La firma segna l’inizio di un nuovo capitolo: l’ARAN, l’Agenzia che rappresenta i datori di lavoro pubblici nella contrattazione collettiva, ha trovato un accordo con i sindacati per il rinnovo del CCNL dei dipendenti delle Funzioni centrali. Il testo introduce diverse novità, tra cui un incremento medio mensile di 165 euro per tredici mensilità, il rafforzamento dello smart working e la possibilità di sperimentare la “settimana corta“. Il rinnovo del contratto nazionale copre il triennio 2022-2024, ma già a breve prenderanno il via le trattative per il prossimo periodo contrattuale, che riguarderà il triennio 2025-2027. A Trend Sanità, il Presidente dell’ARAN, Antonio Naddeo, ha illustrato gli aspetti principali dell’accordo e ha parlato delle difficoltà emerse durante le trattative per il comparto sanitario, che non hanno ancora trovato una conclusione.
Il rinnovo del contratto per le funzioni centrali
«Un incremento salariale medio di 165 euro mensili per 13 mensilità, pari a circa il 6% in più». Inizia da qui il presidente Naddeo, che con soddisfazione rimarca che, per la prima volta, l’ARAN ha concluso un contratto in anticipo rispetto alla scadenza di quello precedente. Con una grande certezza: le risorse per il rinnovo del contratto 2025-2027, così come previsto dalla Legge di Bilancio in discussione in queste settimane. «Eppure – aggiunge Naddeo – l’accordo non ha visto il consenso unanime delle organizzazioni sindacali, con Cgil, Uil e Usb che non hanno sottoscritto l’intesa, sollevando dubbi su alcuni aspetti che, secondo loro, avrebbero dovuto essere ulteriormente regolati». E, per restare sempre in tema, il rafforzamento delle relazioni sindacali, con l’intento di favorire il dialogo e la collaborazione tra amministrazioni e rappresentanze dei lavoratori, fa parte delle priorità della nuova intesa.
Settimana corta a parità di stipendio e smart working
Ma non si parla solo di aumenti, che sono e restano fondamentali in un periodo segnato da forti sbalzi dell’inflazione, il rinnovo del contratto delle funzioni centrali, prevede diverse novità: «È stata introdotta una maggiore flessibilità nella gestione dell’orario di lavoro, con la possibilità di sperimentare la settimana corta, distribuendo le 36 ore settimanali in quattro giorni anziché in cinque». «In questo caso – aggiunge – i dipendenti lavoreranno 9 ore e mezzo al giorno, comprensive di pausa, ma potranno anche scegliere se mantenere l’orario tradizionale su cinque giorni».
Il contratto introduce anche il potenziamento del lavoro agile e da remoto. «È stato fissato un orario convenzionale per i lavoratori agili, che dovranno seguire lo stesso previsto per chi lavora in presenza. Inoltre, è prevista la possibilità di contrattazione integrativa per i nuovi assunti, con un maggiore ricorso a strumenti di welfare flessibile» sottolinea Naddeo.
La trattativa per il comparto sanità
Il contratto per il triennio 2022-2024 prevede un incremento medio di circa 434 euro mensili per l’intera area sanitaria, compresi i dirigenti non medici
Parlando della sanità, Naddeo ha illustrato le difficoltà emerse durante le trattative per il comparto. Nonostante le negoziazioni siano state avviate, il processo è stato rallentato dalla mancanza di un documento fondamentale per procedere, ossia l’atto di indirizzo da parte del Governo. «Senza questo strumento giuridico, non possiamo definire un quadro completo degli aumenti», ha spiegato il Presidente.
Naddeo ha poi affrontato il tema degli aumenti salariali, con particolare attenzione ai medici e agli altri professionisti del settore sanitario. «Il contratto per il triennio 2022-2024 prevede un incremento medio di circa 434 euro mensili per l’intera area sanitaria, compresi i dirigenti non medici. Tuttavia, per i medici, gli aumenti potrebbero essere più elevati, arrivando a superare i 500 euro grazie a una serie di interventi legislativi in corso», ha aggiunto.
Per il prossimo triennio, è previsto un ulteriore aumento, ma l’entità precisa dipenderà dalla conclusione delle trattative. «Gli aumenti saranno sicuramente significativi, ma prima di tutto bisogna concludere il contratto per il comparto sanitario, che è ancora in fase di definizione», ha concluso il Presidente.
Flat tax per i medici: una proposta discussa
La sanità non è solo una questione di retribuzioni. Il problema principale è migliorare le condizioni di lavoro, e un rimborso aggiuntivo può essere positivo, ma non basta
Un altro tema caldo riguarda la proposta di una “flat tax” per i medici, avanzata come possibile soluzione per attrarre più professionisti nel sistema sanitario. Il Presidente Naddeo ha espresso alcune riserve in merito, sottolineando che una simile misura comporterebbe una riduzione delle entrate fiscali, che lo Stato dovrebbe compensare in qualche modo. «Sicuramente potrebbe essere una soluzione per attrarre professionisti, ma dipende da quanto si intende defiscalizzare e da quali importi si vogliono esentare», ha osservato.
Secondo il Presidente, la proposta di una flat tax potrebbe non risolvere i problemi di fondo del settore sanitario. «La sanità non è solo una questione di retribuzioni. Il problema principale è migliorare le condizioni di lavoro e un rimborso aggiuntivo può essere positivo, ma non basta…», ha concluso.
La lentezza nelle trattative per i contratti integrativi
Infine, Naddeo ha commentato la lentezza nell’attuazione dei contratti integrativi aziendali, evidenziata da una recente indagine condotta dalla Federazione CIMO-FESMED, secondo la quale nel contratto medici 2019-2021, solo il 59% delle aziende ha avviato le trattative integrative, nonostante le tempistiche ben definite dal contratto. «Il contratto stabilisce le regole, ma non le sanzioni. Se un’amministrazione non paga gli incrementi contrattuali, il sindacato può rivolgersi al giudice», ha precisato il vertice ARAN. Tuttavia, ha anche osservato che la contrattazione integrativa non riguarda solo i sindacati, ma anche le scelte politiche delle amministrazioni sulla gestione del personale. «Se un’amministrazione vuole evitare conflitti con i dipendenti, deve portare avanti la contrattazione. È un paradosso che molti dirigenti non applichino i contratti integrativi, pur essendo loro stessi i responsabili», ha concluso.