Dall’ospedale al territorio: costruire una cultura condivisa sull’uso appropriato degli antibiotici

È necessaria una governance territoriale e un cambiamento culturale profondo per costruire una stewardship “di prossimità”, capace di orientare le pratiche prescrittive nel territorio in modo coerente, coordinato e sostenibile

Se l’ospedale ha storicamente rappresentato il cuore operativo della stewardship antimicrobica, oggi è il territorio a costituirne la nuova frontiera strategica. Ed è proprio qui, tra ambulatori di medicina generale e di pediatria, residenze sanitarie, farmacie di comunità e cittadini (spesso inconsapevoli dei rischi associati ad un uso non appropriato degli antibiotici) che si gioca una parte essenziale della sfida all’antibiotico-resistenza.

Un gruppo di esperti, durante il workshop del progetto ARCO (Approcci di Rete per il Contrasto all’Antimicrobico-Resistenza Ospedale-Territorio) ha analizzato questo scenario con lucidità e pragmatismo, partendo da un presupposto condiviso: la stewardship antimicrobica non può funzionare se resta confinata agli ospedali. È indispensabile una governance territoriale, strumenti specifici e, soprattutto, un profondo cambiamento culturale che coinvolga tutti gli attori del sistema.

Attraverso sei statement operativi, elaborati e discussi da professionisti provenienti da tutto il Triveneto, è stata delineata una roadmap concreta per realizzare una stewardship “di prossimità”, in grado di orientare le pratiche prescrittive nel territorio in modo coerente, coordinato e sostenibile.

Costituire un Team AMS territoriale multidisciplinare

Il primo passo individuato è la creazione di un team territoriale dedicato all’antimicrobical stewardship (AMS), con mandato operativo esplicito, supportato dalla Direzione strategica aziendale (coordinamento, formazione, audit e supporto ai prescrittori). La proposta ha raccolto un ampio consenso, anche alla luce dei dati migliorabili sull’appropriatezza prescrittiva in medicina generale. È ormai acclarato che una quota significativa delle prescrizioni di antibiotici riguarda il trattamento di patologie probabilmente di origine virale o profilassi non sempre giustificate (es. in campo odontoiatrico).

È importante che il team sia interdisciplinare e rappresentativo

Secondo gli esperti che hanno partecipato alla discussione, il team deve essere interdisciplinare e rappresentativo, includendo figure come il medico di medicina generale, il pediatra di libera scelta, l’infettivologo, il microbiologo, il farmacista di comunità, la direzione sanitaria e l’infermiere territoriale. Fondamentale è che il team non resti un’entità solo formale, ma operi in modo concreto, con obiettivi chiari, risorse dedicate e una funzione di raccordo strutturato con l’ospedale e le strutture residenziali.

È stata inoltre sottolineata la necessità di adattare la composizione del team alle specificità locali e di formalizzare il funzionamento tramite appositi atti aziendali, al fine di sostenere la leadership e garantire operatività e continuità nel tempo.

Definire procedure aziendali per la gestione delle infezioni più comuni in ambito territoriale

Uno dei frequenti ostacoli all’appropriatezza prescrittiva è l’assenza di procedure cliniche semplici e condivise per la gestione delle infezioni più comuni in ambito territoriale, come quelle respiratorie, urinarie e cutanee. Per superare questa difficoltà, è stata proposta la redazione e diffusione di protocolli aziendali che guidino le scelte cliniche dei medici sul territorio e degli specialisti ambulatoriali, basati su dati di resistenza locale e integrati nei flussi operativi.

La semplice esistenza di una procedura non è sufficiente: serve formazione attiva e coinvolgimento diretto dei prescrittori

È stata suggerita una standardizzazione flessibile: linee guida regionali da adattare a livello locale, con il supporto dei microbiologi per l’interpretazione dei dati di antibiotico-resistenza. La priorità dovrebbe essere data alle infezioni più diffuse e a maggior rischio di prescrizioni inappropriate. Per facilitarne l’adozione, è stato consigliato l’uso di strumenti digitali (app, poster, infografiche negli studi). Parallelamente, si è sottolineato che la semplice esistenza di una procedura non è sufficiente: è necessaria una formazione attiva e un coinvolgimento diretto dei prescrittori.

Integrare strumenti digitali e alert nei software gestionali

Per rendere realmente accessibili ed efficaci le procedure cliniche condivise, è fondamentale integrarle nei software gestionali, già utilizzati dai medici, con strumenti di supporto decisionale opportunamente validati dalla letteratura.

L’orientamento della prescrizione antibiotica attraverso strumenti digitali integrati nei software gestionali presenta sia una dimensione tecnica (uniformare e rendere interoperabili i diversi programmi) sia culturale (adesione consapevole e collaborativa dei professionisti sanitari). Tra le proposte discusse: introduzione obbligatoria della diagnosi in ricetta, alert correlati alla classificazione AWaRe e suggerimenti contestuali alla prescrizione.

I partecipanti hanno riconosciuto il potenziale di questi strumenti, ma anche le difficoltà operative: l’eterogeneità dei software in uso, la scarsa interoperabilità e la resistenza dei professionisti verso sistemi, a volte percepiti come “intrusivi”. Inoltre, in assenza di formazione e feedback continuo, gli alert rischiano di essere ignorati o disattivati.

Per questo motivo il gruppo ha proposto un modello non punitivo ma persuasivo, in cui gli strumenti digitali siano parte di un ecosistema più ampio, che includa audit, benchmarking, e supporto tra pari. È stata infine sottolineata l’importanza della formazione continua: senza una solida consapevolezza clinica del problema dell’antimicrobico-resistenza, nessun sistema informatico potrà incidere in modo significativo sulle abitudini prescrittive.

Inserire indicatori di AMS nei Patti Aziendali con la medicina del territorio

Oltre agli strumenti di supporto, anche le leve organizzative e contrattuali possono contribuire a orientare i comportamenti prescrittivi in senso più appropriato. In particolare, la responsabilizzazione formale dei medici attraverso l’inserimento di indicatori di appropriatezza antibiotica nei Patti Aziendali è stata indicata come una strategia potenzialmente efficace, con un duplice obiettivo: monitorare i comportamenti prescrittivi e promuovere una cultura professionale orientata alla stewardship.

È stato ampiamente condiviso che tali indicatori debbano essere: semplici, misurabili (attraverso i flussi informativi disponibili) e, soprattutto, contestualizzati in termini di indicatori “quantitativi” (es. riduzione del consumo totale rispetto a un benchmark) e “qualitativi” (es. percentuale di antibiotici Access prescritti sul totale).

Realizzare report utili per audit periodici

La reportistica periodica sul consumo di antibiotici e sui profili di resistenza è stata indicata come una leva fondamentale per aumentare la consapevolezza dei prescrittori e stimolare il cambiamento delle pratiche cliniche. Il gruppo ha proposto una cadenza almeno trimestrale per i dati di consumo e annuale per i dati di resistenza.

È importante che i report non siano percepiti come strumenti di controllo, bensì come elementi di confronto

Un aspetto chiave emerso è che i report non devono essere percepiti come strumenti di controllo unilaterale, ma come elementi di dialogo, confronto e feedback continuo. Come in altri ambiti, affinché siano realmente utili, è essenziale che i dati siano affidabili, tempestivi e facilmente interpretabili.

Oltre alla semplice produzione del dato, è stato sottolineato che il report deve rappresentare uno strumento utile per momenti di confronto soprattutto in un audit all’interno di un gruppo di pari.

Rafforzare la formazione degli operatori e la sensibilizzazione della popolazione

L’ultimo punto discusso, forse il più trasversale, riguarda la necessità di investire in modo strutturale nella formazione continua dei professionisti e nella sensibilizzazione della popolazione. La cultura dell’appropriatezza non può essere improvvisata né imposta dall’alto: va costruita nel tempo, con strumenti mirati e coinvolgenti.

I partecipanti hanno proposto percorsi formativi specifici, differenziati per ruolo e target. Le modalità suggerite spaziano dai corsi ECM alle sessioni brevi in ambulatorio, dai webinar agli incontri distrettuali, fino a forme di affiancamento tra pari, più informali ma ad alto impatto pratico.

Parallelamente è stata ribadita l’urgenza di campagne di sensibilizzazione rivolte alla cittadinanza per contrastare fenomeni ancora diffusi come l’autoprescrizione e la pressione sul medico per ottenere antibiotici. In questo senso, il team AMS territoriale potrebbe svolgere un ruolo educativo, affiancando farmacie di comunità, scuole, RSA e associazioni, per promuovere messaggi chiari e concreti sul corretto uso degli antibiotici.

L’AMS come linguaggio condiviso

Gli esperti hanno restituito un messaggio chiaro: la stewardship antimicrobica nel territorio è una sfida di sistema, da affrontare con strumenti innovativi e una visione di lungo periodo. Gli strumenti esistono: team territoriali, procedure condivise, indicatori, integrazioni di software e formazione mirata. È tuttavia indispensabile una governance capace di metterla a sistema, sostenuta da investimenti stabili, ascolto dei professionisti e forte coordinamento interistituzionale.

Il territorio è il primo presidio contro l’antibiotico-resistenza. Non può e non deve restare in secondo piano rispetto all’ospedale: va rafforzato con risorse, strumenti e alleanze operative. Solo così la stewardship potrà diventare un linguaggio condiviso, capace di attraversare i confini professionali e arrivare, in modo efficace e sostenibile, fino al paziente.

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Umberto Gallo
UOC Assistenza Farmaceutica Territoriale Ulss 6 Euganea
Stefano Palcic
Direttore ff SC Governance farmaceutica territoriale, Responsabile SS Farmaceutica convenzionata e per conto, Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano-Isontina (ASUGI)