Tra il 13 marzo e il 20 giugno sono stati segnalati 14 casi umani di influenza aviaria. Lo stabilisce l’ultimo report dell’ECDC realizzato in collaborazione con l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie e l’EFSA. Tutti i casi sono stati registrati al di fuori dei confini europei e la maggior parte delle persone infettate ha riferito di essere stata esposta a pollame, mercati di pollame vivo o bovini da latte prima del rilevamento del virus o dell’insorgenza della malattia. Il documento conclude che «Le infezioni umane da virus dell’influenza aviaria rimangono rare e non è stata osservata alcuna trasmissione da uomo a uomo. Il rischio di infezione con i virus dell’influenza aviaria attualmente in circolazione in Europa rimane basso per la popolazione dell’UE/SEE. Il rischio di infezione rimane da basso a moderato per coloro che lavorano o sono altrimenti esposti ad animali infetti o ad ambienti contaminati».
«In Europa e in Italia l’aviaria è un fenomeno da monitorare, ma al momento non desta preoccupazioni particolari». Conferma a TrendSanità Calogero Terregino, veterinario, direttore del Laboratorio di referenza UE per l’influenza aviaria dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie.
H5N1 e le sue varianti sono diffuse in tutto il mondo, con l’eccezione dell’Oceania. Quest’anno il virus ha raggiunto anche l’Antartide, dove minaccia la biodiversità. Il contagio infatti non riguarda più solo uccelli selvatici, ma anche mammiferi. Il salto di specie, oltre alla forte diffusione, preoccupa per via delle possibile mutazioni, che potrebbero diventare un problema anche per l’uomo.
H5N1 osservato speciale
In questo momento nel nostro continente la diffusione dei virus ad alta patogenicità negli uccelli sarebbe molto bassa: «Ci sono state alcune annate problematiche, legate alla circolazione del virus principalmente tra i gabbiani – ricorda Terregino -. Parlo del 2021-22 e del 2022-23. I dati attuali parlano di un numero di rilevamenti decisamente inferiore e in Italia nel 2024 abbiamo registrato solamente sei casi».
A livello internazionale, ha destato preoccupazione la circolazione del virus nei mammiferi, in particolare nei bovini da latte, e i primi casi nell’uomo. Nell’ultimo trimestre, si sono verificati anche i primi casi in alpaca e trichechi.
«Al momento non sono stati registrati contagi da uomo a uomo: chi è stato infettato ha avuto per lo più sintomi lievi, come congiuntivite – ricorda Terregino -. Si tratta di allevatori e addetti ai lavori: poiché il virus infetta le mammelle dei bovini da latte, sono le persone più a rischio».
Le infezioni umane da virus dell’influenza aviaria rimangono rare e non è stata osservata alcuna trasmissione da uomo a uomo
Il virus è stato trovato anche nel latte, ma le autorità sanitarie hanno escluso il rischio di contaminazione, purché sia pastorizzato.
Per molti l’aviaria potrebbe essere la prossima minaccia pandemica a causa della trasmissione per via respiratoria: «Per il momento è prematuro parlarne in questi termini – sottolinea Terregino -. È una situazione che va monitorata costantemente, ma in questo momento in Europa è sotto controllo e, qualora qualcosa dovesse cambiare, siamo attrezzati per intensificare il monitoraggio e le azioni conseguenti», assicura l’esperto.
Le malattie trasportate dalle zanzare
Sotto la lente d’ingrandimento quest’estate finiscono anche le zanzare, che fungono da vettori per una serie di patologie, dalla Dengue alla Chikungunya, dalla West Nile alla Zika.
Al 10 giugno, i casi di Dengue accertati nel nostro Paese erano 259: «Sono tutti importati, ovvero riscontrati in persone che sono state nelle Nazioni più a rischio», afferma a TrendSanità Fabrizio Montarsi, biologo-entomologo, responsabile Laboratorio entomologia sanitaria e patogeni trasmessi da vettori dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie.
Nello stesso periodo, sono stati registrati 4 casi di Zika e 4 di Chikungunya, sempre associati a viaggi all’estero.
Il 26 giugno, invece, è stato confermato il primo caso autoctono di West Nile, facendo crescere a due le province italiane con dimostrata circolazione della malattia: Chieti, dove è stata confermata la positività in pool di zanzare, e Modena, dove si è registrato il primo caso sull’uomo.
«Il tipo di zanzara da tenere sotto controllo è la tigre – rileva Montarsi -. La Aedes aegypti, che in molti Stati è il vettore della Dengue, al momento non è stata segnalata in Italia».
Il picco delle infezioni nel nostro Paese è atteso per il mese di agosto: «Il clima caldo e la maggiore mobilità delle persone sono due fattori di rischio – spiega l’esperto -. Per questo la fine dell’estate sarà un momento da allerta massima».
Anche i cittadini possono fare la loro parte, per esempio utilizzando l’App Mosquito Alert Italia, un progetto di citizen science a cura del Dipartimento di Sanità pubblica e malattie infettive dell’Università La Sapienza di Roma e dell’Istituto Superiore di Sanità Sanità che permette alle persone di segnalare le zanzare con una foto.
I costi delle malattie veicolate dalle zanzare
Uno studio pubblicato su Science of The Total Environment riporta l’impatto economico (e non solo) delle malattie veicolate dalle zanzare. Tra il 1975 e il 2020 i costi delle zanzare invasive hanno raggiunto quasi 95 miliardi di dollari, appena un decimo dei quali utilizzati per la prevenzione.
Il calcolo è stato fatto raccogliendo i dati in 166 Paesi per 45 anni. Secondo gli esperti, la cifra sarebbe sottostimata visto che molte Nazioni non trasmettono le informazioni con regolarità.