Caso Sinner e Paralimpiadi: professioni sanitarie decisive, ma spesso escluse dai team sportivi

Fisioterapisti, tecnici ortopedici, medici dello sport, psicologi, dietisti e altri specialisti sono fondamentali per la salute e per le prestazioni degli atleti ma, denuncia la FNO TSRM PSTRP, spesso vengono lasciati fuori

«L’esclusione di alcune professioni sanitarie dai team medico-sportivi degli atleti è una questione complessa che richiede attenzione. Persistono barriere culturali e strutturali che limitano l’inclusione di numerosi professionisti». Parte da qui Teresa Calandra, Presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei tecnici sanitari radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione (FNO TSRM e PSTRP).

Teresa Calandra

«Questa è una visione distorta e non riflette adeguatamente l’evoluzione delle competenze e il contributo vitale che più di una professione può apportare. Molte delle professioni rappresentate dalla Federazione nazionale degli Ordini TSRM e PSTRP, ad esempio, non solo giocano un ruolo chiave nella prevenzione e nella gestione degli infortuni, ma sono anche determinanti per migliorare le prestazioni e il benessere generale degli atleti». L’eccellenza atletica, sia a livello olimpico, sia paralimpico, non è solo il risultato di allenamenti intensivi e dedizione personale, ma anche di un lavoro di squadra che spesso resta nell’ombra. Al centro di questo team ci sono anche le professioni sanitarie: fisioterapisti, medici dello sport, psicologi e altri specialisti che aiutano e supportano gli atleti per esprimere al massimo delle loro potenzialità.

«Promuoveremo una maggiore consapevolezza e formazione sulle competenze delle nostre professioni, oltre a stabilire un dialogo costruttivo con le Federazioni, Società ed enti sportivi per creare modelli di collaborazione che rispondano alle reali esigenze degli atleti»

Sono professionisti che lavorano a fianco degli sportivi per prevenire e trattare gli infortuni, favorire le performance e sostenere il morale e la salute mentale degli atleti, tutte azioni che contribuiscono in modo determinante al successo nelle competizioni. Senza il loro impegno e la loro competenza, molti dei traguardi raggiunti non sarebbero possibili. Eppure non tutte le professioni sanitarie sono incluse nei team sanitari sportivi, anche se potrebbero svolgere un lavoro non solo utile ma necessario.

Approfondiscono il tema con TrendSanità Vito Cassano, Presidente della Commissione di albo nazionale dei Podologi, Silvia Guidi, Presidente della Commissione di albo nazionale dei Tecnici ortopedici e Marco Tonelli, Presidente Commissione di albo nazionale dei Dietisti, in rappresentanza delle 18 professioni sanitarie che afferiscono alla Federazione.

Professioni sanitarie tagliate fuori: qual è il costo per gli atleti?

«La mancanza di consapevolezza del ruolo specifico di professioni come il podologo – afferma Vito Cassano – può portare a trattamenti inadeguati e a un aumento del rischio di lesioni. Un esempio emblematico è la vicenda del tennista Jannik Sinner. Dove un trattamento improprio ha messo in luce la necessità di competenze specialistiche per tutelare la salute dell’atleta».

Silvia Guidi evidenzia, invece, «una scarsa visibilità mediatica del lavoro delle professioni sanitarie, come quello dei tecnici ortopedici. Senza il supporto adeguato per la gestione e l’ottimizzazione di protesi e ortesi, gli atleti si troverebbero a fronteggiare problemi significativi sia durante le competizioni che nel lungo termine, compromettendo le prestazioni e il loro recupero».

Vito Cassano

«Esistono riferimenti normativi, evidentemente disattesi, che prevedono nei team sportivi la presenza di professionisti sanitari − aggiunge Tonelli. Secondo il decreto legislativo n. 36/2021 che riordina il settore sportivo in ambito professionistico e dilettantistico, gli enti sportivi nei loro statuti devono prevedere attività di formazione, didattica, preparazione e assistenza all’attività sportiva, citando espressamente il dietista. La presenza di questa figura metterebbe gli atleti nelle condizioni di praticare in modo sicuro l’attività sportiva, migliorando la performance e riducendo il rischio di infortuni».

Il valore aggiunto dei professionisti sanitari nella competizione sportiva

Per il Presidente della Commissione di albo nazionale dei Dietisti «come professionisti sanitari, abbiamo la responsabilità deontologica che ci impone di mettere in atto una pratica professionale basata sulle evidenze scientifiche, linee guida e buone pratiche, contrastando la sovrabbondanza di informazione che spesso circola nel web. Il nostro lavoro è cruciale per garantire agli atleti una dieta appropriata, che può migliorare le prestazioni, fornire assistenza e consigli sicuri, competenti e appropriati». «I tecnici ortopedici e il comparto aziendale ortoprotesico – afferma Guidi − non si limitano, infatti, a fornire assistenza, ma progettano e personalizzano ausili e protesi per adattarle alle esigenze di ogni atleta. Grazie al nostro lavoro, gli atleti hanno la possibilità di esprimere al meglio il loro potenziale e di competere ai più alti livelli, con maggiore comfort e sicurezza». «Il ruolo essenziale delle nostre prestazioni, risiede nella specializzazione e nella capacità di fornire trattamenti sicuri, mirati, orientati alla riabilitazione e al miglioramento delle performance degli atleti, in modo efficace e senza rischi», conclude il Presidente della Commissione di albo nazionale dei Podologi.

Salute su misura: professioni sanitarie e atleti paralimpici

Silvia Guidi

Per la Presidente della Commissione di albo nazionale dei Tecnici ortopedici, «la professione del tecnico ortopedico è per sua natura altamente personalizzata e inclusiva per gli atleti paralimpici, realizzando soluzioni su misura. Inoltre, siamo impegnati a mantenere un dialogo costante con gli atleti per monitorare e adattare continuamente le soluzioni in base alle loro esperienze. Supporti che devono essere continuamente migliorati e adattati per garantire che gli sportivi in competizione possano concorrere al massimo livello e senza disagi».

«Noi podologi ­– interviene Cassano − garantiamo un approccio personalizzato, adattando le prestazioni e migliorando sia la qualità della vita che le prestazioni sportive. Conoscere le peculiari potenzialità e finalizzarle al meglio per il gesto atletico sono aspetti di basilare importanza».

Tonelli, dal canto suo, evidenzia «la necessità di un approccio multiprofessionale per una corretta diagnosi nutrizionale, utile per pianificare un intervento adeguato. Solo attraverso una stretta collaborazione tra i vari professionisti è possibile garantire agli atleti paralimpici il supporto necessario per competere al massimo livello. Tra l’atleta normodotato e quello paralimpico possono esserci differenze in termini di apporti energetici e nutritivi, fino alla necessità di modificare la consistenza degli alimenti. È necessario informare l’atleta sul diverso ruolo dei nutrienti e di un adeguato stato di idratazione nel pre e post allenamento o gara, istruendolo a pianificare la frequenza e l’entità dei pasti, ricorrendo, solo se necessario, all’uso di integratori».

Dal campo alla clinica: le competenze per i professionisti sanitari nei team sportivi

«Per far parte di team sportivi sono fondamentali competenze trasversali, come la capacità di lavorare di squadra e l’aggiornamento continuo, per garantire trattamenti efficaci e appropriati – risponde Cassano. A queste si aggiungono quelle specifiche, che nel nostro caso includono una conoscenza approfondita della biomeccanica, dei trattamenti ortesici e delle terapie manuali e/o con mezzi fisici, nonché della diagnostica di supporto alle terapie riabilitative».

Al centro vi è l’adattamento dei trattamenti alle diverse patologie degli atleti paralimpici, e l’impiego di un approccio più flessibile e una conoscenza approfondita delle implicazioni biomeccaniche specifiche

Prosegue Silvia Guidi, «un professionista sanitario, in particolare un tecnico ortopedico, deve possedere una combinazione di competenze tecniche e interpersonali. Deve essere esperto nella progettazione, costruzione e ottimizzazione di ausili e protesi, con una conoscenza approfondita delle patologie e delle esigenze degli atleti. Inoltre, è essenziale avere ottime capacità comunicative per collaborare efficacemente con gli atleti e gli altri membri del team sportivo. La capacità di adattare rapidamente le soluzioni alle necessità in evoluzione e di mantenere una costante attenzione ai dettagli».

Marco Tonelli

«Si tratta di un ambito complesso, talora di nicchia e in tal caso anche con scarse evidenze o esperienze disponibili – conclude Tonelli – che comporta la capacità di saper coniugare le conoscenze fisiopatologiche con le più aggiornate evidenze scientifiche, per realizzare un intervento nutrizionale sicuro ma anche sostenibile e gustoso. È fondamentale promuovere con strategie di counseling nutrizionale l’empowerment nell’atleta, facendo leva sui risultati positivi correlati all’alimentazione, quali il miglioramento della composizione corporea e delle prestazioni atletiche, incrementandone l’autostima».

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Ivana Barberini
Giornalista specializzata in ambito medico-sanitario, alimentazione e salute