È stata pubblicata nei giorni scorsi la Relazione annuale di attività del Centro di Coordinamento Nazionale dei Comitati Etici, relativa al secondo anno di attività (luglio 2022 – luglio 2023). Occasione per fare il punto sul lavoro del Centro e sulle prospettive della ricerca in Italia con Carlo Maria Petrini, che lo presiede.
Cos’è e cosa fa il CCNCE?
Il “Centro di coordinamento nazionale dei comitati etici territoriali per le sperimentazioni cliniche sui medicinali per uso umano e sui dispositivi medici” (CCNCE) è un organo indipendente che coordina i comitati etici territoriali istituiti con il decreto 26 gennaio 2023, in vigore dal 7 giugno scorso. Il CCNCE è nominato dal Ministro della Salute ed è composto da 15 persone, di cui due indicate dalla Conferenza Stato-Regioni e due dalle associazioni dei pazienti più rappresentative sul territorio nazionale (attualmente sono tre: Cittadinanzattiva, Uniamo e la Federazione Italiana Associazioni Genitori e Guariti Oncoematologia Pediatrica Onlus – Fiagop Ets). Ai sensi della legge istitutiva (11 gennaio 2018, n. 3) e del decreto ministeriale di nomina (27 maggio 2021), il CCNCE è istituito presso l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), a cui è attribuita la funzione di Segreteria; dalla collocazione consegue il fatto che, nonostante la competenza sia non solo sui farmaci ma anche sui dispositivi medici, l’attività verta maggiormente sul farmaco. L’insediamento, per l’attuale mandato, è avvenuto il 6 luglio 2021.
Sulla base della Relazione appena pubblicata, quali sono state in questo periodo le attività e i temi che hanno impegnato maggiormente il CCNCE?
Con l’entrata in vigore, dal 7 giugno, del decreto istitutivo dei nuovi 40 comitati etici territoriali, l’impegno maggiore è per il funzionamento dei comitati stessi, sebbene alcuni non siano ancora operativi. I compiti principali del Centro sono di coordinamento, di indirizzo e di monitoraggio, come previsto già dalla legge istitutiva. Una svolta si è avuta il 31 gennaio 2023, con la fine del primo anno di applicazione del Regolamento (UE) 536/2014 del parlamento europeo e del consiglio, del 16 aprile 2014, sulla sperimentazione clinica di medicinali per uso umano: e dal 30 gennaio di quest’anno tutte le sperimentazioni cliniche devono essere presentate in conformità al Regolamento europeo e tramite il portale Clinical Trials Information System (CTIS). Da quel momento è diventato indispensabile rendere operativo il nuovo assetto dei comitati etici territoriali: il decreto istitutivo è stato firmato il 26 gennaio, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 7 febbraio e con 120 giorni per l’entrata in vigore. Siamo, così, arrivati alla data del 7 giugno.
L’avvio della nuova rete dei comitati etici e la transizione dai vecchi 90 agli attuali 40 è stata in questo periodo l’impegno maggiore.
In questo senso, e più in generale per l’attività dei comitati etici, nell’ultimo anno abbiamo pubblicato una serie di documenti: una nota sulle richieste di condivisione dei dati anagrafici e clinici dei pazienti, una serie di domande e risposte per i comitati etici, un documento sulla ricerca osservazionale che definiamo un pilastro nel processo di produzione della conoscenza perché, oltre alla sperimentazione clinica, è una risorsa molto potente per la produzione di nuove conoscenze.
Abbiamo, inoltre, pubblicato una nota congiunta con l’AIFA sui tempi, le modalità di valutazione e le scadenza degli studi clinici e degli emendamenti sostanziali presentati ai sensi del Regolamento 536/2014, un documento sulle criticità etiche e normative nel trattamento dei dati sanitari personali nella ricerca osservazionale, che è stato anche consegnato all’Autorità Garante per la Protezione dei Dati Personali, e un’altra nota congiunta sugli adempimenti a carico di tutti i comitati etici territoriali a partire dal 7 giugno 2023, in cui si rilevano anche le inadempienze e si formula una richiesta di adeguamento immediato ed urgente. Ancora, abbiamo prodotto le Linee di indirizzo per i regolamenti di funzionamento dei comitati etici territoriali, che costituiscono il modello per la redazione del Regolamento di ciascun comitato. Abbiamo anche inviato una nota ai nuovi comitati etici appena istituiti e, da ultimo, nei giorni scorsi, anche una segnalazione al Ministro della Salute sulla situazione a circa due mesi dell’entrata in vigore del decreto istitutivo dei comitati etici territoriali.
Abbiamo lavorato per dare ai comitati etici e ai promotori gli schemi di contratto per le sperimentazioni cliniche su medicinali e per le indagini cliniche su dispositivi medici, che sono stati aggiornati proprio perché nel frattempo la normativa si è assestata. Abbiamo aggiornato i contratti per la sperimentazione clinica su medicinali, per l’indagine clinica su dispositivo medico non marcato CE oppure marcato CE ma utilizzato al di fuori dell’ambito della sua destinazione d’uso, per la sperimentazione clinica indipendente sui medicinali (cioè sugli studi not-for-profit). Abbiamo redatto e adottato ex novo un contratto per le indagini cliniche finalizzati a valutare i dispositivi medici marcati CE e usati nell’ambito della destinazione d’uso (Post Market Clinical Follow Up – PMCF). Questi documenti sono stati tradotti e resi disponibili in lingua inglese per i promotori da altri Paesi: come ho sempre sottolineato, garantire l’attrattività dell’Italia rispetto ad altri Paesi è un punto cruciale.
È stata inoltre aggiornata tutta la modulistica per i comitati etici territoriali che devono, ai sensi del Regolamento, obbligatoriamente valutare una serie di elementi indicati dal Regolamento stesso: a questo fine abbiamo predisposto, in conformità ai modelli europei, i modelli nazionali per il curriculum vitae dello sperimentatore principale, per le dichiarazioni di interesse ed eventuali conflitti d’interesse, per l’idoneità del sito e delle strutture che partecipano alla sperimentazione, per i rimborsi spese per i partecipanti alle sperimentazioni e la conformità alle norme applicate negli Stati membri dell’Unione europea per l’uso di campioni biologici umani. Abbiamo anche tradotto e pubblicato in inglese il foglio informativo e il modulo di consenso informato per partecipare alle sperimentazioni cliniche.
Soprattutto, rispondiamo a moltissime domande: c’è un continuo flusso di quesiti provenienti dai comitati etici territoriali, dagli sponsor e dai promotori, dalle aziende sanitarie, dalle Regioni e dai referenti regionali e dalle Contract Research Organization (Cro). Queste istanze costituiscono una mole di lavoro assai imponente e spesso molto difficile da reggere per mancanza di risorse.
Quali aspetti della vostra attività considera più importanti?
Oltre all’assolvimento dei compiti istituzionali e degli aspetti formali e procedurali, i comitati etici devono avere e promuovere una cultura etica
È certamente importante e prioritario tutto ciò che riguarda gli aspetti procedurali e di funzionamento: una modulistica adeguata, schemi di contratto nazionale completi e adeguati per tutti i tipi di sperimentazione, etc. Questo è fondamentale per il buon funzionamento del sistema. Ma c’è un altro ambito che va oltre la norma e che ritengo estremamente importante: è la prospettiva culturale più ampia dei comitati etici. Al di là dell’assolvimento di tutti i compiti istituzionali e degli aspetti formali e procedurali, i comitati etici devono avere e promuovere una cultura etica, devono svolgere un ruolo di tutela dei diritti delle persone.
È soddisfatto dell’attività svolta? C’è qualche aspetto su cui avrebbe voluto che si facesse di più?
Sono soddisfatto dell’attività svolta, credo che abbiamo compiuto bene il nostro dovere. C’è però un punto su cui avrei voluto e vorrei che si facesse di più. Nel decreto istitutivo dei comitati territoriali, si legge che i 40 nuovi comitati etici “sono competenti in via esclusiva per la valutazione delle sperimentazioni cliniche sui dispositivi medici e sui medicinali per uso umano di fase I, II, III e IV per gli aspetti compresi nella parte II dell’art. 7 del Regolamento (UE) n. 536/2014, richiamato in premessa, e, come consentito dall’art. 4 del medesimo Regolamento, congiuntamente con l’Autorità competente, per la valutazione degli aspetti relativi al protocollo di studio, compresi nella parte I della relazione di valutazione di cui all’art. 6 del citato Regolamento (UE) n. 536/2014. Essi sono, altresì, competenti in via esclusiva per la valutazione di indagini cliniche sui dispositivi medici e di studi osservazionali farmacologici. I comitati etici territoriali esercitano, altresì, le attività di cui al comma 2 sin qui svolte dai comitati etici esistenti, altrimenti definiti comitati etici locali”.
I comitati etici territoriali, quindi, sono competenti su tutte le tipologie di ricerca: nei comitati etici abbiamo sempre fatto un grande lavoro sulla ricerca di altro tipo rispetto alle sperimentazioni dei medicinali e alle indagini sui dispositivi medici, come, ad esempio, gli studi osservazionali, diagnostici ed epidemiologici, gli studi con materiale biologico e molto altro ancora. Tutto questo costituisce addirittura la parte quantitativamente maggiore dell’impegno dei comitati, o almeno così è stato finora. Il fatto che il Centro di Coordinamento abbia competenze solo per le sperimentazioni cliniche su medicinali e per le indagini cliniche su dispositivi medici lascia questo ampio ambito di ricerca di fatto non coordinato. Nel Centro di Coordinamento non abbiamo il mandato per intervenire, sebbene dalla Relazione sull’attività si evinca che abbiamo effettivamente prodotto documenti anche su tipi di ricerca diversi dalle sperimentazioni cliniche, come per esempio i due documenti che riguardano gli studi osservazionali. Tutto questo, a mio giudizio, è cruciale perché, mentre le sperimentazioni cliniche sui medicinali e i dispositivi medici sono completamente regolate a livello normativo, per quanto riguarda il resto non è così: ci sono invece normative frammentarie oppure non ci sono proprio. Quindi, per tutto quest’ambito sarebbe a maggior ragione importante un’attività di coordinamento e di regolamentazione, che allo stato attuale è difficile da svolgere; la stessa collocazione del CCNCE presso l’AIFA ha comportato una connotazione soprattutto nel campo della farmaceutica.
Si tratta di una questione evidente a tutti e di cui il Ministro è consapevole, e che auspichiamo si possa risolvere a livello normativo. Tuttavia, siamo consci del fatto che l’attività legislativa parlamentare comporta passaggi e tempi lunghi e incerti. A oggi, in qualche modo interveniamo ugualmente anche se non si tratta di sperimentazioni cliniche, ma ci muoviamo su questo in modo molto meno efficace perché al di fuori del mandato.
Cosa si aspetta e cosa auspica per il futuro del vostro operato?
Il monitoraggio è fondamentale: non possiamo permetterci che ci siano comitati etici territoriali che viaggiano a velocità diverse
Mi aspetto prima di tutto, ed è il nostro obiettivo prioritario, che si instauri immediatamente un dialogo con i nuovi comitati territoriali, e a questo scopo vorrei organizzare al più presto un incontro, perché credo che l’attività del Centro di Coordinamento possa essere efficace solo alla luce di un continuo scambio con i comitati etici territoriali: non possiamo lavorare a porte chiuse. Inoltre, uno dei compiti assegnati al CCNCE è il monitoraggio dei comitati etici territoriali. Finora questo è stato svolto in modo non ancora sistematico per il semplice motivo che i comitati territoriali non erano istituiti: c’erano ancora i vecchi 90 comitati etici con cui abbiamo dialogato con costanza. ma di fatto non era nostra competenza. Ora che ci sono i comitati etici territoriali, il monitoraggio diventa importante per garantire la qualità dell’attività dei comitati e anche per favorire l’uniformità del lavoro: non possiamo permetterci che ci siano comitati etici territoriali che viaggiano a velocità diverse.
Per il prossimo futuro credo poi che sia importante per il CCNCE avviare un’attività di formazione. In questo, ritorno al concetto espresso prima su un ambito procedurale e uno più culturale. Sul primo, l’AIFA ha già fatto e sta facendo un’ottima attività con le Segreterie dei comitati etici, per aiutarli con il nuovo portale CTIS, che è certamente complesso. Vorrei, però, che il CCNCE promuovesse il lavoro dei comitati etici anche a livello più generale di cultura etica, per rendere sempre migliore la ricerca in Italia.
A proposito. A che punto è la ricerca nel nostro Paese?
Per tenere alta la qualità della ricerca deve funzionare tutto il sistema, a cominciare da un ripensamento più generale dell’assetto normativo
In una fase di grandi potenzialità, però anche di necessità di non disperderle. Dalla mia prospettiva, ovviamente è importante il funzionamento efficiente, omogeneo e tempestivo dei comitati etici, ma più in generale la ricerca in Italia soffre di una regolamentazione frammentaria e in alcuni casi addirittura assente. Per tenere alta la qualità della ricerca non è sufficiente il buon funzionamento dei comitati etici territoriali: deve funzionare tutto il sistema, a cominciare da un ripensamento più generale dell’assetto normativo. In quest’ottica, è utile il Tavolo di lavoro sulle sperimentazioni cliniche e sulla ricerca istituito presso il ministero della Salute, di cui io stesso faccio parte: può proporre soluzioni che rendano la ricerca in Italia più efficiente e il nostro Paese più attrattivo. Tutto ciò, al servizio anche e soprattutto dei pazienti, che non devono perdere opportunità terapeutiche.