Prende il via con questa intervista una rubrica di colloqui con i membri del Tavolo Tecnico per lo studio delle criticità emergenti dall’attuazione del Regolamento dell’assistenza ospedaliera (DM70) e dall’attuazione del Regolamento dell’assistenza territoriale (DM77)
Una partenza travagliata e un’ampia estensione a 54 membri (che pur non soddisfa tutti) ed ecco il Tavolo Tecnico sui DM 70 (Decreto Ministeriale 2 aprile 2015 n. 70, Regolamento recante definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera) e 77 (Decreto Ministeriale 23 maggio 2022, n. 77, Regolamento recante la definizione di modelli e standard per lo sviluppo dell’assistenza territoriale nel Servizio sanitario nazionale) pronto a insediarsi. Prima riunione: 20 luglio. I numerosi attori chiamati a dare il proprio contributo si preparano a raddrizzare la rotta della dimensione ospedaliera, di quella territoriale e della fondamentale integrazione fra le due a distanza di otto anni dal primo dei due Regolamenti e alla luce dell’esperienza maturata con la pandemia. Come? Ne discutiamo con gli stessi protagonisti del Tavolo, a partire da Monica Cirone, delegata della Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche (Fnopi), che oltre all’esperienza nel settore infermieristico vanta anche quella come Direttore Socio Sanitario dell’Asl Liguria 2 di Savona.
Dottoressa, con che spirito la FNOPI si appresta a partecipare al Tavolo?
Con 400mila unità, gli infermieri rappresentano il 40% del personale nei servizi ospedalieri
L’obiettivo della presenza della Federazione è di mettere a disposizione le nostre competenze per immaginare il nuovo Servizio Sanitario Nazionale, grazie alla possibilità di andare a lavorare su due decreti così importanti e di condividere quali aspetti dell’assistenza ospedaliera e territoriale vadano dal nostro punto di vista innovati o modificati, tenendo conto in particolare della necessità di un’integrazione fra i due Regolamenti e della necessità di una corretta definizione del nostro ruolo. Vogliamo dare un contributo costruttivo alla ridefinizione della sanità, dove la componente infermieristica è fortemente presente: con 400mila unità, rappresentiamo il 40% del personale nei servizi ospedalieri.
Quali istanze porterete?
Per quanto riguarda il DM 77, di certo l’opportunità di ragionare meglio sullo sviluppo delle competenze dell’infermiere di famiglia e comunità, perché il suo ruolo comincia a essere definito con il Regolamento, ma c’è la possibilità di approfondire ulteriormente. Su questo aspetto, ho la fortuna che l’Asl “Savonese”, di cui sono Direttore Socio Sanitario, abbia sviluppato, unica nella Regione, gli Ospedali di Comunità: potrò portare l’esperienza di un anno e mezzo di lavoro, in cui si è riflettuto bene su quanto scritto nel Decreto e sulle possibili risposte ad alcune criticità emerse sul campo, da condividere a livello centrale.
Il DM 77 chiarisce numeri, compiti e obiettivi delle nuove strutture territoriali, ma rimangono da definire meglio i percorsi
Dobbiamo ancora sapere se al Tavolo saremo divisi in gruppi di lavoro, ma un altro tema importante sono le transizioni tra i diversi setting assistenziali. Il DM 77 entra abbastanza bene nei discorsi dei numeri, compiti e obiettivi delle varie strutture (Case della Comunità, Centrali Operative Territoriali, Ospedale di Comunità), ma c’è da entrare in maniera più puntuale nel discorso dei percorsi. Anche questo è un ambito in cui ritengo di poter portare la mia esperienza, avendo prima operato come direttore delle Professioni Sanitarie della stessa Asl.
E sul DM 70?
Vedo la necessità di andare a riflettere sulle reti cliniche, per definire meglio il ruolo dell’infermiere come professional. Un eventuale ragionamento potrebbe essere fatto anche in ambito di emergenza-urgenza e sul dimensionamento degli ospedali alla luce delle nuove strutture territoriali, ma vedremo cosa il tavolo propone.