Change in Cardiology 2025: innovazione, multidisciplinarietà e accesso al cuore del futuro

Oltre 2.500 specialisti da tutto il mondo si sono ritrovati a Torino all’evento che ha messo al centro obesità, innovazione tecnologica, intelligenza artificiale e multidisciplinarietà per ridisegnare il futuro della cardiologia

Oltre 2.500 specialisti da tutto il mondo si sono dati appuntamento a Torino per il Congresso che si conferma un punto di riferimento internazionale per la comunità cardiologica. Sotto la direzione scientifica di Giuseppe Musumeci (Direttore S.C. Cardiologia, Ospedale Mauriziano di Torino), Ferdinando Varbella (Direttore S.C. Cardiologia Rivoli), Giuseppe Patti (Direttore Dipartimento Toraco-Cardio-Vascolare, AOU Maggiore della Carità di Novara) e Italo Porto (Direttore Cardiologia Policlinico San Martino, Genova), nell’edizione di quest’anno si è parlato anche di lotta all’obesità come patologia cardiovascolare, accesso all’innovazione, importanza della collaborazione tra medicina e ingegneria, e ruolo crescente dell’intelligenza artificiale nella personalizzazione delle cure.

Obesità e rischio cardiovascolare: il bisogno di nuovi percorsi

L’obesità è stata al centro del dibattito, evidenziando il suo ruolo significativo nell’aumento del rischio cardiovascolare e della mortalità. Sovrappeso e obesità colpiscono ormai più del 60% della popolazione europea e sono un importante fattore di rischio cardiovascolare, ma possono essere prevenuti e curati: la sensibilizzazione verso un corretto stile di vita è fondamentale, ma deve essere affiancata da un’opportuna strategia per la salute, che comincia con appositi percorsi diagnostici, terapeutici e assistenziali (PDTA) multidisciplinari dedicati al tema.

«L’obesità aumenta il rischio cardiovascolare e la mortalità cardiovascolare – spiegano i Direttori scientifici del Change – ma negli ultimi decenni, anche secondo il Consensus sull’Obesità e sulla Malattia cardiovascolare pubblicato nel 2024 dalla Società Europea di Cardiologia, la gestione di questa condizione ha ricevuto molta meno attenzione rispetto agli altri fattori di rischio cardiovascolari modificabili. Oggi, con i nuovi farmaci contro l’obesità, abbiamo a disposizione strumenti con un enorme potenziale, che devono però essere inseriti all’interno di percorsi terapeutici dedicati per la prevenzione di eventi avversi cardiovascolari nella popolazione sovrappeso e obesa e per evitare recidive nei tanti pazienti sovrappeso che hanno già avuto un infarto o una malattia cardiaca e che sono ad altissimo rischio».

I nuovi farmaci contro l’obesità hanno un grande potenziale, ma vanno integrati in PDTA specifici per prevenire eventi cardiovascolari e recidive nei pazienti a rischio

Per affrontare questa sfida, i centri organizzatori del congresso hanno sviluppato PDTA specifici che prevedono una stretta collaborazione con la dietologia clinica e l’impostazione della terapia farmacologica con semaglutide e tirzepatide nei pazienti che ne hanno bisogno. Questi trattamenti hanno mostrato risultati promettenti, con una perdita di peso tra il 10% e il 20% e una significativa riduzione del rischio di eventi cardiovascolari.​

La diffusione del PDTA cardiologico sull’obesità ad altre cardiologie e altre regioni, oltre a Piemonte e Liguria, potrebbe consentire la creazione di un registro nazionale dei pazienti obesi a rischio cardiovascolare, che permetterebbe di valutare quanti pazienti vengono trattati, come vengono trattati, quali sono i risultati clinici e in generale di controllare il fenomeno.

Accesso all’innovazione: una sfida tra sostenibilità e rapidità

«La cardiologia vive di innovazione continua: farmaci, dispositivi per l’interventistica, pacemaker, defibrillatori. Ma l’accesso a queste tecnologie è spesso rallentato da ostacoli regolatori e vincoli di budget», ha spiegato a TrendSanità Giuseppe Musumeci. Due i nodi principali: da un lato la complessità dei piani terapeutici per i farmaci innovativi, dall’altro i limiti imposti dai tetti di spesa regionali sui dispositivi. Serve, secondo Musumeci, un dialogo più stretto tra clinici, regolatori e decisori politici, per conciliare sostenibilità e diritto alla cura.

Musumeci ha inoltre sottolineato tre priorità emerse dal congresso:​  «Oltre all’obesità – che deve essere riconosciuta come patologia, rendendo rimborsabili i nuovi farmaci, il trattamento interventistico delle valvulopatie, in particolar modo quella aortica, e anche in questo caso bisogna eliminare le restrizioni di budget per permettere a tutti i clinici di trattare i pazienti che ne hanno bisogno; e il trattamento del colesterolo alto, la terapia ipolipemizzante e il trattamento del paziente diabetico, cercando di superare l’inerzia terapeutica anche nei medici cardiologi per garantire al paziente il miglior trattamento possibile, il miglior compenso cardiometabolico e ridurre le malattie cardiovascolari».

Ingegneria e medicina: il binomio del futuro

Change in Cardiology è anche un laboratorio di multidisciplinarietà. «Questo Congresso parla due lingue: quella del medico e quella dell’ingegnere», ha sottolineato Filippo Molinari, Vicerettore per il Piano strategico del Politecnico di Torino. «In un momento in cui i metodi e le tecnologie stanno diventando sempre più importanti e sempre più impattanti, da una parte c’è bisogno di competenze molto tecniche che però siano in grado di dialogare con i problemi clinici e dall’altra parte c’è bisogno di sapere quali sono i veri problemi che si stanno affrontando per cercare le soluzioni più efficienti».

L’intelligenza artificiale, l’analisi delle immagini, lo sviluppo di modelli predittivi stanno trasformando la cardiologia, e servono professionisti in grado di integrare le competenze cliniche con quelle tecnologiche.

Manuela Appendino, coordinatrice della Commissione Clinica Biomedica dell’Ordine degli Ingegneri di Torino, ha portato avanti il progetto formativo avviato tre anni fa con Change in Bioengineering: «Finalmente riusciamo a far convivere in un contesto clinico molto interessante come quello del Change in Cardiology la professione dell’ingegnere biomedico che collabora direttamente con i cardiologi. Diamo agli studenti la possibilità di assistere a interventi live, ma anche di confrontarsi su innovazione, regolamenti europei e dialogo tra clinica, industria e start-up».

Ribadisce il ruolo fondamentale dell’ingegnere biomedico Giuseppe Ferro, presidente dell’Ordine torinese: «Non solo per ricerca e sviluppo, il mandato dell’ingegnere biomedico attiene in particolare alla certificazione e alla sicurezza dei dispositivi utilizzati in sanità. A maggior ragione, in un momento come questo, dove la ricerca di nuovi materiali e di nuove tecnologie è sempre più presente come supporto alla classe medica».

Intelligenza artificiale e medicina personalizzata

Infine, l’intelligenza artificiale. Charles A. Taylor, fondatore di HeartFlow e pioniere nella computational medicine, ha illustrato come l’AI possa supportare l’interpretazione dei dati derivanti dagli strumenti di imaging, permettendo diagnosi non invasive e personalizzate delle malattie coronariche.  «L’interpretazione di questi dati spesso rappresenta una vera sfida per i medici», ha affermato Taylor. «Questa tecnologia consente di personalizzare le cure, fornendo informazioni dettagliate su ciascun paziente per guidare il medico verso il trattamento più adatto».

Conferma William Wijns (National University of Ireland Galway), esperto mondiale di cardiologia interventistica: «Grazie all’AI applicata all’angiografia, oggi possiamo ottenere in tempo reale dati complessi come la riserva di flusso coronarico o la vulnerabilità della placca, personalizzando ogni decisione terapeutica e riducendo il ricorso a procedure non necessarie».

Appuntamento al 2026

Change in Cardiology si è confermato ancora una volta un osservatorio privilegiato sull’innovazione cardiologica, capace di unire competenze cliniche, tecnologiche e strategiche per disegnare il cuore del futuro. Un confronto che non si ferma qui: l’appuntamento è già fissato per il 2026, con nuove sfide, nuove idee e la stessa ambizione di cambiare il corso della cardiologia.

Immagine di copertina: © Piero Ottaviano

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Rossella Iannone
Direttrice responsabile TrendSanità