza dover attendere lunghi anni per sviluppare metodologie proprie. Una volta che l’efficacia delle tecniche viene dimostrata, è possibile applicare il modello in altri contesti clinici, monitorando e adattando alcuni parametri specifici. Questa potenzialità apre scenari promettenti per la medicina, dove il trasferimento delle conoscenze può avvenire in modo rapido, evitando lunghe fasi di sperimentazione preliminare».
L’eccellenza del GHU di Parigi e l’importanza della collaborazione interdisciplinare
Il progetto Sounds4Coma ha preso forma all’interno del GHU di Parigi, un centro di eccellenza che rappresenta uno dei poli più avanzati nel campo delle neuroscienze, grazie al partenariato con la startup tecnologica Mezzo Forte, che ha realizzato un dispositivo audio immersivo inedito in ambito clinico. In questo contesto, la sperimentazione è stata condotta con un approccio interdisciplinare, integrando competenze acustiche e neuroscientifiche. In particolare, il ruolo di Jean-Julien Aucouturier, ricercatore del CNRS (Centro Nazionale della Ricerca Scientifica), è stato cruciale. Aucouturier, ingegnere e neuroscienziato, ha guidato il progetto combinando una conoscenza profonda di entrambi i campi, un elemento che ha dato al progetto una marcia in più sin dall’inizio.
Aucouturier, ingegnere e neuroscienziato, ha guidato il progetto combinando una conoscenza profonda di entrambi i campi
«Questa integrazione tra discipline diverse è una delle chiavi del successo del progetto, e dimostra come la combinazione di conoscenze e sensibilità provenienti da ambiti apparentemente lontani possa portare a risultati importanti», prosegue Sciascia. «In questo senso, favorire percorsi formativi che includano esperienze interdisciplinari può rappresentare un valore aggiunto per i futuri ricercatori, capaci di portare innovazione in settori emergenti come questo».
Il panorama italiano: sfide e opportunità
Mentre il progetto francese ha raggiunto una dimensione accademica e clinica di grande rilevanza, in Italia sperimentazioni simili sono meno diffuse e spesso su una scala ridotta. Tuttavia, esistono centri di ricerca in cui queste metodologie potrebbero trovare spazio. Il punto chiave è capire come garantire le risorse necessarie per sperimentare e sviluppare progetti di questa portata. In questo contesto, la finanza a impatto potrebbe giocare un ruolo importante, offrendo un modello di collaborazione tra settore sanitario, startup tecnologiche e valutatori indipendenti che certificano l’efficacia delle sperimentazioni.
Infine, va considerato il contesto politico e sanitario italiano, dove l’autonomia regionale potrebbe rappresentare sia un’opportunità che una sfida. Se da un lato la frammentazione del sistema sanitario può ostacolare un’applicazione uniforme delle innovazioni, dall’altro può favorire iniziative locali.
In conclusione, per replicare esperienze simili, sarà fondamentale promuovere una mentalità orientata alla sperimentazione e all’open innovation, sostenuta da adeguati strumenti di finanziamento e dalla capacità di integrare competenze diverse all’interno dei gruppi di lavoro.