Se il certificato va stampato: paradossi della telemedicina

In base alla legge vigente, il certificato di malattia, telematico se la visita è in presenza, dovrebbe invece essere stampato e inviato per raccomandata quando la visita è una televisita. L'AiSDeT lo segnala al Ministro

Il certificato va bene telematico se la visita è in presenza. Ma se è una televisita? Entra in gioco la carta, a quanto pare. A lanciare l’allarme è l’Associazione italiana Sanità digitale e Telemedicina (AiSDeT).

Sergio Pillon

“Abbiamo ricevuto segnalazioni relativamente al Certificato telematico di malattia non compilabile dopo una televisita. Alcune Aziende Sanitarie, in particolare in Regione Lombardia ma anche in altre Regioni, hanno esplicitamente affermato che il certificato possa essere compilabile in via telematica solo dopo prestazioni in presenza”, spiega il vice presidente del sodalizio Sergio Pillon. “La notizia ci è parsa un po’ strana perché durante il Covid il certificato telematico dopo una televisita è stato regolarmente fatto. Oggi il Covid non è finito, ma lo stato di emergenza sì, mi hanno spiegato. E la Legge Brunetta, che istituì il certificato telematico di malattia, e i successivi chiarimenti che sono stati inviati, precisano che il certificato telematico di malattia può essere emesso solo dopo una visita in presenza.

Bisogna dire che questa regola sul certificato telematico è nata ben prima del Covid, ma anche che durante la pandemia è stata causa della morte di medici che si sono contagiati andando a casa dei pazienti o ricevendoli in studio. Ecco perché fa quantomeno sorridere sentire queste cose dopo l’esperienza Covid.

Ma dobbiamo pensare pure che non sempre il medico che visita il paziente è un medico del Servizio Sanitario Nazionale e che capita che il certificato telematico di malattia vada emesso sulla base di una certificazione. Prendiamo il medico di medicina generale a cui arriva una paziente che ha avuto cinque giorni di mutua perché ha fatto l’amniocentesi: non è lui che con una visita in presenza può certificare l’avvenuta amniocentesi. Lui prende il referto e riporta nel certificato telematico di malattia la prognosi data dallo specialista. Ecco quindi che si è aggiunto un altro attore, il medico di medicina generale, che dovrebbe andare in presenza a visitare il paziente a fare il certificato telematico di malattia, oppure il paziente lo dovrebbe stampare e inviare per posta raccomandata all’INPS come si faceva una volta”.

Ma cosa dice la legge in proposito? “Nel documento di Approvazione delle Linee guida organizzative contenenti il modello digitale per l’attuazione dell’assistenza domiciliare GU, Serie Generale n. 120 del 24-05-2022, è espressamente indicato come una televisita esiti in un referto strutturato, qualora sia erogata dallo specialista. Nel referto – continua Pillon – sono presenti sia la diagnosi che la prognosi (giorni di inabilità), ma il certificato telematico di malattia, che potrebbe benissimo essere compilato in modalità automatica sulla Piattaforma nazionale di telemedicina (evitando un adempimento burocratico inutile), invece, in ottemperanza alla normativa vigente, può essere esitato solo dopo la visita in presenza.

La televisita è riconosciuta come atto medico e ha valore legale

Non si comprende la contraddizione, perché la televisita è riconosciuta come atto medico e ha valore legale. Il referto della televisita viene, infatti, depositato nel Fascicolo Sanitario Elettronico attraverso la piattaforma di telemedicina e può essere integrato automaticamente nel certificato telematico di malattia, che oggi, invece, può essere compilato ed inviato all’INPS solo dopo una visita in presenza”.

La televisita – aggiunge Pillon – si chiude sempre con un referto, che vale come attestazione di malattia, sia in campo assicurativo che come giustificativo per l’assenza dal luogo di lavoro, ma paradossalmente non può essere compilato ed inviato per via telematica dopo una televisita”.

. La ricetta bianca dematerializzata è un altro grande punto in gioco

A preoccupare il sodalizio sono proprio queste “falle” nel complesso sistema della sanità digitale e della telemedicina: “Ci siamo dimenticati di tutto quello che già c’era: la ricetta dematerializzata, il certificato telematico, la cartella clinica elettronica. In secondo luogo, il medico di solito non emette solo un referto ma quasi sempre anche una prescrizione. Qui, quando spiego che me l’ha mandata il medico, il farmacista pietoso mi dà il medicinale, ma altrimenti dovrei andare dal medico a prendermi la ricetta. La ricetta bianca dematerializzata è un altro grande punto in gioco.

Agenas sta parlando di attuare la telemedicina nel 2024, ma che telemedicina è se un paziente deve ancora andare a prendersi la ricetta per l’ansiolitico dal medico? E che ricetta dematerializzata è, se non è interconnessa con il certificato telematico di malattia? Il problema alla fine è sempre il solito, cioè che le regole si fanno senza interagire con chi le mette in pratica nel quotidiano, cioè i professionisti. Ricordiamo anche che la televisita, essendo già caricati tutti i dati del paziente, è perfetta per automatizzare l’emissione della ricetta dei materializzata: sarebbe un grande incentivo per i medici alla televisita, visto che invece oggi ciascuna di queste azioni deve essere compiuta in modo separato”.

Il fatto che vi sia stato segnalato che in alcuni casi il certificato di malattia debba venire stampato significa che ci sono altri casi in cui ciò non avviene? “C’è chi non segue le indicazioni. C’è anche chi è stato ripreso dalle ASL e dalle Regioni, correttamente, perché ci sono fior di sentenze addirittura della Corte di Cassazione che accusano medici che hanno emesso certificati senza essere andati personalmente dal paziente o senza averlo fatto recare in studio. Oggi, per esempio, in moltissime Regioni non c’è la ricetta bianca dematerializzata. Questo significa che se un paziente ha bisogno di un ansiolitico, il medico scrive la prescrizione su un foglietto, lo fotografa e lo manda; a quel punto il paziente va in farmacia e spiega che quella è la ricetta”.

Non è un po’ caotico? “Quando uscì il DM 71, poi cambiato nel DM 77, il Consiglio di Stato fece osservare che tutte queste nuove norme si appoggiavano su un pesantissimo substrato di regole, spesso contraddittorie l’una con l’altra, e chiese al Ministero e di farsi carico di una revisione delle regole per renderle omogenee. Questo del certificato telematico di malattia è uno degli esempi più lampanti delle contraddizioni che si creano”.

Ai tavoli decisionali si deve sedere chi queste cose le fa tutti i giorni

Come superarle? “Serve un cambio di marcia: ai tavoli decisionali si deve sedere chi queste cose le fa tutti i giorni -. conclude Pillon – Per quanto concerne il tema del certificato di malattia, chiediamo che su questo aspetto, che appesantisce il processo di assistenza e che crea un onere inutile all’assistito e al medico curante, si intervenga per adeguare la Legge Brunetta, conformando il referto in televisita a quello in presenza per gli aspetti legati all’ambito assicurativo e di giustificazione INPS“.

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Adriana Riccomagno
Giornalista professionista in ambito sanitario