La pandemia ha messo in luce il potenziale e le debolezze del sistema di acquisti della sanità italiana, troppo focalizzato al contenimento della spesa e agli approvvigionamenti a breve termine e incapace di pianificare sul lungo periodo.
Strumenti come il Partenariato Pubblico Privato (PPP) potrebbero aiutare a gestire in modo più efficiente gli acquisti: sull’Italia stanno per piovere oltre 200 miliardi di euro del Next Generation EU, un’opportunità unica per stimolare investimenti nel nostro paese e per avere un SSN più resiliente in cui sperimentare nuovi modelli contrattuali che generino valore per il sistema.
Il privato oggi è anche ben disposto verso logiche di partnership con il pubblico, ma la politica stenta a cogliere l’occasione e i manager sanitari temono il rischio perché lavorano in un contesto che spesso premia più il formalismo che l’innovazione.
Il PPP oggi è concepito come un articolo del codice dei contratti quando invece dovrebbe essere visto come un nuovo processo di acquisti in cui privato e pubblico lavorano in modo sinergico e per lo stesso obbiettivo.
Partendo dalla definizione di PPP e dello scenario italiano, parleremo di esempi positivi e delle criticità ancora da sciogliere per rendere efficiente questo strumento, e spogliarlo dall’ombra di corruzione in cui vive da sempre.
Ne parliamo con:
- Veronica Vecchi
Associate Professor of Practice of Government, Health and Not for Profit, SDA Bocconi - Lucia Mollica
Direttore SC Provveditorato, ASL TO3 - Roberto Bonatti
Avvocato esperto in contratti pubblici e diritto della concorrenza, Studio Legale Russo Valentini, Bologna
Modera:
- Angelica Giambelluca
Giornalista professionista in ambito medico