Tutti speriamo nella rivincita di Y. È maschile, piccolo, povero, ripetitivo, quasi indecifrabile, ma potrebbe darci alcune risposte decisive per vincere la più grande battaglia della medicina: quella contro il cancro. La genetica è, e resta, una delle branche più affascinanti e misteriose della scienza. Nonostante gli enormi progressi nello studio dei cromosomi e del DNA e le ormai innumerevoli applicazioni di queste conoscenze nella pratica medica, ci sono aree ancora dense di incognite. Una di queste, appunto, è legata a natura, funzione e destino del cromosoma Y: maschile, piccolo, povero, ripetitivo, e quasi indecifrabile, l’abbiamo definito poco fa.
Maschile perché è parte unicamente del bagaglio genetico degli uomini (mentre il cromosoma X è presente per entrambi i sessi) e determina la nascita di un bimbo anziché di una bimba.
Piccolo perché ha poche decine di geni contro gli oltre 1.000 contenuti in X.
Contiene molto materiale genetico di cui non sappiamo l’utilità: alcuni scienziati lo definiscono “junk DNA”
Povero perché, da quello che sappiamo attualmente, contiene poche informazioni utili, molto materiale genetico di cui non sappiamo l’utilità (alcuni scienziati lo definiscono “junk DNA”) e perché nel corso dell’evoluzione è andato perdendo geni per strada, tanto da far supporre ad alcuni ricercatori il suo ulteriore decadimento e scomparsa nei prossimi milioni di anni.
Ripetitivo e quasi indecifrabile perché proprio le sequenze molto ripetitive di DNA di cui è composto hanno reso per anni arduo il compito degli scienziati che dovevano capire l’ordine esatto in cui mettere in fila quelle sequenze, come pezzi di un puzzle tutti uguali da dover sistemare nel modo corretto.
Fino a pochi mesi fa, quando finalmente gli scienziati del Jackson Laboratory for Genomic Medicine guidati da Charles Lee e il Consorzio Telomere-to-Telomere (T2T) del National Human Genome Research Institute, che raccoglie oltre 100 ricercatori nel mondo, sotto la supervisione di Adam Phillippy, hanno completato il puzzle aprendo nuove prospettive in molti ambiti, primo tra tutti quello dei tumori, maschili e non solo, passando per l’immunoterapia e per la cura all’infertilità.
«È stato l’ultimo genoma degli esseri umani ad essere completamente sequenziato perché, anche se è un cromosoma molto corto, si è rivelato essere anche uno dei più complessi, con molte sequenze ripetute. Ci servivano nuove tecnologie per poter sbrogliare la matassa e capire davvero in modo corretto quale fossa la sequenza di geni, tecnologie a cui abbiamo avuto accesso solo di recente» spiega a TrendSanità proprio il professor Lee, presente a Roma per lo Human Genome Meeting 2024, il congresso guidato in questa edizione dal professor Giuseppe Novelli, Ordinario di Genetica Medica, all’Università di Tor Vergata, che ha riunito genetisti di tutto il Mondo.
Alcuni tumori nei maschi, ad esempio il cancro del colon o il cancro della vescica, comportano conseguenze diverse se chi li sviluppa ha perso il cromosoma Y
«Nello studio che abbiamo pubblicato solo pochi mesi fa – spiega lo scienziato – abbiamo sequenziato 43 cromosomi Y umani e abbiamo riscontrato che ci sono grandi differenze in termini di dimensioni. Ci sono uomini sani che camminano normalmente e che hanno grandi delezioni, mutazioni o assenze, di parti del cromosoma e altri che hanno molto materiale genetico aggiuntivo di cui ancora non capiamo bene la funzione. Ma l’aspetto affascinante e che avendolo finalmente mappato per intero, ora possiamo iniziare a studiarne tutti gli aspetti e le differenti prerogative».
«Uno degli ambiti su cui ci stiamo più soffermando e su cui stiamo concentrando le ricerche è quello del cancro e di alcuni tumori maschili. Crediamo che, in realtà, ci sia qualche importante associazione del cromosoma Y con l’immunologia, e questo ci sta indirizzando perché rappresenta più di quanto abbiamo appreso in precedenza. Come lo sappiamo? Perché stiamo iniziando ad avere evidenza che alcuni tumori nei maschi, ad esempio il cancro del colon o il cancro della vescica, comportano conseguenze diverse se chi li sviluppa ha perso il cromosoma Y. In sostanza sono molto aggressivi su questi soggetti. E se, invece, si utilizza un trattamento immunoterapico sulle persone che hanno perso il cromosoma Y la risposta all’immunoterapia è decisamente migliore. Quindi, crediamo effettivamente che ci siano parti del cromosoma Y che sono collegate all’immunità maschile e, dunque, ora il lavoro imminente sarà quello di scoprire quali parti del cromosoma Y sono importanti per la salute e l’immunità maschile» conclude Lee.