Censura scientifica: l’amministrazione Trump e la rimozione dei termini di genere

L’amministrazione Trump chiede ai Centers for Disease Control and Prevention (CDC) di eliminare riferimenti all'identità di genere da articoli scientifici e pagine web, sollevando allarme sulla libertà accademica e sull’impatto sulla salute pubblica. A TrendSanità il commento di Enrico Di Rosa, presidente SItI

Un’ombra si allunga sulla comunità scientifica statunitense: l’amministrazione Trump ha ordinato il ritiro di articoli scientifici ancora da pubblicare per essere sicuri di eliminare termini come “transgender”, “LGBT” e “non binario”. Questa mossa solleva interrogativi sulla libertà accademica e sull’integrità e libertà della ricerca scientifica.

Ma cosa è successo in dettaglio? Secondo quanto riporta Reuters, lo scorso 31 gennaio il Centers for Disease Control and Prevention (CDC) ha ricevuto la disposizione di ritirare tutti gli articoli scientifici in fase di pubblicazione per rimuovere termini considerati “non conformi” a un recente ordine esecutivo dell’amministrazione del nuovo presidente Usa, che riconosce solo due sessi (o generi, per utilizzare un linguaggio politicamente corretto che ormai pare essere scomparso dalle mura della Casa Bianca): maschile e femminile. Parole come “transgender”, “LGBT” e “non binario” sono state bandite dal linguaggio ufficiale della scienza.

A destare particolare preoccupazione il fatto che questa direttiva non si limiti alla letteratura scientifica. Il CDC, infatti, ha eliminato anche i riferimenti alle persone transgender e all’identità di genere dal proprio sito web, influenzando così set di dati e linee guida sanitarie cruciali per la ricerca pubblica.

L’allineamento del CDC, da sempre un punto di riferimento per le informazioni su salute e prevenzione non solo negli Stati Uniti, lascia davvero attoniti. A partire dalla homepage del sito istituzionale, dove compare in bella evidenza la scritta “CDC’s website is being modified to comply with President Trump’s Executive Orders”Il sito dei CDC è in fase di modifica per conformarsi agli ordini esecutivi del presidente Trump”.

E così, formalmente ammantato del tradizionale liberalismo a stelle e strisce, l’autoritarismo di uno degli uomini più potenti del mondo rischia di cancellare decenni e decenni di progresso scientifico nel campo della salute. Anche a detrimento della stessa popolazione americana, giacché imbavagliare la ricerca medico-scientifica non può far altro che produrre risultati meno attendibili, ad esempio quando ci si riferisce a efficacia e sicurezza dei medicinali, che devono essere testati in trial clinici che siano rappresentativi della popolazione. E navigando sul sito del CDC si scopre che sono scomparse persino le pagine relative al supporto ai giovani LGBTQ+ e alle loro disparità di salute.

Enrico Di Rosa

«Il CDC, per adeguarsi all’ordine esecutivo di Donald Trump, sta procedendo a rimuovere i contenuti considerati promotori di “ideologie di genere” dal proprio sito, con la cancellazione di pagine su salute e prevenzione rivolte alla comunità transgender e LGBTQ+, inclusi materiali informativi sull’HIV e sulla vaccinazione contro l’mpox. Sono a rischio di eliminazione anche set di dati fondamentali per la ricerca sulla salute pubblica, come il Youth Risk Behavior Surveillance System, che monitora il benessere mentale e il rischio suicidario tra i giovani transgender. Ed è prevista la modifica del linguaggio ufficiale del sostituendo termini come “genere” con “sesso” e cancellando riferimenti a persone transgender nelle linee guida mediche. Queste modifiche – commenta per TrendSanità Enrico Di Rosa, Presidente della Società Italiana d’Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (SItI) – rappresentano un chiaro esempio di interferenza politica sulla scienza e sulla salute pubblica. Eliminare dati e risorse cruciali per le comunità più vulnerabili non solo compromette la ricerca e la prevenzione, ma rischia di esacerbare le disuguaglianze sanitarie. La salute pubblica dovrebbe basarsi su evidenze scientifiche e inclusività, non su ideologie restrittive che rischiano di privare supporto ed assistenza a intere fasce di popolazione».

Negli USA la comunità scientifica e i difensori dei diritti civili hanno reagito con indignazione. Esperti di salute pubblica e redattori di riviste scientifiche avvertono che questa mossa potrebbe ostacolare la capacità di affrontare le esigenze mediche di popolazioni diverse. La rimozione di dati relativi alla salute delle persone transgender, così come le linee guida sull’Hiv, solleva poi preoccupazioni significative tra gli esperti di malattie infettive.

Sono a rischio di eliminazione anche set di dati fondamentali per la ricerca sulla salute pubblica

Steven Woolf, direttore emerito e consulente senior presso il Center on Society and Health della Virginia Commonwealth University, ha dichiarato: «È orwelliano, lo è davvero. Il fatto che così tanti siti web vengano ripuliti è uno sviluppo allarmante e mette in pericolo le politiche pubbliche, rendendo difficile per i decisori in tutto il paese, inclusi medici come me, prendere decisioni informate».

Questi ultimi accadimenti si inseriscono nel solco di una serie di ordini esecutivi dell’amministrazione Trump che mirano a eliminare la “gender ideology” dalle politiche federali. Oltre alla censura scientifica, sono state introdotte restrizioni all’assistenza sanitaria di affermazione di genere per i minori e al servizio militare per le persone transgender.

Peraltro, come riporta il giornale americano Financial Express citando Reuters, c’è anche chi sceglie di mantenere la schiena dritta. Ed è così che Nate Brought, direttore dell’ufficio esecutivo dei National Institutes of Healthl (NIH), ha esortato gli altri vertici dell’agenzia a rifiutarsi di attuare direttive trumpiane, affermando che gli ordini di Trump sono contrari ad anni di ricerca e scoperte dell’NIH sulla sessualità e il genere: «Rispettando questi ordini, denigreremo il contributo dato alla missione dell’NIH dai membri trans e intersessuali del nostro staff, e il contributo dei cittadini trans e intersessuali alla nostra società. Queste politiche porteranno a crisi di salute mentale o, peggio, per decine di migliaia di americani che contribuiscono in modo produttivo alle nostre comunità».

La questione è complessa e delicata. E c’è chi per lo meno esige spiegazioni. Ad esempio, la direttrice dei CDC, Susan Monares, è stata invitata da diversi consulenti a dare conto del perché molti dati relativi all’Hiv presenti sul sito web istituzionale di questo ente governativo siano stati resi inaccessibili dall’oggi al domani. La risposta dovrebbe arrivare il prossimo 7 febbraio.

Certo è che, in un’epoca in cui la scienza dovrebbe guidare le politiche pubbliche, la censura di termini legati all’identità di genere rappresenta un pericoloso passo indietro. La comunità scientifica e la società civile sono chiamate a vigilare affinché la ricerca rimanga libera da interferenze politiche e continui a servire il bene comune.

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Carlo M. Buonamico
Giornalista professionista esperto di sanità, salute e sostenibilità