Tra i documenti più rilevanti presentati nel corso dell’anno ormai al termine, spicca il rapporto sulla competitività europea redatto da Mario Draghi, destinato a lasciare un segno profondo negli anni a venire.
Il settore farmaceutico occupa una posizione centrale nell’analisi, con l’indicazione di riformare il quadro normativo europeo. L’obiettivo? Stimolare l’innovazione, attrarre investimenti strategici e garantire ai cittadini accesso equo e tempestivo alle cure. Un messaggio che punta a ridefinire le priorità del continente in un momento cruciale per la sua competitività globale.
Tra le criticità evidenziate nel documento spicca il GDPR, il Regolamento europeo per la protezione dei dati personali, la cui applicazione disomogenea genera incertezza sull’uso legittimo dei dati sanitari. Questa frammentazione normativa ostacola lo sviluppo di strumenti di intelligenza artificiale, limitandone l’efficacia nel settore medico e farmaceutico, e rallenta il progresso tecnologico in un ambito determinante per la salute pubblica.
Non tutti i paesi dell’Unione, poi, hanno adeguato la normativa permettendo l’uso secondario dei dati sanitari per scopi di ricerca scientifica.
«Bisogna agire sulla legislazione farmaceutica che voleva inizialmente accorciare la proprietà intellettuale, quindi rendere più difficile fare investimenti in ricerca di base, in ricerca clinica in Europa, andando a invertirla – ribadisce il Presidente di Farmindustria Marcello Cattani a TrendSanità –. L’auspicio è che i due documenti – il report di Enrico Letta e quello di Mario Draghi – che segnano il passo rispetto alla priorità strategica dell’industria farmaceutica e della ricerca e sviluppo diventino la base di lavoro non più procrastinabile per la nuova Commissione e il nuovo Parlamento».
L’industria chiede una legislazione più forte, che allunghi la proprietà intellettuale per rendere più attrattiva l’Europa per quanto riguarda gli investimenti, la ricerca e la produzione farmaceutica. «In questo modo si potranno garantire più certezze di salute e farmaci ai cittadini europei», prosegue Cattani.
Il documento auspica infine una maggiore collaborazione tra istituzioni pubbliche e private per rafforzare la resilienza del settore.
Complessivamente, il report richiede un’accelerazione importante in un momento di grande trasformazione a livello europeo, con le nuove istituzioni che stanno costruendo i prossimi cinque anni e alle porte l’approvazione della più importante riforma farmaceutica a livello comunitario a distanza di due decenni dalla precedente.
Favorire una maggiore indipendenza produttiva dell’Europa
«Nel Rapporto Draghi emerge quanto il settore farmaceutico sia cruciale per la salute pubblica e per l’innovazione tecnologica e industriale – ricorda a TrendSanità il Sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato –. Sono considerazioni che questo Governo ha fatto sue fin dal primo giorno di mandato; non è un caso che uno dei primi tavoli tecnici che ho voluto insediare al Ministero della Salute sia stato quello sull’approvvigionamento dei farmaci, al quale si è affiancato quello interministeriale con il Ministero delle Imprese e del Made in Italy sul biomedicale. L’obiettivo è individuare soluzioni per favorire una maggiore indipendenza produttiva dell’Europa di medicinali e principi attivi e per continuare ad essere attrattivi per il comparto».
E proprio per allinearsi con quanto contenuto nell’analisi e semplificare gli aspetti regolatori della ricerca sanitaria, «fra i primi provvedimenti del Ministro Schillaci c’è stata la firma di quattro decreti sulle sperimentazioni cliniche per snellire le procedure amministrative e favorire una minore burocrazia, senza però rinunciare al necessario rigore scientifico», prosegue il Sottosegretario, citando anche il tema della Zona Economica Speciale (ZES) del Mezzogiorno, introdotta come opportunità per le imprese di beneficiare di un’autorizzazione unica e di crediti di imposta per chi decide di investire al Sud.
Necessaria un’azione congiunta
L’invito di Marcello Cattani è a fare sistema: «Ci sono spinte nazionalistiche e capacità diverse di essere attrattivi e competitivi rispetto agli investimenti esteri e credo che i Governi dovrebbero fare un’azione congiunta, rafforzando il framework degli investimenti e dell’attrattività europea per mitigare e andare ad ammorbidire questi effetti di singoli nazionalismi che sono una strategia presente ma miope rispetto a un quadro più ampio che deve essere il rafforzamento dell’Europa, nell’attrarre investimenti nell’industria farmaceutica e stimolare la crescita della propria industria farmaceutica che fa ricerca scientifica, tecnologica e industriale; non solo farmaci innovativi ma tutti i farmaci che in condizioni così difficili possono andare in stato di carenza, e poi non ci dobbiamo lamentare se questo succede».
Per la prima volta, l’Italia fa il suo ingresso a livello internazionale nel sistema strutturale di incentivi per favorire lo sviluppo di nuovi antibiotici
Tra le indicazioni pratiche, si parla di sbloccare investimenti pubblici e privati tramite incentivi fiscali. È possibile farlo nel nostro Paese? «Riporto un esempio pratico e attuale richiamando quanto abbiamo discusso nel corso dell’evento conclusivo del G7 Salute che si è svolto a Bari sul tema dell’antibiotico-resistenza – afferma Gemmato –. Insieme ai Grandi della Terra, i Paesi ospiti e le organizzazioni internazionali abbiamo commentato le iniziative dell’Italia nel contesto degli incentivi push and pull alla ricerca e all’industria farmaceutica. Per la prima volta, infatti, l’Italia fa il suo ingresso a livello internazionale nel sistema strutturale di incentivi per favorire lo sviluppo di nuovi antibiotici, attraverso 21 milioni di euro annunciati dal Ministro Giorgetti per il finanziamento della partnership globale no profit CarbX. In questo modo promuoviamo gli incentivi push per incoraggiare gli investitori privati ad allocare risorse nella fase di ricerca di nuovi antibatterici».
A questo si aggiungono i 100 milioni di euro del Fondo farmaci innovativi previsti nella Legge di Bilancio 2025, per lo sviluppo di agenti antinfettivi per infezioni da germi multi-resistenti: «Sono misure concrete che puntano a stimolare lo sviluppo di medicinali per una criticità che da qui al 2050 sarà sempre più sentita a livello mondiale».
La sostenibilità della sanità pubblica
E proprio la Legge di Bilancio è di attualità nelle ultime settimane: assunzioni, formazione e investimenti non sembrano all’altezza di quanto promesso qualche mese fa e gli operatori sanitari lamentano la mancanza di soluzioni concrete a problemi strutturali.
Prevenzione, digitalizzazione, presa in carico multidisciplinare e approccio personalizzato sono al centro della discussione sulla Manovra per quanto riguarda la sanità
«Come ho avuto modo di commentare in occasione dello sciopero indetto nelle passate settimane da alcune sigle sindacali di medici e infermieri, la protesta è sacrosanta e riconosciuta dalla nostra Costituzione ed è senz’altro di stimolo per noi tutti a fare meglio – chiosa Gemmato -. Mi chiedo, tuttavia, come mai queste stesse rimostranze non siano state manifestate negli anni passati, quando sotto la guida degli esecutivi di centro sinistra venivano effettivamente applicati tagli lineari al Fondo Sanitario Nazionale che hanno generato le criticità che adesso noi stiamo cercando di sanare. Con uno sguardo programmatico e di lungo respiro, ci stiamo concentrando a rendere più performante e soprattutto coerente con le esigenze di salute attuali un Servizio Sanitario Nazionale che a breve compirà ben 46 anni».
Per Gemmato «la sostenibilità della sanità pubblica e il suo miglioramento sono l’obiettivo in cima all’agenda politica; perché oggi ci troviamo a dover conciliare il progressivo invecchiamento della popolazione e l’incidenza sempre maggiore delle cronicità con la necessità di continuare a garantire l’universalismo delle cure e l’omogeneità del loro accesso in tutto il territorio nazionale. Le leve strategiche su cui intervenire sono dunque la prevenzione, per una gestione del paziente più tempestiva e che eviti il conclamarsi delle patologie; unita alla digitalizzazione della sanità, che consente già di colmare i gap di distanza fisica tra medico e paziente e di applicare un modello di presa in carico del cittadino multidisciplinare, personalizzato e che tenga sempre il cittadino al centro».