Formazione e sanità digitale: che cosa serve ai medici?

La formazione è necessaria sin dall'università ma i medici hanno bisogno anche degli strumenti necessari alla sanità digitale, spiega Antonio Libonati, responsabile per la Formazione in Sanità digitale di Anaao-Assomed

Sanità digitale e opportunità offerte ai professionisti della salute. Tutto allineato o restano dei gap da colmare? A colloquio con Antonio Libonati, responsabile per la Formazione in Sanità digitale di Anaao-Assomed e consigliere di questa associazione.

Dottor Libonati, inizio col chiederle qual è il livello di penetrazione della sanità digitale nelle strutture sanitarie visto dalla prospettiva dei medici. A che punto siamo? E quali sono le applicazioni più diffuse?

Il livello di penetrazione è disomogeneo sul territorio nazionale. Abbiamo 21 sistemi sanitari regionali che corrono a velocità differenti. E non è una novità. C’è però una spinta forte verso la digitalizzazione in tutto l’ambito sanitario. Dalle prenotazioni attraverso i Cup, ai fascicoli sanitari elettronici, passando per la telemedicina e molto altro. Siamo ancora indietro e molto resta da fare. Penso ad esempio alla cartella clinica elettronica che non è presente in tutte le strutture ospedaliere. Oltre alle carenze in ambito ospedaliero ci sono anche mancanze sul territorio, soprattutto nelle regioni dove la medicina di territorio è stata un po’ abbandonata nel passato. Bisogna rimettersi in carreggiata e correre più veloce. La strada è stata tracciata. Dobbiamo correre soprattutto noi medici.

Diverse ricerche hanno evidenziato che la classe medica non è contraria all’avvento della sanità digitale, che potrebbe migliorare il lavoro quotidiano sotto diversi punti di vista. Al contempo, però i medici lamentano la mancanza degli elementi più basilari che consentano di fare sanità digitale. Dalle strumentazioni obsolete alla linea internet non sempre ottimale che rende difficoltoso il trasferimento dei dati. Qual è la situazione reale?

I medici sono più propensi alla digitalizzazione rispetto a qualche anno fa: la pandemia ha dato una spinta importante

Si parla di sanità digitale da tanti anni. Oggi la classe medica è più propensa all’argomento di quanto non fosse alcuni anni fa. La pandemia ha dato una spinta importante in questo senso.

I medici però hanno bisogno degli strumenti necessari alla sanità digitale. Allo stesso modo le linee internet richiedono innovazione. Penso alle postazioni di continuità assistenziale, spesso non dotate di computer, dove si utilizza ancora il cartaceo. Penso alla compilazione delle terapie e dei diari clinici quotidiani, dei verbali operatori, che sono tuttora cartacei. Ciò non va più bene.

Un altro tema caldo è quello della formazione. Una certa parte dei medici italiani rimarca la necessità di formazione specifica per poter mettere in atto la sanità digitale con la “S” maiuscola. Lei cosa può dirci su questo punto?

È imprescindibile informare i medici e tutto il personale in ambito sanitario e parallelamente formarlo. Corsi di perfezionamento, master, corsi Ecm. Partendo proprio dall’università, possiamo pensare di creare una generazione di nuovi medici più vicini allo sviluppo tecnologico e a una sanità digitale. Oltre a quello dell’università, è fondamentale il ruolo degli ordini professionali.

Un’ultima battuta sul ruolo che potrebbe avere una buona applicazione della sanità digitale alla riforma della sanità territoriale soprattutto nel rapporto ospedale-case di comunità. Quali opportunità non possiamo permetterci di perdere?

Si tratta di opportunità che non possiamo perdere nell’ottica di rendere il Sistema sanitario più sostenibile, anche dal punto di vista dei costi. Uno studio Enpam del 2012 parla di un risparmio di circa tre miliardi di euro annui ottenibili con il semplice investimento nella sanità digitale. Decentrando così sul territorio una parte del carico che oggi grava sulle strutture ospedaliere.

Il teleconsulto può ottimizzare il percorso di diagnosi e cura del paziente

In ciò, la telemedicina può fare la differenza. Recentemente sono state diffuse le Linee guida, che prevedono una piattaforma nazionale. Favorire il teleconsulto, che certo non sostituirà in toto una visita medica, può dare un grande contributo per ottimizzare il percorso di diagnosi e cura del paziente. Bisogna altresì affrontare il nodo della gestione dei dati sanitari provenienti dalla telemedicina. Viceversa è ancora in larga parte inespressa la potenzialità offerta dai big data, attraverso le tecniche di deep learning. Che risulta fondamentale per attuare una medicina preventiva e predittiva, in modo da arrivare prima alla diagnosi e ridurre il tasso di aggravamento dei pazienti cronici.

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Carlo M. Buonamico
Giornalista professionista esperto di sanità, salute e sostenibilità