Record per le donazioni di organi: i dati della giornata nazionale e il ruolo delle professioni sanitarie

Il 14 aprile si è svolta la giornata nazionale. Dal Ministero della Salute novità CIE per la registrazione della dichiarazione di volontà

Alla scoperta delle professioni sanitarie della Federazione nazionale degli Ordini TSRM e PSTRP

Il 2023 è stato un anno record per le donazioni Italia, con risultati senza precedenti. I dati del Ministero della Salute rivelano un significativo aumento delle donazioni, superando per la prima volta le duemila unità, e dei trapianti, con un totale di 4.462 interventi.

Non si tratta solo delle cifre assolute più elevate mai registrate, ma anche delle percentuali di crescita annuali più significative. L’Italia si è posizionata al secondo posto in Europa per numero di donatori, superando la Francia, grazie a un tasso nazionale di donazione di 28,2 donatori per milione di persone.

Il 14 aprile si è svolta la Giornata nazionale per la donazione di organi: la donazione di organi, tessuti e cellule rappresenta una speranza di vita per chi, in attesa di un trapianto, lotta per sopravvivere. Chi decide di diventare un donatore, quindi, può fare la differenza nella vita di molte persone.

Questi risultati sono stati resi possibili da un aumento delle segnalazioni di potenziali donatori nelle terapie intensive e dall’investimento nel programma di donazione a cuore fermo (DCD), che ha visto un notevole aumento dei trapianti derivati da questo tipo di donazione. La crescita delle segnalazioni è stata anche stimolata dal maggiore impegno delle Regioni e dall’efficace applicazione delle misure del Piano nazionale delle donazioni, promosso dal Centro Nazionale Trapianti (CNT).

La diffusione della cultura della donazione rappresenta un altissimo valore solidaristico

La formazione dei professionisti della Rete trapiantologica e l’introduzione di tecnologie avanzate per la perfusione degli organi hanno giocato un ruolo decisivo nel raggiungimento di questi risultati, posizionando l’Italia all’avanguardia nel settore a livello mondiale.

Un risultato così significativo si deve anche alle aumentate capacità dei professionisti sanitari nell’utilizzo delle tecnologie di perfusione degli organi (un settore che sta vivendo un importante sviluppo) e al lavoro di formazione e organizzazione portato avanti sul territorio per strutturare equipe sanitarie in grado di gestire efficientemente questo tipo di prelievi ad elevata complessità.

Ma come funziona il sistema dei trapianti? Hanno risposto a TrendSanità Lidia Broglia, presidente della Commissione di albo nazionale dei Tecnici di neurofisiopatologia (TNFP), e Salvatore Scali, presidente Commissione di albo nazionale dei Tecnici della fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare (TFCPC) della Federazione nazionale degli Ordini TSRM e PSTRP.

Quali organi e tessuti possono essere donati da vivente o post mortem?

«Decidere di donare gli organi post mortem e in vita è una decisione che può seriamente cambiare la vita di chi ormai non ha più speranza – risponde Broglia –. È un argomento molto delicato, che interessa la sfera strettamente personale di un individuo. Ciò che si può dire in merito è che si tratta di un gesto di totale generosità, così come la donazione in vita. La donazione non è poi circoscritta ai soli “organi”, ma anche ai tessuti. Nello specifico, gli organi che si possono donare post mortem sono: cuore, reni, fegato, polmoni, pancreas e intestino. Tra i tessuti: pelle, ossa, tendini, cartilagine, cornee, valvole cardiache e vasi sanguigni. Appare evidente, quindi, che un unico donatore può salvare la vita o aiutare più persone.

Gli organi o i tessuti che è possibile donare in vita, invece, non sono ovviamente tutti. Tra questi: rene, fegato (parziale), midollo osseo, cute, placenta, segmenti osteo-tendinei e cordone ombelicale».

«Nel caso del rene – interviene Scali –, un donatore compatibile, di solito parente del ricevente, dona uno dei suoi due reni. Per quanto riguarda il fegato, già da qualche anno è utilizzata una tecnica per il trattamento dei soggetti pediatrici con insufficienza epatica terminale in cui un donatore, di solito un genitore, dona parte del proprio fegato al figlio».

«Confermo poi che il 2023 passerà alla storia come un anno da record – aggiunge Broglia –. Le donazioni sono state 2.042 (11% in più rispetto al 2023) mentre i trapianti 4.462 (15%, in più rispetto al 2022). Sicuramente ha funzionato molto bene il Centro Nazionale Trapianti (CNT) grazie soprattutto all’impegno dei tanti professionisti sanitari coinvolti, molti anche appartenenti alla nostra Federazione nazionale. Risultati che ci rendono orgogliosi ma che devono anche stimolarci con rinnovato impegno per rafforzare la cultura delle donazioni e a rendere sicura la rete dei trapianti».

Qual è il ruolo della FNO TSRM e PSTRP in questo processo?

Il Ministro della Salute ha annunciato l’attivazione del portale digitale della CIE che permetterà ai cittadini di registrare la propria dichiarazione di volontà alla donazione diretta da casa e non solo negli uffici anagrafe

«Tra le 18 professioni afferenti alla nostra Federazione, molte sono coinvolte, a vario titolo, scendendo in campo con le proprie competenze – ci dice la presidente della Commissione TNFP –. Alcuni nella fase iniziale di accertamento, espianto e impianto degli organi, altri nella fase non meno importante che riguarda i soggetti trapiantati. La compresenza e la convivenza di professioni diverse è un punto di forza della nostra Federazione nazionale e si sta cercando di sviluppare al massimo questo valore aggiunto. Le numerose iniziative formative della Giornata nazionale donazione organi nei vari Ordini sono la conferma che stiamo imparando a conoscerci e a collaborare insieme. Aggiungo che il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, a gennaio ha annunciato l’attivazione del portale digitale della CIE che permetterà ai cittadini di registrare la propria dichiarazione di volontà alla donazione diretta da casa e non solo negli uffici anagrafe».

Come si accerta la morte encefalica?

Lidia Broglia

«Da molti anni i Tecnici di neurofisiopatologia, sono al fianco del collegio medico (una triade specialistica costituita da neurologo, anestesista e medico legale) deputato all’accertamento della morte encefalica e si occupano dell’esecuzione dell’EEG nelle terapie intensive, garantendo, con scrupolo e rigore metodologico, il rispetto di tutti i criteri e parametri strumentali previsti dalla legge nelle due registrazioni di 30 minuti volte a certificare l’assenza di attività elettrica di origine cerebrale spontanea e provocata – risponde Lidia Broglia –. Si tratta di un setting particolarmente complesso sia dal punto di vista tecnico-operativo che per la dimensione etica vissuta nei confronti del concetto stesso di morte. Siamo consci che un evento di questa portata non lascia certamente indifferenti dal punto di vista emotivo. Si pensi in particolare alla procedura di accertamento in età pediatrica, ma è comunque necessario conservare un approccio il più possibile scevro da aspetti personali legati alla religione, alla morale, alle esperienze e alle emozioni, con la consapevolezza che la diffusione della cultura della donazione rappresenta un altissimo valore solidaristico. La normativa vigente (DM 11/04/ aprile 2008) sancisce inoltre che l’esecuzione dell’esame elettroencefalografico durante l’accertamento della morte cerebrale, propedeutico al percorso di donazione e trapianto di organi, è di esclusiva competenza del TNFP».

Cosa si intende per DBD e DCD?

Salvatore Scali

«Con DBD (Donor after Brain Death) si intende un soggetto che dona gli organi a seguito di morte cerebrale, identificata tramite accertamento di morte e definita come la cessazione irreversibile di tutte le funzioni dell’encefalo – interviene Scali –.  Ad oggi questa è la modalità più utilizzata per il reclutamento di organi da trapiantare. Con DCD (Donor after Circulatory Death), invece, si intende un soggetto che nonostante non abbia alcuna possibilità di ripresa, non ha la cessazione completa delle funzioni cerebrali. In questo caso, il prelievo degli organi si esegue quando la respirazione e la circolazione sono cessate per un intervallo di tempo tale da comportare la perdita irreversibile di tutte le funzioni dell’encefalo. Questa metodica, se opportunamente gestita, può ampliare notevolmente la disponibilità di organi da trapiantare».

Quali sono i compiti che il Tecnico di fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare (TFCPC ) svolge in questi casi?

Il ruolo dei Tecnici di neurofisiopatologia (TNFP) e dei Tecnici della fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare (TFCPC)

«Nel caso in cui durante un DBD sia prelevato anche il cuore – evidenzia Scali –, il TFCPC coadiuva il cardiochirurgo somministrando la cardioplegia e gestendo il sistema di trasporto dell’organo. Attualmente sono disponibili due modalità di trasporto: a cuore fermo o a cuore battente. È responsabilità del Tecnico perfusionista la gestione di questi sistemi. Nel DCD, dopo il periodo di osservazione, il Tecnico perfusionista avvia l’ECMO (Extra Corporeal Membrane Oxygenation) al fine di mantenere perfusi e quindi in vita gli organi da trapiantare. Gestisce quindi la circolazione extracorporea per tutto il tempo necessario fino al prelievo degli organi stessi».

In cosa consistono le “Perfusion Machine”?

«Sono state sviluppate per aumentare gli organi trapiantabili. Questi sistemi trovano utilizzo nel caso in cui siano prelevati degli organi cosiddetti “marginali”, cioè quando, per vari motivi, tali organi non rientrano nei normali valori di funzionalità definiti dalle linee guida. In questo caso, piuttosto che scartare a priori l’organo, è prelevato e inserito in una Perfusion Machine al fine di valutarne la funzionalità durante un periodo di osservazione. Solo a seguito di questo periodo, in cui si effettuano vari controlli, si decide se impiantare o scartare definitivamente l’organo. Il Tecnico di fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare allestisce e gestisce, attenendosi ai protocolli aziendali, tali macchine», conclude Scali.

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Ivana Barberini
Giornalista specializzata in ambito medico-sanitario, alimentazione e salute