Dall’inizio del 2023 sono 657 le vittime sul lavoro accertate nel nostro Paese. È la fotografia scattata durante la presentazione della relazione annuale dell’Inail a inizio ottobre, da cui si evince che nell’ultimo anno i caduti sul posto di lavoro sono 1.208: una media di 100 al mese. Numeri che non possono lasciare indifferenti.
Tra i principali attori in campo per far fronte all’emergenza, la Federazione nazionale dei tecnici sanitari di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione (FNO TSRM e PSTRP) e la Commissione albo nazionale dei Tecnici della prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro (TPALL) che, in occasione della Settimana europea della salute e sicurezza sul lavoro (23/27 ottobre 2023), si preparano a lanciare una campagna di sensibilizzazione e uno spot dedicato. Ma questa è soltanto una delle numerose iniziative in campo. Facciamo il punto con il Presidente della Commissione di albo nazionale, Maurizio Di Giusto.
Come possiamo inquadrare la situazione attuale della vostra professione?
“La nostra è una professione sanitaria che opera innanzitutto all’interno del Servizio sanitario nazionale, nell’ambito dei dipartimenti di Prevenzione, dove siamo organizzati in tre diversi servizi: sicurezza alimentare, sicurezza nei luoghi di lavoro, igiene e sanità pubblica.
Altri colleghi lavorano nelle agenzie per la protezione ambientale, occupandosi di tutela dell’ambiente. Sanità pubblica e protezione ambientale sono temi molto importanti perché con essi si va a incidere sulla riduzione dei determinanti del rischio, cioè dei fattori che influiscono sull’insorgenza delle malattie nell’uomo.
Nel settore privato, i colleghi lavorano sia come liberi professionisti sia inseriti in aziende in cui, per esempio, seguono la redazione dei piani di autocontrollo alimentare o dei documenti di valutazione del rischio nei luoghi di lavoro, o i sistemi di gestione rifiuti”.
Quali sono in questo momento le criticità principali dal punto di vista professionale?
“I problemi si riscontrano soprattutto nei settori in cui sono necessarie competenze specifiche e di alta qualificazione. Mi spiego meglio: la sicurezza nei luoghi lavoro non ha attività riservate a una singola professione, quindi, in teoria, tutti potrebbero oggi occuparsene. Questo comporta difficoltà ad avere nel settore professionisti adeguati per garantire livelli sicurezza essenziali. In concreto, per fare il Responsabile del Servizio di prevenzione e protezione (RSPP) basta frequentare un corso della durata di circa 100 ore, per fare l’addetto dello stesso servizio 76 ore, corsi per altro spesso on-line, mentre un Tecnico della prevenzione nell’ambiente e nei luoghi lavoro (TPALL) per arrivare a quelle competenze deve portare a termine come minimo un percorso universitario triennale, seguito da eventuali master e corsi di perfezionamento.
Si tratta di un gap notevole con una differenza di saperi, abilità e attitudini il cui prezzo è pagato dalla salute dei lavoratori a favore di un business commerciale diffuso. Quello della sicurezza sul lavoro, come altri settori, è un contesto in cui il possesso di appropriate competenze è fondamentale per perseguire la sicurezza.
Sanità pubblica e protezione ambientale incidono sulla riduzione dei determinanti del rischio, cioè dei fattori che influiscono sull’insorgenza delle malattie
Nel contesto della valutazione dei rischi nei luoghi di lavoro, è importante considerare che tali rischi possono essere molteplici e derivare sia dall’ambiente lavorativo che dalle attività svolte; solo per citarne alcuni: rischi chimici, fisici, biologici, la movimentazione manuale dei carichi, le cadute dall’alto, rischio elettrico, le radiazioni ionizzanti e non, microclima, aggressioni (pensiamo agli episodi contro il personale sanitario). È impossibile che con un corso breve si possano raggiungere quelle competenze”.
Quali sono le vostre proposte?
“A Rimini, preliminarmente all’apertura del terzo Congresso nazionale della FNO TSRM e PSTRP, la Commissione di albo nazionale e le Commissioni di albo territoriali dei TPALL hanno presentato ufficialmente il documento di posizionamento “La prevenzione… è la soluzione”. Partendo dall’articolo 4 della Costituzione della Repubblica, che “riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto… “, il documento sottolinea come la sicurezza dei luoghi di lavoro sia un presupposto fondamentale per garantire questo diritto; invece, ancora oggi le morti sul lavoro e gli infortuni gravi rappresentano “per un Paese moderno, una piaga sociale”.
La sicurezza sul lavoro è un presupposto fondamentale per garantire il diritto al lavoro, così come affermato dalla Costituzione della Repubblica
Pochi, drammatici numeri lo confermano: nel bilancio provvisorio del 2022 (fonte INAIL febbraio 2023) sono stati denunciati, anche con danni permanenti, 697.773 infortuni sul lavoro (+25,7% rispetto allo stesso periodo del 2021), di cui 1.090 con esito mortale e con un considerevole e costante aumento negli anni delle patologie di origine professionale, che sono state 60.774. Un recente studio associa inoltre circa il 3% delle patologie tumorali a fattori lavoro correlati che nel 2021 hanno interessato 377.000 persone, con un numero di decessi di 181.330.
Nel documento si sostiene quindi che “Ci vuole il coraggio del cambiamento, il coraggio di un sistema che non si basi in maniera esclusiva sulla dicotomia inadeguatezza-sanzione e/o sull’inasprimento delle stesse, ma che dia centralità a efficaci ed efficienti azioni di prevenzione primaria che coinvolgano tutti i portatori d’interesse, verso l’obiettivo comune di tutelare la salubrità degli ambienti di lavoro ovvero la salute e la sicurezza dei lavoratori, affinché ciascuno di essi, di noi, possa ogni sera tornare a casa e dai propri affetti senza le conseguenze di un lavoro non sicuro o espresso in condizioni di disagio, ossia garantendo a ciascuno quel diritto legittimo ed universale ad un lavoro “salubre” e “sicuro”.
Ecco allora l’impegno pubblico e comune a promuovere e condividere 11 punti dai quali partire per cercare di realizzare davvero questo cambiamento.
- Far crescere la cultura della prevenzione e della sicurezza nei cittadini di domani.
- Migliorare la percezione del rischio, nei lavoratori e nelle figure della sicurezza aziendale, per ridurre gli errori umani.
- Detrarre dagli imponibili delle aziende il 120% degli investimenti tesi a implementare la salute e sicurezza dei lavoratori e sostenere le imprese.
- Implementare gli organici dei dipartimenti di prevenzione delle aziende sanitarie in rapporto al numero di imprese presenti sul territorio.
- Riformare, in maniera riservata, l’accesso a figure chiave della sicurezza nelle aziende e nei cantieri temporanei e mobili (RSPP, ASPP, CSP, CSE, ecc.).
- Favorire e supportare le associazioni datoriali all’implementazione di servizi in materia di prevenzione e sicurezza per i propri associati.
- Prevedere qualità e riscontro di efficacia della formazione obbligatoria anche con nuovi modelli formativi superando l’esclusivo sistema certificativo.
- Attivare all’interno delle aziende sanitarie spazi di confronto attivo sui temi della salute e sicurezza a supporto delle piccole imprese e classi di rischio.
- Investire in maniera concreta sui Piani mirati di prevenzione, quali strumenti proattivi di condivisione degli interventi di prevenzione.
- Attivare il completamento del Sistema informativo nazionale per la prevenzione (SINP).
- Attivare un Osservatorio permanente istituzionale sui temi e sulle iniziative da porre in essere in materia di Prevenzione salute e sicurezza sul lavoro.
Il documento di posizionamento sarà ora condiviso con tutti i portatori d’interesse affinché chiunque, aderendo allo stesso impegno, lo possa sottoscrivere attivandoci insieme a favorire le azioni essenziali a garantire il diritto di tutti a un luogo di lavoro salubre e sicuro”.
Perché la prevenzione è così importante?
“In questi giorni sui giornali si discute molto, giustamente, delle guerre in corso, tuttavia occorre ricordare anche che ogni giorno, purtroppo, nel nostro Paese continuano a morire sul lavoro minimo tre persone, senza contare le malattie professionali e gli infortuni che causano invalidità importanti. Ogni tanto salgono alla ribalta della cronaca casi eclatanti come quello di Luana D’Orazio a Prato e in quel momento emerge in maniera pubblica la necessità di investire nella sicurezza. Al bisogno di salute e sicurezza spesso il “sistema” risponde con una falsa e unica soluzione che consiste nell’inasprimento delle pene e con l’aumento delle sanzioni e delle ispezioni in termini numerici assoluti e non qualitativi, quando invece da anni, oltre alle evidenze degli studi scientifici, anche le politiche internazionali europee promuovono orientamenti in tema di salute e sicurezza sul lavoro non in un’ottica repressiva, bensì in una direzione preventiva.
Ogni giorno, nel nostro Paese, minimo tre persone muoiono sul lavoro: serve lavorare in un’ottica preventiva anziché repressiva
Dobbiamo avere il coraggio di affermare e portare alla conoscenza di tutti che le sanzioni e le ispezioni generalizzate non producono alcun effetto sul medio e lungo termine sulla riduzione degli infortuni o delle malattie professionali. L’efficienza delle ispezioni negli ambienti di lavoro non può essere legata al loro numero, ma deve essere valutata “anche in base al modo in cui migliora le conoscenze dei soggetti interessati e influisce sulle trasformazioni dell’atteggiamento e dell’organizzazione delle imprese in favore del miglioramento dell’ambiente di lavoro”, per citare la comunicazione della commissione UE sull’attuazione pratica delle disposizioni di diverse direttive in materia.
Il principio base, quindi, non può che essere quanto ribadito anche dal Quadro strategico dell’UE in materia di salute e sicurezza sul lavoro 2021-2027 che ha l’obiettivo di rafforzare la cultura della prevenzione, sia all’interno delle organizzazioni che tra i singoli lavoratori.
È questa la vera sfida, come abbiamo affermato anche nel documento di posizionamento, che si pone, tra gli obiettivi che la cultura della sicurezza parta dalle scuole, per diventare patrimonio di ciascuno di noi”.
Questi anni trascorrono all’insegna del PNRR: un momento cruciale anche per la prevenzione?
“È un’occasione importante e i decreti ministeriali che sono stati emanati prevedono una serie di investimenti negli ospedali e sul territorio. Ecco, quella di portare la cultura sul territorio è un’opportunità che non dovrebbe essere persa: come già accennato, ci potrebbero essere colleghi Tecnici della prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro, che danno supporto alle scuole con progetti di promozione della cultura della sicurezza, e anche alla cittadinanza e, ancora, le piccole e medie imprese che non hanno fondi e risorse da investire in sicurezza, potrebbero trovare il supporto della struttura pubblica che ha il know-how: i TPALL potrebbero accompagnare, con processi di auto aiuto, le imprese nell’implementare i sistemi di prevenzione.
Portare la cultura della prevenzione sul territorio è un’opportunità che non dovrebbe essere persa
Ciò risponderebbe anche alla Convenzione sulla salute e sicurezza sul lavoro, ILO 155/81 (recepita lo scorso luglio) che prevede all’articolo 10 che “andranno adottate misure per fornire assistenza ai datori di lavoro e ai lavoratori ed aiutarli a conformarsi ai loro obblighi legali”.
Cambiando settore, ci sono ogni anno molte persone che nella raccolta funghi si intossicano, per non parlare dei morti a causa degli avvelenamenti: anche qui sul territorio si può immaginare una formazione gratuita ai cittadini sulla raccolta e il riconoscimento delle specie fungine, in collaborazione con i comuni e le comunità montane. C’è anche il tema dell’inquinamento indoor e del rischio legionella nelle strutture tipo palestre, piscine e scuole: tutte attività di prevenzione e supporto, non con una finalità di vigilanza, come quella svolta dai dipartimenti di prevenzione, ma di formazione e informazione, di sostegno in questi contesti, alle imprese e alla società”.
Torniamo alla Settimana europea della salute e sicurezza sul lavoro, dal 23 al 27 ottobre 2023. Cosa avete in programma?
“Questo appuntamento europeo è iniziato proprio con la presentazione del documento di posizionamento pubblico che continueremo a condividere in questo periodo con decisori e portatori di interesse in una campagna di sensibilizzazione sul fenomeno e si concluderà il 30 ottobre alla Reggia di Caserta con la presentazione di uno spot dal titolo “La prevenzione è la soluzione”, ideato e realizzato dalla Commissione di albo nazionale dei Tecnici della Prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro; un cortometraggio che ha l’obiettivo di sensibilizzare sul tema della sicurezza, diretto dal noto regista Luciano Fontana, con la partecipazione eccezionale e gratuita del famoso cantante e conduttore televisivo Clementino.
Lo spot, che ha ricevuto diversi patrocini, verrà presentato, con il coinvolgimento di autorità e istituzioni che interverranno sullo stato attuale dell’arte e sul possibile sviluppo di nuovi strumenti di prevenzione e sulla maggiore diffusione della cultura della sicurezza nell’ottica di agire in modo concreto sul dramma delle morti bianche.
Il momento del fare deve prendere il posto del momento delle parole e noi, sia come professionisti sia, soprattutto, come cittadini, siamo pronti a dare il nostro contributo nella piena consapevolezza delle responsabilità che, in tema di sicurezza e tutela degli ambienti di vita e di lavoro, ciascuno di noi ha, al fine di perseguire la salute di tutti.”