Il 28 maggio si è tenuta la prima sessione del test d’ingresso alla facoltà di Medicina, quest’anno in una nuova modalità che dovrebbe traghettare dal TOLC (abbandonato a causa del gran numero di ricorsi che ne hanno contestato l’equità) alla nuova riforma dell’accesso che è in discussione in Parlamento.
Il quiz, tuttavia, non è privo di problemi, così come la proposta di riforma. TrendSanità ne ha parlato con Carlo Tabacchi, docente di logica che da oltre 25 anni si occupa della formazione e dell’orientamento dei ragazzi che desiderano accedere ad alcune facoltà universitarie (tra cui Medicina) e di chi si sta preparando per un concorso pubblico o per una selezione aziendale.
Test di Medicina: nella prova di questa settimana un quesito è palesemente sbagliato
«Al Cineca è stato chiesto di elaborare oltre 3.500 quesiti in un mese circa – commenta Tabacchi -. Avere una banca dati, poi, non garantisce l’assenza di errori. Tant’è che nella prova di questa settimana un quesito è palesemente sbagliato».
Si tratta di un sillogismo che chiede di individuare la risposta certamente non corretta. Cioè quella falsa. «Quella individuata non è certamente vera, cioè potrebbe esserlo, ma anche non esserlo. È una sottigliezza, ma fa una grossa differenza».
La domanda “incriminata” è la numero 6, che recita: «Tutti gli innamorati sono felici. Chi è felice sorride. Roberto è felice. Se le precedenti osservazioni sono vere, quale delle seguenti deduzioni è certamente non corretta?». Le possibili risposte sono:
- Chi è felice è innamorato;
- Roberto sorride;
- Chi è innamorato sorride;
- Non è detto che Roberto sia innamorato;
- Roberto è felice
Facendo un controllo su internet, Tabacchi si è accorto che qualcuno aveva intercettato l’errore: «Un ragazzo su Youtube, commentando le domande, sosteneva che andasse segnalata. Probabilmente non è stato fatto».
Sebbene la banca dati pubblica non garantisca l’assenza di errori, minimizza la loro probabilità perché i candidati, esercitandosi, segnalano eventuali scorrettezze.
«Proprio perché il tempo è stato poco, poi, nel database sono stati inseriti quesiti nuovi, ma anche domande già uscite – osserva Tabacchi -. Io ho usato per anni nei corsi quella su Don Abbondio di cui si è molto parlato per introdurre la figura retorica della litote. Era un quesito uscito in un vecchio test».
Il test “tampone”
Il quiz è stato a crocette, composto da 60 quesiti da risolvere (su carta) in 100 minuti. Dal 5 maggio è stato reso disponibile il database di 3.500 domande da cui sono state pescate quelle inserite nella prova.
Si sono presentati oltre 71.000 candidati, che vedranno i propri risultati il 6 giugno e potranno ritentare la prova il 30 luglio (con le stesse modalità, ma la banca dati di partenza conterrà quesiti diversi). La graduatoria nazionale sarà disponibile dal 10 settembre.
I posti a disposizione sono 20.867, circa mille in più dell’anno scorso.
Dal 2022 il test era il TOLC-Med, una modalità che prevedeva 50 quesiti “pesati” da svolgersi in 90 minuti. Al centro delle contestazioni che l’anno scorso hanno portato all’annullamento del test c’è proprio il sistema dell’equalizzazione, giudicato deficitario.
Da qui la volontà del Ministero dell’Università di riformare l’accesso: è in discussione un testo che prevede di posticipare la selezione di un semestre, chiedendo agli aspiranti medici di frequentare alcuni mesi e sostenere determinati esami prima di avere la certezza del proprio percorso.
Un cambiamento importante, al momento non privo di incognite.
Il caos degli aspiranti
«In questo momento tra gli studenti del quarto anno delle superiori c’è molta confusione: non sanno se e come prepararsi quest’estate. Per contro, chi l’anno scorso ha sostenuto l’esame che è stato annullato ha ricevuto una comunicazione frammentata», commenta Tabacchi, che in questi mesi si è occupato molto di orientamento.
Il Ministero ha infatti annullato il test dello scorso anno, ma ha fornito punteggi minimi per l’ingresso in ciascun ateneo, dichiarando che ci saranno posti dedicati ai ragazzi del quarto anno che hanno sostenuto la prova. «Il problema è che non è chiaro quanti siano. Con le informazioni che abbiamo in questo momento un candidato che abbia superato lo sbarramento non ha la certezza di entrare. Per questo tutti avrebbero dovuto essere invitati a ridare l’esame».
In questo momento tra gli studenti del quarto anno delle superiori c’è molta confusione
Chi invece non ha ancora sostenuto il test, non ha molti elementi per prepararsi: in teoria l’anno prossimo dovrebbe entrare in vigore la riforma, ma secondo molti osservatori i tempi sono molto ambiziosi. È quindi possibile che ci sia un altro anno con regole decise all’ultimo.
«Ai ragazzi io suggerirei di approfondire biologia e chimica, materie utili sia nel caso in cui si tenga il quiz, sia nel semestre comune», afferma Tabacchi.
I punti interrogativi della riforma
«Intanto non si capisce come avverrà la selezione: inizialmente si è parlato di abolizione del numero chiuso, poi si è capito che si tratta di un posticipo», riflette Tabacchi.
Tra i nodi da sciogliere c’è quello dell’iscrizione: un ragazzo che paga le tasse universitarie per un intero anno e non dovesse passare il nuovo test può decidere di ritirarsi. In questo caso non è chiaro che cosa accadrebbe alla quota già versata.
Il secondo aspetto fumoso è sulla graduatoria: da qualche anno è nazionale. Permettere di iniziare l’anno accademico vincola i candidati meritevoli a rimanere nell’ateneo in cui stanno già studiando? In questo caso si tratterebbe di un passo indietro rispetto allo status quo, che è stata una grande conquista degli studenti.
E se la selezione dovesse basarsi solo sugli esami? «Molti rettori si sono già espressi sfavorevolmente, perché questa scelta caricherebbe di pressione i docenti e introdurrebbe elementi di aleatorietà molto forti, con i cognomi che potrebbero tornare ad avere un grande peso», afferma Tabacchi.
E ancora: oggi ci sono circa mille studenti che ogni anno frequentano i corsi di Medicina in lingua inglese. In questo momento devono sostenere un quiz a parte in un momento diverso rispetto a chi sceglie la lingua italiana (non tutti gli atenei garantiscono questa opzione). «Sarebbe iniquo che loro continuassero con lo sbarramento iniziale, ma se dovessero partecipare al semestre comune ci sarebbe un problema di lingua».
Infine ci sono le università private: «Temo che la proposta di riforma le avvantaggi molto – sostiene Tabacchi -. Oggi le loro graduatorie hanno uno slittamento molto forte perché spesso i candidati entrano anche nel pubblico. Con le nuove modalità, immagino che loro possano continuare a fare il test prima dell’inizio dell’anno accademico: a questo punto tenterà la selezione solo chi se lo potrà permettere. In cambio avrà la certezza di poter frequentare il corso».
Cosa fare con il quesito sbagliato
Nelle prossime settimane si capirà se il quesito di logica sarà annullato. Anche in questo caso, però, si vede un problema all’orizzonte (ma non troppo): visto che la prova viene proposta su due turni per poi scegliere il punteggio migliore, bisogna capire se anche la seconda avrà 59 quesiti oppure 60 (come stabilito).
«Non sono stati previsti quesiti di riserva, che esistono non alcuni concorsi: si tratta di 5-6 domande in più, tipicamente una per materia, che servono proprio se uno di quelli ufficiali si rivela sbagliato. In questo modo i candidati sono valutati sullo stesso numero di quesiti stabilito per legge», conclude Tabacchi.