Oncologia di prossimità: l’esperienza di un nuovo percorso per le pazienti con tumore alla mammella

L’oncologia di prossimità in Italia sta emergendo come una delle componenti cruciali della riforma del sistema sanitario, per fornire una cura personalizzata e di alta qualità ai pazienti oncologici direttamente nella loro comunità. Ne parliamo con Daniele Generali, Direttore SC Multidisciplinare di Patologia Mammaria e Ricerca Traslazionale, ASST Cremona

L’oncologia di prossimità in Italia sta emergendo come una delle componenti cruciali della riforma del sistema sanitario, anche sulla base delle sollecitazioni del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e per il miglioramento complessivo dell’assistenza territoriale. L’obiettivo principale è fornire una cura personalizzata e di alta qualità ai pazienti oncologici direttamente nella loro comunità.

L’implementazione dell’oncologia di prossimità comporterà una maggiore collaborazione tra gli ospedali, i medici di famiglia, gli specialisti e i servizi socio-assistenziali, permettendo una gestione integrata del paziente, focalizzata sul suo benessere fisico e psicologico.

Con l’introduzione di tecnologie innovative, come telemedicina e piattaforme digitali, sarà inoltre possibile facilitare la condivisione delle informazioni tra i professionisti sanitari e garantire un monitoraggio costante del percorso di cura del paziente.

Approfondiamo il tema con il Professor Daniele Generali, Direttore della Struttura Complessa Multidisciplinare di Patologia Mammaria e Ricerca Traslazionale della ASST Cremona, già attivo nell’elaborazione di un nuovo percorso dedicato alle pazienti con tumore alla mammella.  

Professor Generali, come e perché avete ideato questo percorso?

Daniele Generali

Recentemente grazie alla spinta del PNRR e alle nuove necessità che si affrontano dal punto di vista sanitario sotto l’egida del decreto ministeriale 77, si parla sempre più di oncologia di prossimità e di una gestione territoriale del paziente oncologico.

Le strategie terapeutiche oggi in atto in molte patologie oncologiche, e in particolare per il tumore della mammella, hanno fatto sì che il percorso di cura del paziente sia sempre più di tipo cronico: se da una parte permette al malato di essere assistito per lunghi periodi dall’ospedale, dall’altro permette anche al malato stesso di allontanarsi dall’ospedale perché la sua patologia si cronicizza, quindi diventa reiterante nel tempo.

In quest’ottica bisogna trovare modelli di assistenza sanitaria diversi rispetto a quelli a cui siamo abituati, dove è vero che l’oncologo rimane un riferimento, ma d’altra parte il paziente deve poter trovare delle soluzioni sul territorio.

Come si struttura questo percorso?

Allo scenario evidenziato sopra, si sono aggiunte le esigenze delle pazienti, a cui abbiamo cercato di dare risposta. In particolare, diverse pazienti che sono in corso di terapia cronica per malattia metastatica con terapia orale e hanno necessità anche di un supporto per prevenire le metastasi ossee hanno espresso il bisogno, per motivi personali, di poter gestire il loro percorso di cura lontano dalla struttura ospedaliera.

Per il momento sul territorio cremonese non è ancora possibile contare su una Casa di Comunità o su una Centrale Operativa Territoriale completamente o in parte dedicate al paziente oncologico, quindi abbiamo dovuto cercare delle soluzioni diverse e intermedie.

La prima soluzione è stata instaurare un rapporto stabile con le farmacie del territorio sulla possibilità per le pazienti di ritirare i farmaci necessari presso queste strutture. La seconda parte è stata strutturare un sistema digitale che ci supportasse. È importante qui ricordare che la Regione Lombardia ha già dato un’indicazione per quanto riguarda l’utilizzo e la rendicontazione della telemedicina. Quindi abbiamo fatto in modo di costruire, attraverso dei percorsi di telemedicina strutturati con una App dedicata ai pazienti, approvata dal nostro Comitato Etico, un rapporto stretto con il paziente.

Sono necessari modelli di assistenza sanitaria diversi rispetto a quelli a cui siamo abituati, dove l’oncologo rimane un riferimento, ma il paziente deve poter trovare delle soluzioni sul territorio

Questo sistema digitale avanzato consente al medico di monitorare il paziente nel suo percorso di cura nel caso in cui avesse bisogno per la sua strategia terapeutica e consente al paziente di essere sereno, lontano dall’ospedale ma sempre vicino alla equipe sanitaria ospedaliera di suo riferimento.

Il terzo punto è stato individuare nelle strutture della Croce Rossa Italiana il luogo adatto, al di fuori dell’ospedale, per gestire il percorso di queste pazienti. La sezione di Cremona della Croce Rossa Italiana si è resa disponibile ad offrire il personale e i loro ambienti, e l’individuazione della Croce Rossa da parte nostra si è basata sulla considerazione che le loro strutture hanno, per statuto stesso della CRI, tutti i requisiti normativi e tutte le dotazioni per effettuare delle visite mediche e somministrare i farmaci in maniera efficace e sicura, anche in caso si debba intervenire per qualche problema o evento avverso.

Il nuovo percorso si sviluppa grazie alla telemedicina, con il medico oncologo di riferimento, le farmacie territoriali e l’infermiere territoriale nella sede della Croce Rossa Italiana

Il paziente quindi, assistito in maniera digitale, riceve la ricetta dematerializzata via email, va a ritirare il farmaco nella farmacia del territorio e si reca nella struttura della Croce Rossa, dove trova infermieri altamente qualificati e un’area a norma nella quale eseguire la sua somministrazione.

Inoltre, in questo modo, utilizzando il sistema telematico, è possibile inviare al paziente anche la ricetta per la richiesta degli esami ematici: quindi il paziente può recarsi in qualsiasi laboratorio (più vicino) risparmiando così tempo e spostamenti.

Questo rappresenta un modello gestionale organizzativo concreto nel quale il paziente è seguito in maniera adeguata e tempestiva dal medico oncologo, il quale, in base alle caratteristiche dell’assistito, può calendarizzare le date specifiche di somministrazione dei farmaci, che avvengono presso la sede della Croce Rossa di Cremona con il suo personale dedicato, in tutta sicurezza. Un percorso che si sviluppa grazie al ruolo fondamentale della telemedicina, con il medico oncologo di riferimento, le farmacie territoriali, l’infermiere territoriale in sede CRI e il contesto sanitario adeguato e a norma.

Quali sono i vantaggi del vostro percorso?

I vantaggi sono stati sono stati monitorati utilizzando dei KPI (Key Point of Interest) individuati in modo che potessero essere dei riferimenti utili per le strutture sanitarie ma anche a livello socio-assistenziale. Ad esempio abbiamo considerato il reddito del paziente e il suo lavoro, le distanze da percorrere, il risparmio di tempo, considerando anche il caregiver.

E da questa analisi è emerso, innanzitutto, che il paziente riconosce la rapidità dell’esecuzione del processo: se, in precedenza, stimava 3 ore per recarsi in ospedale ed eseguire questa procedura, con il nuovo percorso il tempo necessario è di 1 sola ora. Secondo punto, molto interessante, è emerso dall’analisi delle risposte di tre professioniste in particolare, impegnate per lavoro al mattino, che hanno giudicato molto positivamente il fatto di poter ricevere questa somministrazione di terapia in orario pomeridiano, evitando di doversi assentare dal luogo di lavoro e di dover modificare il proprio percorso di lavoro abituale. Positivo il riscontro anche dal punto di vista del caregiver che, per accompagnare il proprio familiare, non era più obbligato a richiedere i permessi della Legge 104, con minori ripercussioni sul lavoro ma riuscendo a non far mancare l’aiuto al proprio caro.

Tra i benefici riportati dai pazienti, rapidità e risparmio di tempo ma anche sentirsi sicuri e accolti da professionisti dedicati

I benefici principali sono dunque di rapidità e risparmio di tempo ma i pazienti hanno sottolineato anche il fatto di sentirsi sicuri nella procedura, accolti in ambienti dedicati e da professionisti affidabili. Ad esempio, in questo senso, dobbiamo evidenziare che nei primi mesi abbiamo riscontrato da parte dei pazienti un certo timore di intraprendere questo percorso ma già dopo poco tempo, con il passaparola, i numeri e le richieste stanno aumentando e gli aspetti gestionali del percorso stanno diventando più importanti da seguire.

Questo percorso secondo lei può essere esportabile anche in altre realtà e che cosa serve?

A mio parere, questo percorso è fortemente esportabile per due motivi: prima di tutto, per il ruolo delle farmacie territoriali, che sono degli ottimi partner per la gestione dei farmaci e non solo, e per il ruolo della Croce Rossa presente sul territorio italiano. Farmacia e Croce Rossa sono due realtà che si sposano bene sul territorio nazionale.

Considerando la trasformazione digitale delle farmacie di territorio, queste strutture presentano grandi opportunità di crescita del rapporto, perché la farmacia è una realtà dove il paziente va a recuperare le sue informazioni sanitarie personali ma anche i propri farmaci, quindi rappresentano un partner essenziale per sviluppare un percorso di gestione integrato tra ospedale e territorio.

La Croce Rossa, già oggi, in attesa della realizzazione delle Case di Comunità o laddove anche per ragioni geografiche sarà difficile realizzarle, presenta una grande capillarità su tutto il territorio. Ambulatori di questo genere sono assolutamente fondamentali e potrebbero essere anche di altre realtà: nel nostro caso abbiamo coinvolto la Croce Rossa anche per motivi di sicurezza della prestazione perché, come dicevo, sono già attrezzati per affrontare eventuali criticità cliniche.

L’altro elemento chiave è il sistema digitale adeguato che possa mettere in connessione tutti, garantendo telemedicina e teleassistenza, con la adeguata progettazione e formazione per rendere semplice e accessibile anche a una popolazione anziana e meno abituata ad utilizzare questo mezzo le procedure necessarie.

In questo percorso c’è anche la possibilità di inserire il Medico di Medicina Generale, come ulteriore trait d’union tra ospedale, Croce Rossa e farmacia; laddove questo non fosse possibile, per carenza di MMG, il paziente potrà contare comunque su un “triumvirato” forte a garanzia del percorso terapeutico e assistenziale.

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Rossella Iannone
Direttrice responsabile TrendSanità