Prosegue con questo approfondimento la collaborazione con il Cultural Welfare Center (CCW) sulla base di un progetto comune di diffusione della conoscenza sul valore delle arti e della cultura per il benessere e la salute
Nel panorama nazionale, il Nord Ovest si è guadagnato il riconoscimento di laboratorio per quanto riguarda la nuova sensibilità che si è andata sviluppando sui temi che riguardano il rapporto fra cultura e salute. All’argomento è stata dedicata la giornata Cultura e Salute. Dal cantiere Well Impact uno sguardo al futuro. Dal Nord Ovest all’Europa, con ospiti nazionali e internazionali, organizzata dalla Fondazione Compagnia di San Paolo. La Fondazione stessa, negli ultimi anni, ha svolto un importante ruolo di leadership di innovazione sostenendo progetti di welfare culturale, che sono stati in quest’occasione illustrati con i loro risultati.
Well Impact: verso un nuovo welfare culturale
Il tema della salute è inserito nell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite ed è rappresentato dall’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile numero 3: “Assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età”. Tutti e tre gli Obiettivi della Fondazione CSP – Cultura, Persone e Pianeta – si sono impegnate per raggiungere l’SDGs 3, con diversi approcci e strumenti. Nell’ambito dell’Obiettivo Cultura, Missione Favorire Partecipazione Attiva, è iniziato nel 2020 il percorso Well Impact volto a individuare progetti, luoghi, linguaggi e relazioni culturali come percorso di prevenzione e cura.
“Con l’Obiettivo Cultura, la Compagnia di San Paolo intende promuovere la creatività, il patrimonio e la partecipazione attiva dei cittadini per lo sviluppo del benessere sociale, civico ed economico del territorio. Per questo motivo la Cultura, come protagonista in modo trasversale, deve contribuire al raggiungimento di diversi target di sviluppo sostenibile”, spiega Alberto Anfossi, Segretario Generale Fondazione Compagnia di San Paolo.
L’OMS ha indicato la Cultura come uno strumento in grado di amplificare e promuovere la prevenzione e la cura della salute
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha indicato la Cultura come uno strumento in grado di amplificare e promuovere la prevenzione e la cura della salute. Per perseguire questi obiettivi, la Fondazione Compagnia di San Paolo ha favorito nel 2020 la creazione di un laboratorio triennale interno di sperimentazione, ricerca e formazione: il Cultural Wellbeing Lab – CWLAB. Presieduto da un comitato scientifico di professionisti della Cultura e del mondo della sanità con la guida del Prof. Pierluigi Sacco, ha promosso e gestito quattro progetti-pilota con valutazione d’impatto.
La Fondazione ha quindi lanciato un laboratorio di progettazione che per prima cosa ha collaborato per costruire una squadra ricca di competenze dal mondo della cultura e della sanità quali il neuroscienziato Vittorio Gallese, l’economista della cultura Annalisa Cicerchia, il medico ricercatore Enzo Grossi, la biologa Donatella Tramontano e il giornalista Luca de Biase.
Il lavoro del comitato scientifico ha individuato quattro filoni di azioni: la cultura come strumento di prevenzione, la cultura per migliorare le relazioni di medical humaties, la cultura come strumento di umanizzazione dei luoghi di cura e il tema del benessere nelle istituzioni culturali. A questi quattro indirizzi si sono ispirati quattro progetti sperimentali e quattro laboratori territoriali tra Torino, Vercelli, Alessandria, Cuneo e Genova: Danzarte, Cultura di Base, Dedalo Vola e Verba Curant.
I quattro progetti sperimentali e i loro risultati
Dopo due anni dal lancio di Well Impact, mercoledì 21 giugno sono stati presentati gli esiti e le valutazioni dei quattro progetti sperimentali, per procedere poi a fare il punto della situazione sul tema in una cornice internazionale che sta facendo dei passi in avanti in termini di policy, pratiche e competenze. Nel dettaglio:
Dedalo Vola è un’iniziativa di promozione della salute che propone la partecipazione culturale negli stili vita salutari e per la prevenzione primaria. Gli esiti hanno riguardato soprattutto un aumento del benessere generale.
Verba Curant applica scrittura e tecniche della narrazione al servizio del mondo della salute per aiutare medici e infermieri a incentivare un rapporto empatico con i pazienti grazie alla forza dei grandi racconti. Risultati: aumento del benessere e dell’empatia.
DanzArte è un progetto che si propone di vedere un’opera d’arte attraverso il corpo: un processo di ricerca avanzata dedicato alle persone potenzialmente a rischio fragilità. La valutazione ha dimostrato un aumento del grado di resilienza dei residenti in RSA e un aumento del benessere tra i residenti a domicilio.
Cultura di Base è un esperimento che si propone di spostare i luoghi di cura all’interno dei luoghi della cultura e i medici di Medicina Generale all’interno dei musei e dei nuovi centri culturali. Gli esiti, hanno illustrato gli esperti, hanno riguardato la riduzione della sensazione del tempo di attesa e un aumento del benessere dei pazienti.
Ognuno di questi progetti ha avuto partner autorevoli del mondo sia della sanità che della Cultura: dalla Fondazione per l’Architettura alle ASL, dalla Scuola Holden all’Università del Piemonte Orientale, al Cultural Welfare Center (CCW). Dall’inizio del percorso a oggi hanno preso parte oltre 2800 operatori e operatrici del mondo culturale, sanitario, educativo, sociale, ricercatori e ricercatrici, funzionari e funzionarie della Pubblica Amministrazione.
Testimonianze e visioni dall’Europa
La sessione pomeridiana dell’evento, moderata da Annalisa Cicerchia, membro del Comitato Scientifico Well Impact, ha visto la partecipazione, tra gli altri, di Niels Fietje, funzionario tecnico, Unità di analisi comportamentali e culturali, Ufficio regionale OMS per l’Europa, di Lars Ebert, Segretario Generale di Culture Action Europe, e di Dorota Weziak-Bialowolska, Faculty Affiliate all’Università di Harvard e Professoressa di Sociologia all’Università Jagellonica.
L’intervento di Fietje ha preso le mosse dalla definizione di salute data dall’OMS nel 1948 come “uno stato di totale benessere fisico, mentale e sociale” e non semplicemente “assenza di malattie o infermità”. Da qui un breve excursus sugli studi sul rapporto fra cultura e salute: “Approcci come l’arteterapia hanno cominciato a svilupparsi come aree di studio negli anni ’30 del secolo scorso, mentre, più in generale, l’idea dell’arte per favorire la salute negli anni ’60 e ’70; ancora, l’arte per la salute pubblica e come si mobilita l’attività culturale per migliorare la salute pubblica si può far risalire alla fine degli anni ’90, ma in realtà c’è ancora poco a livello documentale, questo ambito di studio è tuttora in fase di costruzione giorno dopo giorno”.
L’arte ci permette di creare significati
Tuttavia, ha sottolineato Fietje, “al di là delle evidenze, esiste una sorta di comprensione immediata e istintiva di questo legame, perché tutti sperimentiamo la sensazione fisica del senso di benessere che deriva dall’esperienza culturale: il collegamento fra arte ed emozioni è tangibile e questo uno dei motivi per cui l’arte serve a dare significato, ad articolare cose che sono vaghe o difficili da capire. L’arte ci permette di creare significati”. Un concetto che l’esperto ha voluto sintetizzare con una citazione del pittore Georges Braque: “L’arte è una ferita trasformata in luce”.
Fietje è quindi passato a fornire i riferimenti essenziali per comprendere lo stato dell’arte sull’argomento e le evoluzioni più recenti: dalla scoping review del 2019 sulle evidenze sul ruolo delle arti nel miglioramento della salute e del benessere, tradotta in italiano proprio dal CCW – Cultural Welfare Center, punto di partenza fondamentale per l’affermazione del fatto che l’arte e la salute siano sempre più legate. Tra i progetti più recenti, l’esperto ha citato il rapporto Arts and health: supporting the mental well-being of forcibly displaced people, che evidenzia il ruolo importante che l’arte può svolgere non solo per gli sfollati, ma anche per le comunità ospitanti. Vi è poi il report Intersectoral action: the arts, health and well-being, che mette in luce la necessità di un approccio intersettoriale, per favorire la consapevolezza nei policy maker della possibilità di creare spazi in cui arte e salute coesistono.
Ancora più recente, il progetto Music and motherhood: madri con sintomi anche seri di depressione importante abbiano dimostrato una risposta significativa all’intervento rispetto alle terapie tradizionali e alternative. Non solo: nata nel Regno Unito, l’iniziativa è stata replicata con successo in altri Paesi con contesti culturali diversi, dalla Romania alla Danimarca all’Italia (proprio a Torino).
Impossibile non citare le esperienze di prescrizione sociale, sempre più numerose in molti Paesi tra cui l’Italia.
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Culture Action Europe (CAE), ha spiegato Ebert nella sua relazione, è il principale network europeo di reti culturali, organizzazioni, artisti, attivisti, accademici e policy maker. È il primo punto di riferimento per confronti e dibattiti sulle arti e la politica culturale nell’UE. In quanto unica rete intersettoriale, riunisce tutte le pratiche della cultura, dalle arti dello spettacolo alla letteratura, dalle arti visive al design e alle iniziative trasversali, ai centri comunitari e ai gruppi di attivisti. “Il nostro obiettivo è difendere le arti e la cultura come elemento fondamentale del futuro comune dell’Europa e anche oltre“, ha spiegato. “Facciamo uso di diversi approcci per raggiungere la nostra missione: advocacy, networking, creazione e distribuzione della conoscenza”.
Il focus strategico di CAE 2021-24, ha detto, è su queste priorità:
- Cultura, salute e benessere
- Cultura, ambiente e sviluppo sostenibile
- Condizioni di lavoro in ambito culturale
Questo nell’ambito delle attuali politiche europee. Tra esse, particolare interesse riveste Culture For Health, azione preparatoria co-finanziata dalla Commissione Europea per politiche culturali e sanitarie integrate in risposta alle nuove sfide di salute.
Ancora, sul tema degli impatti della cultura sulla salute e sul benessere è intervenuta Dorota Weziak-Bialowolska. Alla luce degli studi che sta conducendo ad Harvard, l’esperta ha lanciato tre spunti di domande per il futuro:
- intensità dell’esposizione a eventi e attività culturali (quanto spesso è ottimale? Sollevando il dubbio sull’uso eccessivo, oltre che sul sottouso)
- lunghezza dell’esposizione (occasionale oppure costante e per quanto tempo)
- ritardo (lag): quando ci si può attendere un risultato?
Il campo di indagine è relativamente nuovo e gli studi proseguono. Ma non ci sono dubbi: La cultura fa bene alla salute.