Legge di Bilancio, ecco cosa è stato finanziato e quali sono i grandi incompiuti della sanità

Inizio anno, il punto delle risorse sulla sanità: dove sono state indirizzate, che cosa si è scelto di posticipare o ridimensionare, le riforme in cantiere

È stata approvata il 29 dicembre con 200 voti favorevoli, 112 contrari e 3 astenuti la Legge di Bilancio. Venerdì sera la Camera ha espresso parere positivo sul documento licenziato dal Senato la settimana prima. Per quanto riguarda la sanità, è previsto un incremento del Fondo sanitario nazionale di 3 miliardi per il 2024, 4 per il 2025 e 4,2 miliardi dal 2026. È stata stralciata la modifica al calcolo delle pensioni del personale sanitario, che sarebbe dovuto entrare in vigore dal 1° gennaio. Non si è più discusso dell’innalzamento dell’età pensionabile dei camici bianchi a 72 anni (invece degli attuali 70): dopo averla proposta, le proteste sono state talmente numerose e veementi da non far proseguire oltre la discussione.

Come si divide la “torta”

Le priorità del Ministero sono di ridurre le liste d’attesa e valorizzare il personale sanitario: 2,4 miliardi dei 3 aggiuntivi previsti per il 2024 saranno destinati al rinnovo contrattuale del personale del Servizio Sanitario Nazionale. Per quanto riguarda le liste d’attesa, tre sono gli interventi previsti dalla Manovra: aumentare la tariffa oraria per le prestazioni aggiuntive di medici e infermieri (costo: 280 milioni); rifinanziare i piani operativi per l’abbattimento delle liste d’attesa (per un valore di 520 milioni) e aggiornare il tetto di spesa per gli acquisti di prestazioni sanitarie da privati accreditati per l’assistenza specialistica ambulatoriale e per quella ospedaliera. Il limite di spesa è incrementato dell’1% per il 2024, del 3 per il ‘25 e del 4% dal 2026. “Abbiamo posto le basi per modernizzare e rendere ancora più efficiente il nostro Servizio Sanitario Nazionale che è, e resta, pubblico e universalistico”, ha commentato in una nota il ministro della Salute Orazio Schillaci. Per quanto riguarda l’assistenza territoriale, 250 milioni di euro saranno destinati al reclutamento del personale, ma solo a partire dal 2025 (la cifra salirà a 350 milioni di euro dal 2026).

Cosa è stato finanziato

Demenze, cure palliative e diagnosi genetica per le malattie rare sono tra gli ambiti finanziati dalla Manovra. Il Fondo per l’Alzheimer e le demenze è stato incrementato di 4,9 milioni per il 2024 e di 15 milioni per ciascuno degli anni 2025 e 2026. Katia Pinto, Presidente della Federazione Alzheimer Italia, in una nota ha commentato: “Accogliamo la notizia con sollievo e soddisfazione. È un grande passo avanti rispetto al testo iniziale della Manovra che non prevedeva alcuna dotazione economica, ma si tratta solo di una goccia, seppur preziosa, nel mare dei bisogni di un milione e mezzo di famiglie che nel nostro Paese convivono con la demenza. Chiediamo che questa riconferma sia solo il primo di una serie di nuovi passi verso la costruzione di un Paese in grado di dare risposte concrete e di non lasciare sole le famiglie davanti alla diagnosi e a un percorso di vita molto difficile”.

Demenze, cure palliative e diagnosi genetica per le malattie rare sono tra gli ambiti finanziati dalla Manovra

Dal 2024, inoltre, cresce di 10 milioni annui il Fondo vincolato per le cure palliative per la piena realizzazione della legge 38/2010. Infine, è stato istituito presso il Ministero della Salute un Fondo per i test Next-Generation Sequencing con una dotazione di 1 milione di euro per il 2024. Queste risorse serviranno per il potenziamento dei test di profilazione genomica nelle malattie rare o nei casi sospetti.


Questo fondo era più che mai necessario poiché è rimasto escluso dai nuovi LEA il sequenziamento dell’esoma, che permette di diagnosticare patologie rare e complesse, soprattutto in ambito pediatrico. Il fondo dovrebbe quindi permettere equità di accesso a queste tecniche innovative per tutti e non solo per chi abita in Regioni in grado di erogare queste prestazioni extra-LEA. I “nuovi” LEA entreranno infatti in vigore dal 1° aprile 2024, a 7 anni dalla loro approvazione. Inizialmente previsti (per la parte che riguarda la specialistica ambulatoriale) per il 1° gennaio, sono stati posticipati di un trimestre (unendosi alla prostetica) per permettere alle Regioni l’adeguamento del tariffario.

Che cosa non va…

L’aggiornamento delle tariffe è una buona notizia, ma da più parti si lamenta l’eccessiva lentezza, a fronte di una tecnologia che corre veloce. Lentezza che mette in difficoltà anche le aziende produttrici, che solo per la protesica hanno chiesto allo Stato un risarcimento di 130 milioni di euro. E poi c’è il nodo dei decreti attuativi: nel nostro Paese spesso, fatta la legge, ci si “dimentica” di approvare le norme che la renderebbero pienamente operativa. Per quanto riguarda il neo Fondo per il sequenziamento genetico per le malattie rare, per esempio, il ministero della Salute, con quello dell’Economia, dovrà stabilire i criteri di ripartizione entro 60 giorni, oltre a mettere nero su bianco le indicazioni su come spendere queste risorse e come monitorare le spese.

Nel nostro Paese spesso, fatta la legge, ci si “dimentica” di approvare le norme che la renderebbero pienamente operativa

A inizio dicembre l’oblio oncologico è diventato legge: anche in questo caso i pazienti attendevano da anni il riconoscimento di questo diritto. Tuttavia, per avere regole chiare occorrerà aspettare sei mesi per i decreti attuativi. Nel frattempo, il rischio caos è dietro l’angolo, poiché la legge impone l’immediata cessazione della raccolta di informazioni da parte di istituti bancari, finanziari e assicurativi sui tumori guariti da oltre 10 anni, senza fornire però uno standard.

I grandi incompiuti…

Una legge che rimane monca proprio perché mancano i decreti attuativi è la Bianco-Gelli sulla responsabilità medica: a sei anni dalla sua approvazione, quindi, non è pienamente operativa. Un altro capitolo aperto riguarda lo screening neonatale esteso (SNE), che serve per la diagnosi precoce di una rosa di malattie rare. Dal 2016 una legge prevede l’inserimento dello SNE nei LEA, ma manca l’aggiornamento del panel nazionale con la lista delle malattie.

Da anni le associazioni di pazienti e gli esperti chiedono un intervento sul tema, che permetterebbe a tutti di accedere allo screening, limitando le disuguaglianze regionali esistenti. Quest’autunno, dopo il decesso di un neonato veneto con la SMA (l’atrofia muscolare spinale) che non aveva avuto accesso allo screening, il Ministero della Salute ha promesso l’aggiornamento del panel dello SNE entro i primi giorni di gennaio.

Il grande incompiuto del 2024 riguarda il mancato finanziamento del Centro EBRI di Roma, un’eccellenza internazionale per la ricerca sul cervello

Entrando nel merito della Manovra, il grande incompiuto del 2024 riguarda il mancato finanziamento del Centro EBRI di Roma, un’eccellenza internazionale per la ricerca sul cervello fondato dal premio Nobel Rita Levi Montalcini che dal 2012 riceve un finanziamento statale di un milione di euro all’anno che nell’ultimo decennio è stato approvato ogni triennio.

La Legge di Bilancio 2024 non prevede il rinnovo delle risorse. “Il mancato rinnovo del contributo all’EBRI determina l’impossibilità di proseguire le ricerche e di sostenere i costi strutturali e la implementazione e manutenzione dei laboratori e delle sofisticate apparecchiature, costi che non possono essere coperti dai finanziamenti, in larga parte internazionali, per progetti di ricerca competitivi vinti dalle ricercatrici e dai ricercatori dell’EBRI”, si legge nel comunicato diramato dall’istituto a fine anno.

E poi c’è il capitolo dei diritti civili: dall’aborto farmacologico al suicidio assistito, il Governo sceglie di lasciar decidere le Regioni, senza fornire indicazioni chiare in merito. Il 2024 sarà invece l’anno della discussione in Senato della legge che istituisce il reato universale per la maternità surrogata. Il disegno è già stato approvato alla Camera l’estate scorsa. In questi mesi, tuttavia, la Corte costituzionale e la Corte europea per i diritti dell’uomo hanno ricordato che l’Italia non può rifiutarsi di riconoscere i bambini nati con questa tecnica. Sebbene in Senato la maggioranza abbia i numeri per approvare la legge, dunque, la partita resta aperta.

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Michela Perrone
Giornalista pubblicista