L’entrata in vigore della Legge 177, che ha riformato l’articolo 187 del Codice della Strada, ha suscitato un acceso dibattito tra associazioni di pazienti e specialisti. In occasione della Giornata Internazionale dell’Epilessia, il 10 febbraio 2025, approfondiamo l’impatto di questa riforma con Carlo Andrea Galimberti, Responsabile del Centro per lo Studio e la Cura dell’Epilessia dell’IRCCS Fondazione Mondino di Pavia e Presidente della Lega Italiana Contro l’Epilessia (LICE). Un confronto per comprendere le implicazioni del nuovo quadro normativo e il punto di vista della comunità medico-scientifica, in particolare dei neurologi e delle altre figure sanitarie coinvolte nella gestione dell’epilessia.
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Cosa cambia con la modifica dell’articolo 187 nella riforma del Codice della Strada per chi utilizza farmaci anticrisi?
«La riforma si inserisce in una prospettiva di inasprimento dei provvedimenti contro l’uso di sostanze che potrebbero compromettere la guida. Purtroppo, la riforma, nel testo dell’art. 187, persevera in alcuni equivoci già presenti in Decreti Legge dagli anni ’90 concernenti la definizione e la classificazione di farmaci psicoattivi. Inoltre, una novità davvero critica è che non è più necessario che venga osservata un’effettiva alterazione psicofisica: basta l’assunzione di determinate sostanze anche diverso tempo prima del controllo, anche se il conducente, in quel momento, appare perfettamente efficiente alla guida. Un equivoco può nascere dal termine “sostanze psicoattive”: questo può comprendere tutta una serie di principi farmaceutici potenzialmente efficaci ad esempio sull’umore, ma anche sull’ansia; i loro possibili effetti sulla vigilanza in particolare, per un loro utilizzo scorretto, potrebbero essere ritenuti nocivi per chi guida. Il problema nella nostra prospettiva risiede nel fatto che diversi farmaci utilizzati e approvati per la terapia dell’epilessia (farmaci anticrisi) hanno anche proprietà che potrebbero essere definite “psicoattive”, e questo ha creato un certo smarrimento tra i pazienti che li utilizzano».
I farmaci contro l’epilessia hanno adesso una definizione più precisa? Perché si chiamano “anticrisi” e non più “antiepilettici”?
«È stato introdotto questo termine in sostituzione di quello più comune, a volte ancora utilizzato di “farmaci antiepilettici”. Questo poiché gli effetti prevalenti dei farmaci che utilizziamo per la terapia dell’epilessia sono quelli che hanno la funzione non tanto di curare il fenomeno di base quanto di prevenire la ricorrenza delle crisi, che rappresentano il nucleo fenomenologico fondamentale dell’epilessia».
Alcune incongruenze terminologiche e semantiche creano incertezze e timori nella comunità di medici e pazienti con epilessia
In caso di controlli da parte delle forze preposte, il paziente che utilizza farmaci anticrisi deve avere con sé documenti che attestano la sua terapia?
«Come LICE ci siamo astenuti dal dare indicazioni dirette ai pazienti su questo punto per questioni di rispetto della privacy, a differenza di alcune associazioni di pazienti che hanno suggerito questa ipotesi. Noi siamo stati molto esitanti a suggerire questa soluzione ai pazienti, perché una società medico scientifica si deve attenere a comunicazioni istituzionali da questo punto di vista e quindi non riteniamo opportuno sollecitare i pazienti a commettere una violazione della propria privacy dichiarando la propria condizione medica in contesti non appropriati, così come non è richiesto in ambito lavorativo dove i dati sanitari del lavoratore rimangono tutelati in ambito medico. Suggeriamo ai pazienti invece di mantenersi assidui nei controlli medici periodici in modo che ci siano controlli medici recenti. Confidiamo anche che, come promette un comunicato del Ministero, eventuali ulteriori misure allo studio intervengano in modo adeguatamente tempestivo da prevenire tutta questa serie di complicazioni».
Quindi, qual è la posizione della LICE sul testo della Legge 177?
«Alcune incongruenze terminologiche e semantiche creano incertezze e timori nella nostra comunità di medici e pazienti. Tuttavia la normativa, originariamente emanata dal Ministero delle Infrastrutture, è stata oggetto di precisazioni in un comunicato ufficiale del Ministero del 14 dicembre 2024, consultabile qui. Questa precisazione si trova nella sezione “Contrasto alla guida sotto effetto di alcol e droghe” e recita: “I pazienti in terapia con farmaci che potrebbero essere rilevati al momento del controllo dovranno come ora, attenersi alle indicazioni mediche prima di mettersi al volante. Allo studio, eventuali ulteriori misure”. Questa è un’affermazione ovvia, poiché i pazienti sono già tenuti ad assumere i farmaci sotto controllo medico ed evitare la guida in caso di uso improprio, ma è al tempo stesso rassicurante anche per i nostri pazienti. Già il Ministero promette ulteriori misure.
Comunicati ufficiali delle Istituzioni riconoscono formalmente la differenza tra chi assume sostanze psicoattive sotto controllo medico e chi ne fa uso improprio
Uno dei problemi sollevati frequentemente dai pazienti ai loro medici riguarda l’incertezza su quali sostanze e principi attivi possano essere rilevati durante un controllo stradale. Con gli attuali dispositivi in uso, si pensa che le benzodiazepine siano quelle più facilmente individuabili. A questo rovello sono insorti anche gli psichiatri e le loro Associazioni, perché queste sostanze sono di utilizzo frequente nella loro competenza. Tuttavia, è rassicurante che comunicati ufficiali delle Istituzioni riconoscano formalmente la differenza tra chi assume sostanze psicoattive sotto controllo medico e chi ne fa uso improprio. Chi assume questi farmaci correttamente, seguendo la prescrizione medica, non dovrebbe pertanto essere sanzionato».
La Lega Italiana Contro l’Epilessia è intervenuta a livello istituzionale?
«Sì, a inizio gennaio abbiamo inviato una comunicazione ufficiale ai due Ministeri coinvolti, ovvero il Ministero delle Infrastrutture e il Ministero della Salute, chiedendo chiarimenti e di partecipare, come Società medico-scientifica, al tavolo tecnico di cui si è prospettata l’istituzione da parte dei due Ministeri coinvolti, proprio per dirimere le questioni rimaste in sospeso. La lettera è pubblicata sulla home page del nostro sito web. Ci siamo anche recentemente coordinati con la Società Italiana di Neurologia (SIN) per procedere congiuntamente su alcuni punti».
Quali sviluppi ci sono stati finora?
«Al momento non abbiamo ricevuto risposta alla nostra richiesta di partecipazione al tavolo tecnico, né sappiamo se questo sia stato già istituito. Sappiamo tuttavia che in ambito parlamentare siano state presentate richieste di emendamenti al testo di Legge, ma la situazione è ancora ferma a dicembre con il comunicato del Ministero delle Infrastrutture. Come LICE e altre Società scientifiche ed Associazioni, stiamo vigilando molto attentamente sulla situazione, anche a livello giuridico ed auspichiamo che le Società scientifiche e le Associazioni vengano invitate presto al tavolo tecnico».
Un aspetto critico è la mancanza di chiarezza su quali sostanze possano essere rilevate durante i controlli stradali e con quali strumenti
Quali sono le principali preoccupazioni?
«Un aspetto critico è la mancanza di chiarezza su quali sostanze possano essere rilevate durante i controlli stradali e con quali strumenti. Il tavolo tecnico pensiamo dovrebbe, secondo le nostre richieste, provvedere a una riclassificazione anche delle sostanze potenzialmente definibili psicoattive, ma utilizzabili senza problemi sotto controllo medico. Per esempio, le benzodiazepine potrebbero essere facilmente individuabili. Inoltre, non è chiaro su quale base vengano effettuati gli accertamenti quando un conducente appare in perfetta efficienza. C’è anche il tema dei fitoderivati cannabinoidi privi di effetti stupefacenti, usati per alcune forme di epilessia oltre che per altre malattie. Il rischio teorico attuale è che anche persone in perfetta buona fede e che assumono correttamente terapie prescritte in ambito medico possano andare incontro a interventi sanzionatori immediati e ingiustificati».