Mettere la cura al centro significa oggi affrontare insieme più livelli di complessità: l’accesso equo alle terapie innovative, la sostenibilità del sistema, il benessere dei professionisti e una prevenzione capace di guardare alla salute in chiave integrata. Temi cruciali per l’oncologia italiana, chiamata a rispondere a bisogni crescenti in un contesto di risorse finite e forte disomogeneità territoriale.
Ne parliamo con Rossana Berardi, Professoressa ordinaria di Oncologia all’Università Politecnica delle Marche, Direttrice della Clinica Oncologica dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria delle Marche, Presidente eletta AIOM e Presidente Women for Oncology Italy.
Le priorità del prossimo mandato AIOM: pazienti, operatori e visione One Health
Con lei facciamo il punto sulle priorità che guideranno il prossimo mandato di AIOM: dai pazienti agli operatori sanitari, fino alla visione One Health come chiave per un’oncologia più sostenibile, inclusiva e orientata al futuro. In un Paese in cui oltre 3,7 milioni di persone convivono con una diagnosi di tumore e la spesa per i farmaci oncologici continua a crescere, la leadership di AIOM assume un ruolo strategico per ridurre le disuguaglianze, promuovere l’innovazione e rafforzare il valore della cura lungo tutto il percorso assistenziale.
Quali sono le tre priorità che guideranno il suo mandato alla guida di AIOM?
«Se devo sintetizzare al massimo, i tre pilastri sono: i pazienti, gli operatori sanitari e la visione One Health. Per i pazienti significa lavorare per garantire accesso alle migliori terapie, sostenibilità del sistema e un approccio olistico alla cura, che includa tutto ciò che va oltre il farmaco.
Per gli operatori sanitari intendo invece porre al centro il loro benessere professionale, perché la qualità della cura passa anche dalla qualità della vita lavorativa di chi la eroga.
Infine, One Health: promuovere prevenzione, stili di vita sani e collaborazione con ambiente, medicina generale, sanità pubblica e altri ambiti strategici. La salute umana, animale e dell’ecosistema sono interconnesse, e l’oncologia non può prescindere da questa visione.»
Ha parlato del benessere degli oncologi come di una sua priorità. Quali sono le criticità principali e come si possono affrontare?
«La criticità più evidente è il sovraccarico burocratico: oggi in Italia il tempo che dedichiamo alla burocrazia supera quello riservato al paziente. Lo abbiamo dimostrato con uno studio nazionale condotto in 35 centri e oltre 1800 visite.
Una prima risposta sono le figure intermedie, già presenti nei Paesi anglosassoni: professionalità come le nurse practitioner che sollevano l’oncologo dalle attività non strettamente cliniche.
La qualità della cura passa anche dalla qualità della vita lavorativa di chi la eroga
Poi c’è la digitalizzazione intelligente: applicazioni che raccolgono l’anamnesi, strumenti di intelligenza artificiale che sintetizzano dati clinici o assistono nella redazione delle relazioni. Ho visto questi sistemi in uso negli Stati Uniti: permettono di recuperare tempo prezioso per la relazione medico–paziente.
Infine la telemedicina organizzata e processi più snelli nella presa in carico: modelli fondamentali in un contesto in cui i pazienti sono più numerosi e sempre più lungosopravviventi.»
One Health e oncologia: come rafforzare l’integrazione con medicina generale e sanità pubblica?
«One Health implica prevenzione, ambiente, infezioni emergenti, virus oncogeni e stili di vita. L’oncologia non può operare da sola: serve un’azione congiunta con medici di medicina generale, pediatri, servizi territoriali, sanità pubblica e scienziati dell’ambiente.
Pensiamo anche al ruolo dell’inquinamento nel rischio oncologico, all’aumento delle infezioni da microrganismi multiresistenti o ai tumori HPV-correlati. Anche questi fronti rientrano nella lotta contro il cancro. Rafforzare la rete significa soprattutto intervenire prima che un cittadino diventi paziente.»
Rafforzare la rete significa soprattutto intervenire prima che un cittadino diventi paziente
Accesso alle terapie innovative: come garantire equità in Italia?
«Oggi abbiamo due problemi: tempi e disomogeneità geografica. Quando un farmaco viene approvato da EMA o FDA, molti Paesi europei lo rendono disponibile subito. In Italia è necessaria una negoziazione di prezzo e passano alcuni mesi prima dell’accesso reale. Inoltre, c’è la variabilità regionale: alcune Regioni sono molto rapide, altre no.
Tuttavia, in oncologia, il tempo è cura: i pazienti devono ricevere il farmaco quando serve, non mesi dopo.
C’è poi il tema della sostenibilità: non si può valutare solo il costo del farmaco. Una terapia che riduce tossicità, ricoveri, esami, assenze dal lavoro del paziente o del caregiver è un risparmio per il sistema nel suo complesso. Serve una visione olistica, non un ragionamento a compartimenti stagni. Inoltre, occorre un confronto strutturato e continuo tra industria, istituzioni, clinici e società scientifiche.»
Lei guida anche il capitolo italiano di Women for Oncology. A che punto siamo con il superamento del gender gap?
«Negli ultimi anni sono stati fatti passi avanti, ma i numeri ci dicono che la strada è ancora lunga. Le donne in oncologia sono numericamente maggioritarie, eppure nelle posizioni apicali restano sotto rappresentate: meno del 30% alla guida di strutture ospedaliere e circa il 10% tra gli ordinari universitari.
La diversità è un valore quando si lavora in rete
Il mio programma per AIOM, costruito con una “lavagna aperta” a cui hanno contribuito oltre mille oncologi, include il superamento delle disuguaglianze di ogni tipo: di genere, geografiche e anagrafiche.
Women for Oncology ha dimostrato che una rete collaborativa può cambiare davvero le cose. L’elezione della seconda presidente donna in 52 anni di AIOM è un primo passo importante: non l’arrivo, ma l’inizio dei prossimi 999 passi.»
Per chiudere con un messaggio Berardi sottolinea: «Lavorare in rete è l’unica strategia che nella mia esperienza produce risultati reali: professionisti, pazienti, associazioni e istituzioni devono muoversi insieme. Anche quando ci sono idee diverse, la diversità è un valore. La forza del network sarà la forza del nostro mandato.»







