La pandemia e il suo impatto sulla comunicazione della salute: le fake news, la confusione, l’infodemia. Ma non solo. Il ruolo centrale dei media nel far capire alla popolazione l’importanza della vaccinazione, l’impegno dei social media manager e dei comunicatori pubblici digitali, la centralità dei nuovi canali da cui ormai non si può prescindere, da Instagram a TikTok.
Quanti temi sul tavolo degli Stati generali per la comunicazione della salute organizzati da Federsanità in collaborazione con PA Social, associazione dedicata alla comunicazione e all’informazione digitale: due giorni di dibattito, il 4 e il 5 marzo, al Policlinico Umberto I di Roma, che hanno coinvolto oltre 300 comunicatori, giornalisti e social media manager per definire ruoli, obiettivi e competenze di chi quotidianamente svolge un mestiere delicato, quello della comunicazione per la salute.
Un evento con numeri da record anche in rete: oltre dieci ore di diretta streaming, circa 1500 partecipanti in presenza e online, più di 2 mila visualizzazioni e 14,6 mila per i post social di racconto su Facebook, con oltre 1,4 mila interazioni.
Occasione per il presidente di PA Social Francesco Di Costanzo di lanciare un appello per il riconoscimento del valore che la comunicazione digitale ha assunto e, di conseguenza, il ruolo dei professionisti che la gestiscono.
Perché un evento del genere?
“Credo sia stata un’iniziativa fondamentale perché ha messo insieme molte realtà che nella pandemia hanno avuto un ruolo centrale: comunicazione, informazione e digitale, che hanno saputo in questi due anni e più dare una risposta ai cittadini anche in chiave digitale. Chi era più indietro ha fatto dei passi avanti e chi era già più avanti ha strutturato ancora meglio la comunicazione e informazione pubblica al cittadino”.
L’elevatissima adesione alla campagna vaccinale dimostra che in larga parte la comunicazione e l’informazione durante l’emergenza hanno funzionato, ma ci sono state anche delle difficoltà. Quali lezioni possiamo imparare?
“In generale, la risposta di comunicazione pubblica è stata positiva. Ovviamente ci sono stati degli errori perché, è inutile nasconderlo, nessuno era preparato a un evento di questo tipo, ma la parte di buona comunicazione è stata sicuramente più ampia degli errori.
Abbiamo imparato molto, abbiamo capito che la comunicazione non è un ambito riservato ai professionisti ma ha un ruolo centrale per il servizio al cittadino, e sulla base di quanto abbiamo appreso adesso dobbiamo creare la nuova normalità. Rispetto a quanto succedeva nel periodo pre pandemia, dobbiamo far sì che la comunicazione pubblica digitale e le professioni dedicate e la nuova organizzazione del lavoro siano la nuova normalità del servizio pubblico”.
Quali sono quindi le priorità per la vostra associazione per il futuro?
“Ci battiamo su alcune azioni necessarie per rendere strutturale il cambiamento avvenuto, a partire dal riconoscimento delle nuove professioni della comunicazione digitale come quella, più famosa, del social media manager, ma ce ne sono tante altre, che a oggi non hanno un ruolo specifico nel nostro ordinamento. Inoltre c’è il tema di una nuova organizzazione del lavoro: una redazione diffusa, in cui le professionalità si integrano e si potenziano con l’obiettivo finale del servizio al cittadino. In generale, la comunicazione digitale per il servizio complessivo al cittadino è qualcosa di fondamentale e non più rimandabile”.
Per approfondire
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