Sanità digitale: l’Italia accelera, ma serve una regia unica per trasformare i dati in salute

Secondo il nuovo report Anitec-Assinform “Tecnologie e policy per il futuro della Sanità Digitale”, il mercato della sanità digitale italiana supera i 2,4 miliardi di euro e continua a crescere. Ma senza una governance unitaria e investimenti in competenze, il rischio è fermarsi a metà della trasformazione

C’è una rivoluzione silenziosa che corre tra le corsie degli ospedali e della sanità italiana. Non si vede, ma lavora dietro le quinte: nei server che archiviano milioni di referti, nei sensori che monitorano i parametri dei pazienti, nelle reti che collegano i medici di famiglia con i centri di cura specialistici. È la sanità digitale italiana, che nel 2024 ha toccato un valore di 2,47 miliardi di euro e che, secondo il nuovo report “Tecnologie e policy per il futuro della Sanità Digitale” di Anitec-Assinform presentato oggi a Roma, è destinata a crescere fino a 2,93 miliardi entro il 2026, con un incremento medio annuo superiore all’8%.
Un settore in forte espansione, ma ancora frenato da frammentazione, carenza di competenze e governance disomogenea.

Una crescita fragile

Secondo l’indagine di Anitec-Assinform la sanità digitale italiana cresce molto, ma la sua infrastruttura resta fragile. I servizi IT rappresentano la voce principale, con oltre 1,7 miliardi di euro previsti nel 2026. Segue il software, in aumento del 14% annuo, trainato da piattaforme cliniche, applicazioni di supporto decisionale e soluzioni di intelligenza artificiale.

Secondo l’indagine di Anitec-Assinform la sanità digitale italiana cresce molto, ma la sua infrastruttura resta fragile

Il cloud sanitario supera ormai i 300 milioni di euro (+25% nel 2025), mentre la cybersecurity continua a espandersi del 15% annuo, pur con una protezione ancora insufficiente.
Anche l’IoT (Internet of things) sanitario, con un mercato vicino ai 400 milioni e un tasso di crescita del 35%, mostra un potenziale enorme, spinto da dispositivi connessi e sistemi di telemonitoraggio.

Il motore principale del cambiamento, però, è la telemedicina: con la nascita della Piattaforma nazionale di telemedicina (Pnt) nel 2025, coordinata da Agenas, l’Italia entra finalmente in una fase operativa. L’obiettivo è raggiungere 790.000 pazienti collegati entro pochi anni, rispetto ai 300.000 già coinvolti nei progetti pilota; un passo cruciale per ridurre le disuguaglianze territoriali e gestire la cronicità in modo più efficiente.

Nord avanti, Sud in rincorsa

La geografia digitale del Paese suona però secondo il consueto refrain dell’Italia a due velocità.
Il Nord concentra quasi il 60% del mercato della sanità digitale, grazie a una maggiore dotazione infrastrutturale e a un tessuto industriale più reattivo. Il Centro mostra segnali di crescita costante, mentre il Sud e le Isole restano in ritardo, pur registrando progressi importanti nei progetti di telemedicina e cloud pubblico. Secondo il report, nel Nord-Est oltre il 40% delle strutture sanitarie ha già migrato più del 75% dei propri workload (applicazioni e sistemi informatici sanitari) nel cloud, mentre al Sud la percentuale scende sotto il 25%.

Nel Nord-Est oltre il 40% delle strutture sanitarie ha già migrato nel cloud più del 75% dei propri sistemi informatici

Le cinque priorità per la trasformazione

Per ovviare alla situazione contingente e superare gli ostacoli ancora presenti, secondo l’analisi presentata, il sistema Paese deve lavorare e muoversi lungo cinque priorità strategiche utili a trasformare la tecnologia in qualità della vita.

  1. Valorizzare l’innovazione tecnologica: l’87% delle imprese considera l’intelligenza artificiale la priorità assoluta. Cloud, cybersecurity e IoT sono ormai imprescindibili per rendere il sistema più efficiente e sicuro.
  2. Semplificare normativa e compliance: la gestione del dato sanitario resta la principale criticità. Le piccole e medie imprese (Pmi) sono le più penalizzate, con costi di adeguamento elevati e normative spesso ridondanti.
  3. Promuovere interoperabilità e standardizzazione: mentre l’interoperabilità sintattica è consolidata, quella semantica – cioè la capacità dei sistemi di “capirsi” – è ancora debole.
  4. Facilitare l’accesso ai finanziamenti: il 34,8% delle imprese del settore non ha mai beneficiato di fondi pubblici, e solo una su quattro ha ricevuto più di quattro finanziamenti.
  5. Investire in formazione e competenze: la carenza di specialisti in cybersecurity e data management è una delle principali zavorre del sistema.

Intelligenza artificiale, tra promessa e sfida

L’intelligenza artificiale è la grande promessa della sanità digitale italiana. Già utilizzata in applicazioni di diagnostica, trascrizione automatica dei referti e supporto decisionale, essa si prepara a entrare nella pratica clinica quotidiana.
Ma servono norme e governance chiare, perché l’intelligenza artificiale non deve sostituire la relazione medico-paziente ma potenziarla, liberando tempo per l’ascolto e migliorando la personalizzazione delle cure.

I dati sono la risorsa strategica che può rivoluzionare le cure, renderle personalizzate e guidare decisioni più intelligenti e tempestive

“La sanità digitale è la chiave per costruire un sistema davvero efficiente, pienamente connesso e profondamente centrato sul paziente. I dati sono la risorsa strategica che può rivoluzionare le cure, renderle personalizzate e guidare decisioni più intelligenti e tempestive. Investire con determinazione nell’interoperabilità semantica è una priorità assoluta per il futuro della salute in Italia, e non è più rinviabile”, precisa a TrendSanità Fulvio Sbroiavacca, coordinatore del gruppo di lavoro Anitec-Assinform “Digital transformation in sanità”.

In prospettiva, le soluzioni di deep learning e intelligenza generativa potrebbero contribuire alla costruzione di una sanità predittiva, capace di anticipare l’insorgenza delle patologie e migliorare la gestione dei pazienti cronici.

Sicurezza e fiducia: la questione chiave

In questo quadro, il tema della cybersecurity resta centrale. Tuttavia, sottolineano gli esperti, in molte strutture sanitarie italiane non esiste ancora una figura di Ciso (Chief Information Security Officer), e la sicurezza informatica è affidata a team IT generici.

Senza sicurezza, non ci può essere adesione convinta al cambiamento digitale

La digitalizzazione, però, aumenta esponenzialmente i punti di vulnerabilità. Per questo, secondo Anitec-Assinform, servono investimenti su tre fronti:

  • creazione di Security Operation Center (Soc) regionali
  • diffusione di piani di disaster recovery
  • potenziamento della sicurezza su dispositivi IoT.

La protezione dei dati, sottolinea il report, è anche una questione di fiducia sociale: senza sicurezza, non ci può essere adesione convinta al cambiamento digitale.

Telemedicina e territorio: l’Italia del post-Pnrr

Nel post-PNRR la sfida è passare dalla sperimentazione alla scalabilità. Le regioni più virtuose hanno già avviato progetti integrati di telemonitoraggio e televisita. Un esempio è il progetto Hermes in Puglia, che gestisce da remoto pazienti cronici attraverso dispositivi e piattaforme di comunicazione integrate.
Tuttavia, la disomogeneità resta ampia: al Nord il telemonitoraggio è presente nell’81% dei progetti, mentre nel Sud prevale la televisita (43%) e si procede più lentamente nella raccolta dati.

E sempre parlando di sfide, quella con la esse maiuscola è riuscire a creare una sanità che sia al contempo “data-driven” e territorialmente integrata, in cui naturalmente possano dialogare player pubblici e privati.

Life Sciences e sanità digitale: un’alleanza strategica

Il report dedica un’ampia sezione anche alla filiera delle Life Sciences, definita “motore competitivo e innovativo del nuovo ecosistema sanitario”. Grazie a un approccio “value based healthcare”, le biotecnologie, i dispositivi medici digitali e rappresentano le leve per rendere la sanità più sostenibile e orientata ai risultati.

Il settore sanitario genera già il 30% dei dati globali, con un tasso di crescita annuo del 36%

Del resto, ricordano gli autori dello studio, il settore sanitario genera già il 30% dei dati globali, con un tasso di crescita annuo del 36%; trasformarli in conoscenza clinica e valore economico sarà il vero vantaggio competitivo dei sistemi più evoluti.

Governance, competenze e fiducia: la nuova triade del futuro

Il documento di Anitec-Assinform chiude con un appello chiaro: per realizzare la trasformazione digitale servono una governance unitaria, investimenti in competenze e una collaborazione pubblico-privato strutturale. Non basta introdurre tecnologia: occorre integrarla in processi, ruoli e cultura organizzativa. Perché oggi la digitalizzazione della salute e della sanità non è più una questione di natura tecnica e tecnologica. Piuttosto si parla di opportunità di sviluppo dei territori e del tessuto imprenditoriale. E, quindi, occorre una politica industriale dedicata che tenga conto delle peculiarità della sanità digitale stessa. Consentendo così di coniugare sviluppo, accesso, equità e sostenibilità del Ssn.

L’orizzonte: dai dati alla vita

La sanità digitale italiana ha dunque imboccato la strada giusta, ma il traguardo è ancora lontano.
Il potenziale c’è: un mercato in crescita, tecnologie mature, competenze in via di sviluppo.

Non basta introdurre tecnologia: occorre integrarla in processi, ruoli e cultura organizzativa

Quello che serve ora è una regia nazionale capace di unire le esperienze e trasformarle in valore per i cittadini. Solo così il digitale potrà diventare non solo una leva di efficienza, ma un moltiplicatore di qualità della vita. Come sostiene il vicepresidente vicario di Anitec-Assinform Domenico Favuzzi: “Il futuro della sanità passa dai dati, ma soprattutto dalle persone che li sanno usare. La tecnologia evolve, ma la missione resta la stessa: costruire una sanità digitale vicina alle persone, sostenibile per il Paese e competitiva per il sistema industriale italiano”.

Perché la vera sfida non è avere più tecnologia, ma più salute grazie alla tecnologia.

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Carlo M. Buonamico
Giornalista professionista esperto di sanità, salute e sostenibilità