Farmaci biologici e farmaci originator: un’indagine in Regione Lombardia

Analisi sull'uso dei farmaci attualmente disponibili per il trattamento delle patologie reumatologiche, gastroenterologiche e dermatologiche, con un’indicazione sul consumo annuo pro-capite all’interno di cinque realtà ospedaliere della Lombardia

All’interno del contesto sanitario, i farmaci biosimilari stanno via via acquisendo una particolare rilevanza, poiché consentono non solo di modificare l’attuale profilo di prescrizione e di erogazione dei farmaci, ma anche di generare dei benefici sia economici, sia di natura organizzativa. Tali elementi, tuttavia, necessitano di essere monitorati e valorizzati all’interno dei differenti contesti locali e ospedalieri di riferimento.

Benché il profilo di efficacia e di sicurezza dei biosimilari sia ormai ampiamente dimostrato, sia dalle evidenze di letteratura sia dalla reale pratica clinica, poco è stato prodotto in riferimento al loro livello di prescrizione reale e potenziale, nonché al loro tasso di utilizzo rispetto agli originator di riferimento.

Per cercare di colmare questo gap conoscitivo, diviene rilevante fornire al sistema un quadro chiaro e utile, che possa far comprendere il livello di appropriatezza attualmente in essere all’interno delle strutture che prendono in carico i pazienti affetti da specifiche patologie dermatologiche, reumatologiche e gastroenterologiche, all’interno delle quali trova spazio l’erogazione di farmaci biosimilari, ciò per consentire di liberare o destinare le corrette risorse economiche e organizzative, in base alle reali esigenze di accessibilità.

Sulla base di queste premesse, l’obiettivo primario dell’attività che verrà descritta di seguito è stato quello di analizzare l’utilizzo dei farmaci attualmente disponibili per il trattamento delle patologie reumatologiche, gastroenterologiche e dermatologiche, considerando gli anni 2018-2021, fornendo un’indicazione sul consumo annuo pro-capite, al fine di fornire una fotografia e un vero e proprio spaccato sulla base dei dati real life di consumo raccolti all’interno di cinque realtà ospedaliere di Regione Lombardia.

Ulteriore obiettivo è stato quello di definire l’impatto economico correlato all’attuale utilizzo dei farmaci biosimilari, che in un’ottica di analisi di impatto sul budget, preveda la comparazione tra lo scenario attuale di utilizzo degli stessi versus uno scenario di maggiore consumo, sulla base delle indicazioni appropriate, così da comprenderne l’impatto e il potenziale saving futuro, all’interno degli specifici contesti aziendali indagati, considerando dati di attività e di consumo locali, contestualizzando gli specifici risultati all’interno della realtà regionale rappresentata dalla Lombardia.

Metodologia

Per il raggiungimento degli obiettivi sopra illustrati, è stato condotto, dapprima, uno studio di farmaco-utilizzo, così da definire in maniera quantitativa i farmaci oggetto di indagine, le condizioni del loro impiego, le specifiche indicazioni terapeutiche, nonché la frequenza nel trattamento.

All’interno del contesto indagato, sono state reperite informazioni di dettaglio circa l’utilizzo di farmaci biosimilari e originator, attualmente utilizzati per il trattamento delle patologie reumatologiche, gastroenterologiche e dermatologiche, con le rispettive differenti indicazioni di utilizzo, considerando un follow-up di 24 mesi, all’anno 2021, a partire dalla prima erogazione dei farmaci, comprese tra il 1° gennaio 2018 e il 30 giugno 2019, focalizzando l’attenzione sulle sole nuove diagnosi, in modo tale da definire l’utilizzo del farmaco, in termini di frequenza nell’erogazione delle confezioni, nonché il costo correlato al ciclo di somministrazioni a paziente.

Successivamente, sulla base del percorso osservato, è stato valorizzato economicamente l’assorbimento di risorse medio a paziente affetto dalle diverse tipologie di patologie, e trattato con farmaco biosimilare o con originator, reperendo il rispettivo valore economico dalle ultime gare regionali aggiudicate (in termini di costo a singola confezione), considerando l’orizzonte temporale settembre 2021-giugno 2022.

A seguito della definizione del costo medio, è stata condotta anche un’analisi di impatto sul budget, così da comprendere, in maniera puntuale, l’impatto relativo a un utilizzo maggiormente consolidato dei farmaci biosimilari, identificando costi cessanti e/o costi emergenti. All’interno del contesto indagato, i dati di input utilizzati per l’analisi economica, risultano essere: i) il numero di pazienti per i quali è stato utilizzato un farmaco biologico o biosimilare; ii) l’utilizzo attuale del farmaco biologico e biosimilare all’interno del contesto di riferimento; iii) il costo della strategia terapeutica.

A seguito della definizione dei succitati dati di input, lo scenario basale (altrimenti denominato scenario AS IS), rappresentativo di ciò che a oggi avviene nella pratica clinica dei centri coinvolti, in termini di consumo medio di farmaci biosimilari e originator, all’interno delle tre aree terapeutiche, è stato comparato con gli scenari innovativi, che vengono di seguito sintetizzati.

  • scenario che prevede un maggiore utilizzo di biosimilari, in un’ottica conservativa, ipotizzando un potenziale switch terapeutico solo per i seguenti principi attivi: i) adalimumab; ii) etanercept; iii) infliximab; iv) rituximab, giacché principi attivi che presentano sia l’originator sia il/i relativo/i biosimilare/i. Sulla scorta di questa premessa, nessuna modifica di trattamento è stata considerata nel caso di assunzione, da parte dei pazienti coinvolti, di golimumab, certolizumab, secukinumab, ixekizumab, ustekinumab, guselkumab, risankizumab, tildrakizumab, brodalumab, sarilumab, tocilizumab, baricitinib, tofacitinib, upadacitinib, filgotinib, vedolizumab, abatacept e apremilast. In riferimento a quanto sopra, si specifica come si siano costruite due distinte proiezioni: 1. una prima che considera l’intera coorte indagata; 2. una ulteriore che invece analizza la sola fetta di popolazione trattata con biosimilare o con originator, aventi il relativo biosimilare, anche in questo caso, quindi, senza ipotizzare una modifica di classe terapeutica.
  • scenario che ha contemplato un potenziale switch terapeutico considerando anche una modifica di classe di farmaco, sulla base delle modifiche di cambio di linea terapeutica, basandosi pertanto su ciò che è avvenuto nella reale pratica terapeutica.

Risultati

Il farmaco-utilizzo

La popolazione coinvolta nell’indagine è costituita da 1.885 pazienti che, nel corso dell’intervallo temporale di riferimento descritto (e qui riportato, ossia, 1° gennaio 2018 – 30 giugno 2019), hanno ricevuto diagnosi di patologia, necessitando trattamento con farmaco originator o farmaco biosimilare.

Più della metà del campione complessivo è affetto da patologia dermatologica (51%), mentre marginale risulta essere la popolazione con diagnosi di patologia gastroenterologica (solo il 7% della popolazione complessiva). Il 42% della popolazione coinvolta presenta una problematica di natura reumatologica.

In linea generale, la più parte del campione, a seguito della diagnosi, riceve, in prima linea di trattamento, un farmaco originator (85% versus 15%).

Si specifica come non tutti i pazienti oggetto di indagine abbiano ricevuto trattamento sia nel corso del primo sia nel corso del secondo anno dalla data di diagnosi. La quota parte di popolazione che riceve trattamento solo nel primo anno risulta pari al 40% del campione complessivamente inteso.

Stratificando le informazioni raccolte sulla base dell’area terapeutica indagata, la Tabella 1 riporta come i biosimilari vengano prevalentemente utilizzati nel contesto della gastroenterologia (51%), sebbene, all’interno di questa attività di ricerca, sia il setting meno rappresentato a livello di numerosità complessiva del campione di pazienti affetti da patologia gastroenterologica, nel corso dell’orizzonte temporale oggetto di indagine. Tale considerazione si riscontra anche in riferimento agli switch terapeutici occorsi da originator a biosimilari all’interno delle tre aree terapeutiche: tale natura di switch è occorsa in maniera preponderante nel contesto della gastroenterologia (72%).

Inoltre, è importante rilevare come in tutti i setting patologici, la più parte dei pazienti abbia ricevuto il farmaco (sia esso originator o biosimilare) nei 24 mesi successivi la data di diagnosi.

ReumatologiaGastroenterologiaDermatologia
Utilizzo di farmaci
% di utilizzo biosimilari20%51%6%
% di utilizzo originator80%49%94%
Follow-up del paziente
% di pazienti trattati per 24 mesi, senza cambio di terapia54%43%45%
% di pazienti trattati per 24 mesi, con cambio di terapia al primo anno12%17%5%
% di pazienti trattati per 24 mesi, con cambio di terapia al secondo anno6%11%2%
Switch terapeutico
% di switch terapeutico – overall20%30%8%
% di switch terapeutico – da originator a biosimilare28%72%21%
Tabella 1 – Utilizzo dei farmaci biosimilari all’interno della reale pratica clinica

La valorizzazione economica

La gestione di un paziente trattato con farmaco biosimilare è correlata a un assorbimento di risorse economiche significativamente inferiore rispetto al trattamento dello stesso con farmaco originator

Come da ipotesi iniziale, la gestione di un paziente trattato con farmaco biosimilare è correlata a un assorbimento di risorse economiche significativamente inferiore rispetto al trattamento dello stesso con farmaco originator, riportando vantaggi economici che si attestano intorno al 71% in area reumatologica, all’84% in area gastroenterologica, e all’89% in area dermatologica.

All’interno del contesto della reumatologia, nell’ipotesi di trattamento dei 783 pazienti coinvolti nell’indagine, un utilizzo maggiore di biosimilare consentirebbe un risparmio del 13% (973.183,39 €) nell’ipotesi di modificare la terapia solo per quei pazienti trattati con un farmaco originator avente anche il rispettivo biosimilare (Scenario TO BE 1). Come precedentemente descritto, l’ipotesi di fondo è di tipo conservativo e non prevede uno switch tra famiglie di molecole appartenenti a realtà differenti. Ipotizzando uno switch completo e quindi la possibilità di effettuare un cambio anche di classe terapeutica, un utilizzo maggiore di biosimilare consentirebbe un risparmio intorno al 14% (1.068.623,18 €), sempre nell’ottica di trattare tutti i 783 pazienti affetti da patologia di natura reumatologica.

Si è effettuata un’ulteriore proiezione prendendo in considerazione solo il campione ridotto di pazienti affetti da patologia reumatologica, trattati con biosimilari o con originator aventi questi ultimi, però, il rispettivo biosimilare. Si tratta quindi di una proiezione che circoscrive il vantaggio economico che si potrebbe generare solo per una parte del campione complessivamente arruolato, rappresentativo, nello specifico, del 40% dei pazienti coinvolti nell’attività di ricerca presentata in queste pagine, poiché affetta da patologia reumatologica. Alla luce di questa proiezione, emerge un vantaggio economico derivante da una maggiore apertura nei confronti dei farmaci biosimilari pari al 47% (in valore assoluto pari a 1.192.994,83 €).

Ipotesi di utilizzo maggiormente consolidato di biosimilari all’interno della coorte di pazienti con patologia reumatologica, nell’ipotesi di non modificare classe terapeutica
Scenario AS IS (fotografia attuale)7.619.615,19 €
Scenario TO BE 16.646.431,79 €
Scostamento (€)-973.183,39 €
Scostamento (%)-13%
Ipotesi di utilizzo maggiormente consolidato di biosimilari all’interno della coorte di pazienti con patologia reumatologica, nell’ipotesi di modificare classe terapeutica, sulla base di quanto occorso all’interno della pratica clinica indagata
Scenario AS IS (fotografia attuale)7.619.615,19 €
Scenario TO BE 26.550.992,01 €
Scostamento (€)-1.068.623,18 €
Scostamento (%)-14%
Ipotesi di utilizzo maggiormente consolidato di biosimilari all’interno della coorte di pazienti con patologia reumatologica, prendendo in considerazione solo i pazienti trattati con biosimilari e coloro i quali sono trattati con originator avente il rispettivo biosimilare
Scenario AS IS _ seconda proiezione (campione ridotto)2.564.518,31 €
Scenario TO BE _ seconda proiezione (campione ridotto)1.371.523,49 €
Scostamento (€)-1.192.994,83 €
-47%
Tabella 2 – Analisi di impatto sul budget, all’interno del contesto della reumatologia

Focalizzando l’attenzione sul contesto della gastroenterologia, un utilizzo maggiore di farmaci biosimilari (Scenario TO BE 1) consentirebbe un risparmio del 13% (in valore assoluto pari a un vantaggio di 166.373,99 €), considerando i 139 pazienti complessivamente coinvolti nell’attività di ricerca e approcciando alla valutazione in maniera conservativa, senza considerare un potenziale switch tra originator e biosimilare di classe terapeutica differente.

In caso, invece, di switch terapeutico completo tra farmaci originator e biosimilari, anche di differente classe terapeutica e considerando ciò che occorre in reale pratica clinica, l’impatto sul budget permette di dimostrare un risparmio pari al 25% (319.218,76 €).

L’ultima proiezione economica, che prevede un focus solo sul campione ridotto di pazienti affetti da patologia gastroenterologica (pari al 79% della popolazione complessivamente arruolata), trattati con biosimilari o con originator aventi questi ultimi, però, il rispettivo biosimilare, permetterebbe un risparmio del 34% rappresentativo, in valore assoluto di un ammontare pari a 247.865,16 €.

Ipotesi di utilizzo maggiormente consolidato di biosimilari all’interno della coorte di pazienti con patologia gastroenterologica, nell’ipotesi di non modificare classe terapeutica
Scenario AS IS (fotografia attuale)1.265.165,89 €
Scenario TO BE 11.098.791,90 €
Scostamento (€)-166.373,99 €
Scostamento (%)-13%
Ipotesi di utilizzo maggiormente consolidato di biosimilari all’interno della coorte di pazienti con patologia gastroenterologica, nell’ipotesi di modificare classe terapeutica, sulla base di quanto occorso all’interno della pratica clinica indagata
Scenario AS IS (fotografia attuale)1.265.165,89 €
Scenario TO BE 2945.947,12 €
Scostamento (€)-319.218,76 €
Scostamento (%)-25%
Ipotesi di utilizzo maggiormente consolidato di biosimilari all’interno della coorte di pazienti con patologia gastroenterologica, prendendo in considerazione solo i pazienti trattati con biosimilari e coloro i quali sono trattati con originator avente il rispettivo biosimilare
Scenario AS IS _ seconda proiezione (campione ridotto)719.507,10 €
Scenario TO BE _ seconda proiezione (campione ridotto)471.641,94 €
Scostamento (€)-247.865,16 €
Scostamento (%)-34%
Tabella 3 – Analisi di impatto sul budget, all’interno del contesto della gastroenterologia

Infine, all’interno dell’area della dermatologia, nella comparazione tra Scenario AS IS e Scenario TO BE 1, un utilizzo maggiore di farmaci biosimilari (prevedendo, pertanto, uno switch tra medesima classe di farmaco) potrebbe generare un risparmio del 3% (rappresentativo di un ammontare pari a 343.537,73 €), per il trattamento dei 963 pazienti con patologia dermatologica, complessivamente arruolati. In caso di switch terapeutico tra farmaci originator e biosimilari, anche di differente classe terapeutica e considerando ciò che occorre in reale pratica clinica, il vantaggio correlato a un utilizzo maggiore di biosimilari sfiora il 4%, ossia risulta essere pari a 448.534,97 €.

Prendendo in considerazione, infine, solo il campione ridotto di pazienti affetti da patologia dermatologica, trattati con biosimilari o con originator aventi questi ultimi, però, il rispettivo biosimilare, emerge un vantaggio economico derivante da una più elevata apertura nei confronti dei farmaci biosimilari, pari al 58% (445.093,64 € sempre sulla base del fatto che questa ultima proiezione prende in considerazione un campione ridotto di pazienti rappresentativo del 15% rispetto alla popolazione complessivamente coinvolta nell’analisi).

Ipotesi di utilizzo maggiormente consolidato di biosimilari all’interno della coorte di pazienti con patologia dermatologica, nell’ipotesi di non modificare classe terapeutica
Scenario AS IS (fotografia attuale)9.978.934,04 €
Scenario TO BE 19.635.396,31 €
Scostamento (€)-343.537,73 €
Scostamento (%)-3%
Ipotesi di utilizzo maggiormente consolidato di biosimilari all’interno della coorte di pazienti con patologia dermatologica, nell’ipotesi di modificare classe terapeutica, sulla base di quanto occorso all’interno della pratica clinica indagata
Scenario AS IS (fotografia attuale)9.978.934,04 €
Scenario TO BE 29.530.399,07 €
Scostamento (€)-448.534,97 €
Scostamento (%)-4%
Ipotesi di utilizzo maggiormente consolidato di biosimilari all’interno della coorte di pazienti con patologia dermatologica, prendendo in considerazione solo i pazienti trattati con biosimilari e coloro i quali sono trattati con originator avente il rispettivo biosimilare
Scenario AS IS _ seconda proiezione (campione ridotto)770.584,48 €
Scenario TO BE _ seconda proiezione (campione ridotto)325.490,84 €
Scostamento (€)-445.093,64 €
Scostamento (%)-58%
Tabella 4 – Analisi di impatto sul budget, all’interno del contesto della dermatologia

Conclusioni

Nonostante l’introduzione dei farmaci biosimilari rappresenti un vantaggio in termini di governance della spesa farmaceutica, in Italia, il loro livello di utilizzo è caratterizzato da una notevole eterogeneità a seconda del tipo di molecola considerata e dell’area patologica di riferimento.

Anche all’interno del lavoro presentato sinteticamente in queste pagine, si è rilevato un utilizzo marginale di farmaci biosimilari, suggerendo la necessità di comunicarne un differente approccio di utilizzo, anche alla luce del considerevole vantaggio economico che, a cascata, potrebbe generarsi per le strutture che prendono in carico i pazienti e per il sistema sanitario nel complesso.

Molto importante è considerare come il basso tasso di penetrazione dei biosimilari, rilevato all’interno del contesto lombardo, si riscontra anche in diverse regioni italiane, nonostante le indicazioni fornite da parte di AIFA nel secondo position paper del 2018.

È utile ricordare anche come l’ingresso dei biosimilari nel contesto italiano sia avvenuto gradualmente e con modalità diverse nelle varie Regioni italiane, che hanno potuto avvalersi anche di strumenti di acquisto dei farmaci biologici e biosimilari in “accordo quadro”.

Tale procedura di approvvigionamento, disciplinata dalla “Legge di Stabilità dell’11 dicembre 2016, n. 232 art. 1 comma 407, 11-quarter”, ha contribuito a favorire la disponibilità di più farmaci biosimilari con costi notevolmente ridotti rispetto ai corrispondenti originator.

Alcune riflessioni vanno condotte anche in riferimento alle implicazioni manageriali generate dalla disponibilità di dati derivanti da real-world evidence: queste informazioni, infatti, potrebbero rivestire un duplice ruolo. Da un lato, potrebbero rappresentare un’ulteriore conferma per i key-opinion leader circa l’utilizzo sicuro, efficace e costo-efficace dei biosimilari all’interno della pratica clinica. Dall’altra, potrebbero integrare gli attuali flussi regionali e nazionali dei farmaci, con informazioni rilevanti, a oggi, però, spesso mancanti, come, per esempio, diagnosi, modifica di linea terapeutica e follow-up clinico del paziente. Tali informazioni, qualora debitamente integrate all’interno del flusso di rendicontazione (anzi conosciuto come File F), potrebbero supportare delle analisi più settoriali che, in questo momento, non possono essere condotte in una condizione di carenza delle informazioni utili di riferimento.

Diviene importante, infine, l’approfondimento delle diverse fasi che richiedono la prescrizione e la somministrazione delle terapie al paziente, strutturando degli specifici indicatori di monitoraggio, andando a definire le azioni che possono essere condotte sui pazienti naïve e quelle invece che possono generare un’ottimizzazione e una corretta gestione del percorso per i pazienti già in trattamento e/o che necessitano un cambio di terapia, non solo all’interno del contesto regionale lombardo, ma anche in altri contesti di riferimento.

L’attenzione posta in essere nel processo di prescrizione dei farmaci biosimilari potrebbe divenire un fattivo strumento per rendere sostenibile il sistema sanitario

In conclusione, l’attenzione posta in essere nel processo di prescrizione dei farmaci biosimilari potrebbe divenire un fattivo strumento per rendere sostenibile il sistema sanitario, permettendo a quest’ultimo di liberare risorse e sostenere il costo non solo dei farmaci innovativi, ma anche di differenti tipologie di prestazioni ai medesimi pazienti, in una logica di consolidamento del risparmio generato, piuttosto che attuando una politica di maggiore accessibilità al sistema, grazie ai risparmi generati in alcune aree terapeutiche.

I risultati integrali dell’attività di ricerca mostrata in queste pagine possono essere visionati nel dettaglio cliccando qui.

Bibliografia

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