Identificare criteri condivisi per le dieci patologie più comuni per singola sottospecialità, per tutelare i pazienti e ridurre il cattivo uso delle risorse.
È tra gli obiettivi della Consensus su appropriatezza prescrittiva diagnostica presentata oggi al XXXV Congresso nazionale della Società italiana di pediatria preventiva e sociale (Sipps) in corso a Bologna: “È un documento che serve ai pediatri per ridurre le liste d’attesa garantendo un accesso equo alle cure e rivedendo le indicazioni validate dalla letteratura sulla necessità di un approfondimento diagnostico, sull’invio in ospedale e sul numero di visite di controllo per persone e pazienti pediatrici che presentano determinati sintomi”, ha commentato Susanna Esposito, ordinaria di Pediatria dell’Università di Parma e presidentessa della Sipps – sezione Emilia-Romagna.
L’importanza dell’appropriatezza
“Il concetto di appropriatezza – prosegue l’esperta – ha sempre avuto un ruolo fondamentale nel nostro Servizio sanitario nazionale e con il Covid, a seguito dei ritardi nelle visite e delle lunghe liste d’attesa che si sono create, la situazione relativa al tempo richiesto dai pazienti per approfondire eventuali dubbi diagnostici all’interno delle strutture ospedaliere, dunque a seguito dell’invio da parte dei pediatri di famiglia e di chi lavora sul territorio, è diventato un qualcosa di molto problematico, soprattutto per determinate sottospecialità pediatriche”.
Gli esperti hanno esteso l’analisi a tutte le sottospecialità pediatriche e hanno posto tre domande per singola sottospecialità: quando sono indicati esami di laboratorio o radiologici e quali sono quelli indicati a fronte di uno specifico sospetto diagnostico; quando è indicato l’invio in ospedale per visita specialistica e con quale priorità l’invio è indicato (es. U, urgente con invio in PS; B, breve; D, differibile; P, programmabile); quali sono le principali esigenze dal punto di vista formativo.
Gli esperti hanno posto tre domande per singola sottospecialità
In totale sono 26 gli ambiti specialistici considerati: dall’allergologia alla cardiologia, dalla chirurgia alla dermatologia, dall’ematologia ed oncologia all’emergenza-urgenza, dalla ginecologia alla neonatologia, dalla neurologia alla nutrizione, dall’odontoiatria all’ortopedia, dalla pneumologia alla psicologia clinica, solo per citarne alcune. “Abbiamo riportato due tabelle per ognuna di queste singole specialità – ricorda Susanna Esposito – con i principali dieci quesiti diagnostici che arrivano all’attenzione dello specialista e le manifestazioni cliniche per cui ha senso procedere con approfondimenti specialistici”.
Nella Consensus sono riportati gli esami da eseguire.
Le disparità nell’emergenza urgenza pediatrica
In corso in questi giorni anche il XVII Congresso nazionale della Simeup, durante il quale sono stati presentati i risultati preliminari della prima indagine nazionale sulla emergenza-urgenza pediatrica in Italia, condotta da Simeup (la Società italiana di medicina di emergenza urgenza pediatrica) in collaborazione con Società Italiana di Pediatria (Sip) e Sipo, la Società italiana di pediatria ospedaliera.
L’indagine ha coinvolto 252 ospedali di 16 Regioni (deve essere completata nel Piemonte, Lombardia, Sicilia e nelle Province autonome di Bolzano e Trento) e ha mostrato come al Sud e nelle Isole siano disapplicate le linee di indirizzo sul triage ospedaliero che 4 anni fa avevano previsto il passaggio da 4 a 5 colori e spazi per bambini separati da quelli degli adulti.
Dall’indagine emerge una forte disparità tra il Nord e il Sud e le isole
Sempre al Sud solo il 35% degli ospedali ha attivato le Osservazioni brevi pediatriche (Obip) che riguardano casi in cui il bambino deve essere tenuto in osservazione per breve tempo senza necessità di ricovero. E ancora: il Mezzogiorno resta penalizzato per presenza di posti letto in Terapia Intensiva Pediatrica. Altro aspetto che genera diseguaglianze nel nostro Paese è che solo il 20% dei Pronto Soccorso Pediatrici e dei reparti di Pediatria accoglie ragazzi sino a 18 anni; in molti casi dopo i 14 anni si finisce insieme agli adulti (abbiamo parlato di questi aspetti anche su Igea, la rassegna stampa settimanale di TrendSanità).
Fondamentale la valorizzazione e la gratificazione del pediatra di emergenza-urgenza, con la sua formazione e le sue peculiarità specialistiche sia nella cura del bambino critico con patologia acuta sia nel bambino con riacutizzazioni di patologie croniche che colpiscono ormai il 18% della popolazione pediatrica.
“Oggi purtroppo assistiamo su tutto il territorio nazionale alla fuga dei medici dai Pronto Soccorso – afferma Stefania Zampogna, presidente di Simeup – Basta pensare che all’ultimo concorso di specializzazione sono stati assegnati un quarto dei posti banditi. Turni massacranti, stipendi inferiori rispetto a quelli dei colleghi europei, maggiore attrattività del territorio sono le cause di questa ‘crisi di vocazione’.
A cui si aggiunge il fenomeno delle aggressioni indiscutibilmente in crescita dopo il Covid e che vede proprio i medici dei Pronto Soccorso i più esposti, bersaglio del disagio e dell’insoddisfazione più facile da colpire”.