Progetto Arcturus, un approccio innovativo a Milano per chi vive in condizioni di grave marginalità

Arcturus è un sistema di servizi rivolto alle persone che vivono in condizione di forte disagio nella città di Milano. Un modo per far sì che i servizi di cura arrivino anche là dove le richieste non riescono a essere espresse

Nel 2020 il Ministero della Salute chiede alle regioni italiane di sperimentare l’attivazione di strutture di prossimità per la promozione della salute e per la prevenzione dedicate alle persone più fragili. Regione Lombardia risponde aprendo un bando attraverso l’Ats Città Metropolitana di Milano per attivare un progetto ispirato al principio della piena integrazione sociosanitaria, con il coinvolgimento delle istituzioni presenti nel territorio, del volontariato locale e degli enti del Terzo settore (Legge 77/2020, art. 1, comma 4-bis). Nasce Arcturus, un progetto di tutela di salute pubblica che da novembre 2022 lavora come una grande “struttura di prossimità” per la presa in carico della grave marginalità a Milano.

Ne abbiamo parlato con Marzia Ravazzini, research project manager dell’iniziativa di Ats.

Una stella che brilla per chi ha perso la strada

Arcturus è un articolato sistema di servizi diffusi sul territorio della città di Milano, rivolto alle persone che vivono in condizione di forte disagio. Un modo per far sì che i servizi di cura arrivino anche là dove le richieste non riescono a essere espresse, a causa di una condizione di grave esclusione sociale delle persone interessate.

Marzia Ravazzini

Si tratta di un’iniziativa inedita e sperimentale, i cui risultati vengono monitorati contemporaneamente da due centri di ricerca universitari gestiti rispettivamente dall’Università Bocconi di Milano e dal Dipartimento di Epidemiologia dell’Università di Torino.

«Fra le stelle più luminose di tutto il firmamento c’è Arcturus – ha spiegato a TrendSanità la project manager dell’iniziativa di ATS, Marzia Ravazzini –. I naviganti la utilizzano da sempre come punto di riferimento perché è visibile da ogni punto della terra. Abbiamo scelto questo nome perché il nostro progetto vuole essere un punto luminoso per chi ha smarrito la strada».

Ad aggiudicarsi il bando è stata una cordata guidata da Fondazione Casa della carità, soggetto ideatore capofila di Arcturus. Gli altri nove partner sono suddivisi tra enti soci ideatori (Fondazione Caritas Ambrosiana, Associazione San Fedele e Cooperativa Farsi Prossimo) ed enti soci partner del tavolo di co-progettazione (Fondazione Progetto Arca, Opera San Francesco, Croce Rossa Italiana Comitato di Milano, Consorzio SIR, Corpo italiano di soccorso dell’Ordine di Malta, Medici volontari italiani).

Ciascuno dei partner offre servizi che vanno dalla farmacia sociale alla ricerca di un alloggio, dalla consulenza legale alle cure mediche fino al sostegno psicologico e l’assistenza sociale.

Ribaltare la prospettiva

L’avvio formale di Arcturus è datato novembre 2022 mentre le attività sociali sono entrate nel vivo agli inizi del 2023. Da subito è stato applicato un rovesciamento di prospettiva che punta a una reale integrazione tra sociale e sanitario.

Lo strumento innovativo è l’uso di un prototipo di cartella clinica digitale condivisa a moduli e a livelli, con un grande numero di operatori in grado di accedervi, pur nel rispetto della privacy.

Il progetto si rivolge a persone non riferibili a un classico bacino di utenza legato a un determinato ambito territoriale, ma a una popolazione diffusa sull’intero contesto urbano di Milano, con le caratteristiche di essere senza fissa dimora, insediata in contesti non regolari, ospite temporanea in centri di accoglienza, vittima di tratta o soggetta a misure restrittive.

Nell’arco del 2023 Arcturus ha gestito un’utenza composta per il 60% da stranieri e 40% da italiani, di età compresa fra i 22 e i 50 anni.

«Questo progetto – ha spiegato in una nota ufficiale don Virginio Colmegna, che all’epoca dell’avvio di Arcturus era presidente della Fondazione Casa della carità – è nato dalla volontà di includere persone particolarmente vulnerabili dentro sistemi di cura alla quale normalmente non accedono. Lo abbiamo pensato con due novità essenziali. La prima è un ribaltamento di prospettiva: non devono più essere le persone a cercare i servizi, ma il contrario. Sono cioè i servizi che devono incontrare i più bisognosi nei luoghi da loro vissuti e frequentati. La seconda innovazione riguarda la presa in carico. La persona non viene più seguita in base al singolo problema di salute che può avere, ma nella sua interezza, compresi i bisogni di ordine sociale».


Dieci partner e una nuova figura professionale: l’agente di prossimità

Nella sua realizzazione pratica il Progetto Arcturus non crea quasi nulla di nuovo, bensì mette insieme i servizi già erogati dai dieci partner che appartengono al progetto, con azioni combinate e pensate ad hoc per potenziare la capacità di accoglienza e cura sociosanitaria integrata verso i cittadini più vulnerabili. La novità sta nell’utilizzo di uno strumento integrato, la cartella clinica digitale condivisa, che crea un ponte permettendo una presa in carico veramente condivisa dalla persona fragile.

Innovativo è anche l’impiego di una nuova figura professionale attiva sul territorio cittadino: l’agente di prossimità, che opera sul territorio, in situazioni di grave esclusione abitativa, nei luoghi di transito.

Sono proprio questi operatori a esercitare il compito più delicato e difficile: “agganciare” la persona e inserirla in un percorso sociosanitario che ne prenda in carico i bisogni relativi alla salute fisica e mentale, per poi accompagnarla attraverso la consulenza legale, alla scoperta dei propri diritti e, infine, aiutarla nella ricerca di una casa e di un impiego.

Quale futuro per Arcturus?

«Il Progetto Arcturus è stato finanziato inizialmente dal Ministero della Salute per un importo complessivo di circa 2 milioni e 330mila euro, cui si aggiungono 320mila euro di cofinanziamento – ha spiegato Ravazzini -. Le figure professionali impiegate sono tante: medici di medicina generale; infermieri di comunità; OSS; specialisti in psichiatria, cardiologia, pediatria, sanità pubblica; psicologi; operatori sociali, mediatori e antropologi; assistenti sociali; consulenti legali e avvocati. La sperimentazione è durata un anno ed è terminata nel dicembre 2023».

Cosa ne sarà ora di Arcturus? Il progetto sta continuando, grazie all’autofinanziamento erogato dagli stessi partner dell’iniziativa, che per sei mesi hanno deciso di garantire di tasca propria continuità all’iniziativa.

«Al momento siamo in attesa di un rinnovo da parte del Ministero – ha continuato Ravazzini –: è stata chiesta una proroga non onerosa. Dal momento che era essenziale non fermarsi per non perdere il lavoro fatto finora, i legami creati con i pazienti e soprattutto i contatti con il personale al lavoro, i fondi attualmente sono reperiti internamente a ciascun partner. Parallelamente e collettivamente stiamo cercando altri modi per autofinanziarci. Crediamo molto nell’importanza di proseguire su questa strada: secondo noi il progetto deve poter continuare».

Questo modello sperimentale, che vede la Lombardia e la città di Milano come capofila, vuole essere un progetto pilota, un esempio virtuoso, potenzialmente replicabile poi in altre regioni italiane. Secondo i suoi promotori, il bisogno a cui risponde è reale e la modalità di presa in carico ha dimostrato di essere preferibile ad un approccio frammentario, in cui gli operatori sociosanitari non hanno modi di comunicare fra loro per offrire l’unica cosa che, sul lungo periodo, sembra fare la differenza: una presa in cura integrata che crei un ponte tra servizio sanitario e supporto sociale, per una salute globale della persona e della comunità.


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Sofia Rossi
Giornalista specializzata in politiche sanitarie, salute e medicina