Sanità. Una regione digitale: l’Emilia-Romagna

A un anno dal lancio del Progetto Sanità Digitale, l'AUSL della Romagna si proietta speditamente verso l’orizzonte della transizione digitale, avvalendosi di sistemi informatici all’avanguardia nell’ambito dell’Internet of Medical Things (IoMT), della telemedicina fino all’impiego del Digital Twin. È tempo di fare un bilancio, analizzando successi, criticità e prospettive dell'iniziativa in particolare in ottica di attuazione del PNRR

A un anno dal lancio del Progetto Sanità Digitale, l’Azienda USL della Romagna si proietta speditamente verso l’orizzonte della transizione digitale, avvalendosi di sistemi informatici all’avanguardia nell’ambito dell’Internet of Medical Things (IoMT), della telemedicina fino all’impiego del Digital Twin. È tempo di fare un bilancio, analizzando successi, criticità e prospettive dell’iniziativa in particolare in ottica di attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).

Com’è nato il Progetto Sanità Digitale Romagna

L’Azienda USL della Romagna ha concepito il progetto Sanità Digitale Romagna come primo piano strategico di trasformazione digitale per il quadriennio 2021-2024 con l’obiettivo di collocare la sanità romagnola in una posizione sempre aggiornata rispetto allo scenario di continua evoluzione tecnologica.

“Negli ultimi anni è emerso in maniera crescente il divario tra le risorse a disposizione per la sanità, sempre più limitate, e l’incremento dei bisogni di una popolazione sempre più anziana. Il tema della sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale, non solo e non tanto in termini economico-finanziari, impone quindi di operare per massimizzare il valore aggiunto in salute dell’insieme delle risorse mobilitate dalla collettività – commenta il direttore Mattia Altinisanitario dell’AUSL Romagna Mattia Altini -. L’innovazione digitale rappresenta una risposta a questa sfida di sostenibilità rispetto alla quale le potenzialità dell’informatica e della tecnologia digitale possono agire da volano per il miglioramento del bene pubblico salute.”

Oggi la tecnologia procede a passi rapidi in molti differenti ambiti; propone applicazioni allo stato dell’arte delle conoscenze che vanno dalla pervasività dell’Internet of Things, alla potenza delle comunicazioni, dalle applicazioni di Intelligenza Artificiale e Big Data, alla robotica e alla realtà aumentata, fino ad arrivare alle innovazioni applicative poste alla frontiera con la ricerca.

“Le tecnologie sono pronte ed è quindi inevitabile che si lavori per cogliere appieno e tempestivamente i benefici che esse possono portare, lavorando sulla cultura di tutti gli attori affinché l’adozione del digitale sia diffusa in tutti gli ambiti: dai processi clinico-sanitari e all’integrazione sociosanitaria per la valorizzazione dei servizi territoriali, fino ai
servizi per i cittadini e i processi amministrativi a supporto dell’Azienda – dichiara il Dirigente Esperto dei Sistemi per l’Innovazione Tecnologica e la Transizione Digitale Angelo Croattidell’AUSL Romagna Angelo Croatti -. Inoltre la pandemia ha evidenziato la necessità di definire una strategia digitale in quanto il digitale stesso è una leva importante per far evolvere il nostro sistema sanitario verso un sistema sanitario allargato, inclusivo e distribuito territorialmente, coerente con le migliori pratiche e capace di coordinare tutti i soggetti coinvolti nel percorso di cura: ricercatori, medici, infermieri, operatori sanitari e non sanitari, farmacie, privati accreditati, caregiver, associazioni di pazienti, comunità locali e l’insieme degli erogatori”.

Il digitale come leva per vincere la sfida della prossimità

Nonostante la Regione Emilia-Romagna sia uno dei territori che da tempo investe in innovazione e digitalizzazione (la regione si trova al quarto posto nell’edizione 2021 del Digital Economy and Society Index – Desi regionale dell’Osservatorio Agenda Digitale del Politecnico di Milano ed è la prima in Italia per alimentazione del FSE), il percorso di trasformazione digitale richiede ancora un grande sforzo (secondo il Desi 2020 l’Italia è al ventesimo posto tra i 27 Stati membri dell’Unione Europea).

Nel dettaglio, l’AUSL della Romagna copre un territorio molto vasto e dalle caratteristiche eterogenee: l’Azienda è infatti una delle più grandi e rilevanti aziende socio-sanitarie del Paese, con un’estensione di 5.160 chilometri quadrati, un valore di produzione di 2,4 miliardi di euro e circa 17 mila dipendenti, ed è responsabile della tutela della salute di circa 1.200.000 abitanti residenti nei 73 comuni delle province di Forlì – Cesena, Ravenna e Rimini.

Una delle principali sfide è garantire a tutti i cittadini le stesse possibilità di accesso e fruizione dei servizi nei tempi congrui, progettando un nuovo modello di sanità sempre più vicina al cittadino, non solo spostando il baricentro delle cure dall’ospedale verso il territorio, ma anche sviluppando modelli di assistenza e monitoraggio da remoto

“Una delle principali sfide è garantire a tutti i cittadini, indipendentemente dal territorio in cui risiedono, le stesse possibilità di accesso e fruizione dei servizi offerti dall’AUSL nei tempi congrui, progettando un nuovo modello di sanità sempre più vicina al cittadino, non solo spostando il baricentro delle cure dall’ospedale verso il territorio, ma anche realizzando modelli di assistenza e monitoraggio da remoto. In questa direzione si sta sviluppando il nuovo modello organizzativo della Romagna, che include un ripensamento della rete dei servizi, attraverso il loro potenziamento sul territorio e la creazione di nuovi, tra i quali rientrano tutti i servizi di telemedicina, che consentono di erogare visite a distanza e di monitorare da remoto i pazienti che hanno bisogno di assistenza continua – afferma Altini -. Inoltre, all’interno della nuova organizzazione, un ruolo fondamentale è svolto dalle farmacie dei servizi, che stanno diventando uno dei punti di fisici di erogazione più vicini al cittadino, offrendo servizi sanitari di e progredendo nella distribuzione dei dispositivi medici”.

sanità digitale romagna ospedale Cesena
Il nuovo ospedale di Cesena, qui in un rendering, potrà beneficiare fin dalla sua progettazione della transizione digitale avviata con il progetto Sanità Digitale Romagna

Un laboratorio di innovazione a cielo aperto

Estesa e rilevante com’è, l’AUSL Romagna si può considerare un laboratorio di innovazione per l’intera Regione. In quest’ottica, l’AUSL si è fatta promotrice di una comunità di professionisti a supporto degli obiettivi di innovazione tecnologica propri del Progetto Sanità Digitale Romagna che, coinvolgendo anche l’Istituto Scientifico Romagnolo per lo Studio e la Cura dei Tumori (IRST) IRCCS e il Dipartimento di Informatica – Scienza e Ingegneria (Disi) dell’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna che, nel Campus di Cesena, esprime la presenza, sul territorio della Romagna, delle competenze informatiche. Tra gli obiettivi dell’iniziativa, c’è anche un’apertura alla collaborazione con le realtà della sanità privata e dei partner tecnologici che condividono questa vision e coinvolgerà tutti gli attori del territorio, non solo del mondo sanitario, ma anche soggetti istituzionali quali ad esempio i Comuni, le associazioni di volontariato e il terzo settore.

La leva digitale abilita la costruzione di meccanismi di coordinamento e collaborazione tra tutti gli attori che costituiscono il laboratorio di innovazione, creando una rete sempre connessa per la condivisione di idee e competenze

“Con questa azione si vuole anche indirizzare la sanità della Romagna verso una semplificazione della comunicazione strutturata con le amministrazioni locali. Questo non solo per garantire e potenziare il flusso delle informazioni in comune tra gli ambiti sanitari e amministrativi, ma anche per aprire la prospettiva a nuovi scenari di erogazione dei servizi socio-sanitari, scenari nei quali i soggetti che gestiscono la sanità (AUSL, IRST IRCCS, privato accreditato) e gli enti amministrativi possano davvero compartecipare a processi costruiti attorno ai bisogni di salute dei cittadini, superando i limiti indotti da azioni non coordinate, scambi di informazioni non strutturate (quindi non corrette, tempestive, aggiornate, protette) e da distanze fisiche che, nel territorio romagnolo, possono rappresentare ostacoli all’accessibilità e omogeneità di cura – spiega Croatti -. La leva digitale è fondamentale per la realizzazione di questa sfida in quanto abilita la costruzione di meccanismi di coordinamento e collaborazione tra tutti gli attori che costituiscono il laboratorio di innovazione, creando una rete sempre connessa per la condivisione di idee e competenze”.

Nasce così il Laboratorio Sanità Digitale Romagna, con una convenzione tra AUSL della

Romagna, IRST IRCCS e Università. Tra gli obiettivi:

  • Responsabilità scientifica, tecnica e organizzativa di seminari, iniziative culturali e piani formativiper la trasformazione digitale
  • Costituzione e definizione delle modalità di gestione, nonché del coordinamento, di un osservatorio permanente in merito ai temi di digitalizzazione legati al macro-ecosistema della sanità territoriale in Romagna;
  • Identificazione di gruppi di ricerca con competenze specifiche a fronte di necessità/progetti d’interesse per la Sanità in Romagna nell’ambito della trasformazione digitale continua;
  • Creazione di reti utili per la partecipazione a progetti di innovazione e di ricerca in ambito regionale, nazionale, europeo e internazionale.

La prova della complessità

L’altro lato della medaglia di un programma così articolato e ambizioso è la gestione della complessità del progetto, data la sua estensione capillare. “Il Progetto Sanità Digitale Romagna è molto ampio termini dimensione e prospettiva di applicazione delle tecnologie: in particolare per quanto riguarda la progettazione, la realizzazione nonché l’introduzione del paradigma Digital Twin in termini pervasivi, su territorio, strutture e processi dell’AUSL, noi abbiamo scelto di perseguire l’obiettivo di applicare il Digital Twin per creare un sistema nervoso dell’ecosistema della sanità in Romagna  – sostiene Croatti – a garanzia della condivisione delle informazione e della cooperazione dei processi laddove importante e necessario.

In un settore come la sanità, dove bisogna garantire continuità nei servizi, è necessario procedere per passi successivi e con un approccio agile

In un settore come il nostro, dove bisogna garantire continuità nei servizi, è necessario procedere per passi successivi e con un approccio agile. Avere questo tipo di criticità da gestire non significa che non si possa o non si debba fare, e che ci si debba arrendere, anzi; altrimenti si rischia nei prossimi anni di ritrovarsi con gli stessi problemi che hanno afflitto i sistemi dell’ecosistema sanitario fino a oggi, come, tra gli altri, la mancanza di interoperabilità dei dati, l’assenza di integrazione dei processi, e in generale di una visione d’insieme”.

Il valore dei dati

Nicola Gentili“La discussione sui dati è estremamente articolata e complessa, così come articolata e complessa è la loro gestione: la necessità di gestire grandi moli di dati, rapidamente raccolti o prodotti in ogni momento durante l’esecuzione dei processi assistenziali e di supporto si basa su valutazioni tecniche di varia natura che riguardano le architetture dei sistemi informativi, le metodologie e le tecniche di indicizzazione e ricerca, gli strumenti di analisi e a supporto della garanzia della sicurezza e del rispetto della privacy – afferma Nicola Gentili, membro della Data Unit dell’Istituto Scientifico Romagnolo per lo Studio e la Cura dei Tumori (IRST) IRCCS -. Ma il vero valore dei dati risiede nel fornire la capacità agli stakeholders (manager della sanità, professionisti sanitari, policy maker, assistiti, cittadini, pazienti, associazioni) di ridurre le distanze tra la realtà e la sua interpretazione”.

Le decisioni basate sui dati possono aiutare a creare valore per la sanità e la salute delle persone

Le decisioni basate sulle informazioni possono aiutare a creare valore per la sanità e la salute delle persone: “Affinché sia possibile sfruttare la conoscenza, oltre a tutti gli accorgimenti tecnici, sono necessarie due cose: una semantica di riferimento riconosciuta che aiuti a risolvere ambiguità e processi di gestione dei dati che guidino il loro utilizzo verso l’individuazione di risposte a precise domande. Incrementare la qualità dei dati, esistono molteplici dimensioni legate alla qualità dei dati, significa aumentare la qualità delle informazioni a supporto delle decisioni. L’intelligenza artificiale è una potenziale alleata dei decisori in quanto la tecnologia è matura per lo svolgimento di una serie di compiti specifici, si tratta ora di incrementarne le capacità nei vari sottodomini di conoscenza della salute e di educare i professionisti – manager, medici, infermieri – e i pazienti a comprendere i vantaggi di una convivenza e collaborazione con l’Intelligenza Artificiale che superi gli ostacoli percettivi di sostituzione, pur mantenendo alta l’attenzione sui temi legati alla sicurezza e alla validità delle forme di Intelligenza Artificiale”.

Il Piano PNRR-Salute della Regione Emilia-Romagna

Più di mezzo miliardo di euro per nuove Case della Salute e Ospedali di comunità, telemedicina, ospedali, infrastrutture tecnologiche e digitali: così la Regione Emilia-Romagna si prepara alla grande sfida e opportunità del PNRR. “Oltre venti miliardi dal Piano sono un’imperdibile opportunità, la più grande occasione di sempre per adeguare e migliorare il servizio sanitario nazionale – commenta Altini -. L’esperienza della pandemia ha evidenziato l’importanza di poter contare su un adeguato sfruttamento delle tecnologie più avanzate, su elevate competenze digitali, professionali e manageriali, su nuovi processi per l’erogazione delle prestazioni e delle cure e su un più efficace collegamento fra la ricerca, l’analisi dei dati, le cure e la loro programmazione a livello di sistema. Questo investimento considerevole non è tuttavia sufficiente, da solo, a garantire il vero sviluppo del Sistema Sanitario del futuro, che deve agire su diversi settori”.

Come? “Il Piano è molto ambizioso, ma la sua corretta attuazione richiederà una rigorosa programmazione delle attività per il conseguimento degli obiettivi attesi nei tempi previsti, che sarebbe auspicabile in un’ottica di sostentamento futuro del sistema sanitario. Se gli investimenti saranno finalizzati al miglioramento del SSN e l’allocazione delle risorse sarà efficace, ci saranno riscontri positivi per le future generazioni che vivranno un sistema sanitario pubblico più innovativo ed efficiente rispetto a come lo viviamo attualmente. Prima di investire, quindi, è per noi indispensabile definire e attuare una riforma dei servizi sanitari di prossimità e definire strutture e standard per l’assistenza sul territorio, pensando a nuovi modelli organizzativi.

Se gli investimenti saranno finalizzati al miglioramento del SSN e l’allocazione delle risorse sarà efficace, ci saranno riscontri positivi per le future generazioni, che vivranno un sistema sanitario pubblico più innovativo ed efficiente

Dobbiamo senza dubbio elaborare delle iniziative per modificare il modo di lavorare dei professionisti della sanità, ma anche delle relazioni che intercorrono tra essi, il tutto per garantire la presa in carico globale del cittadino. Così operando ne trarranno giovamento l’attività del professionista, del sistema salute e soprattutto il destinatario dell’azione di cura, il paziente”.

Ma non è tutto: “È fondamentale inoltre rinnovare la medicina di base e preparare figure professionali che siano in grado di effettuare una valutazione multidisciplinare sulle caratteristiche del cittadino e collocarlo nel setting assistenziale più adeguato. Il modello organizzativo di assistenza territoriale deve essere fondato sulla multidisciplinarietà e sulla multisettorialità, garantendo la continuità assistenziale e la presa in carico del paziente, il pieno accesso ai professionisti e ai servizi e il loro adattamento ai diversi contesti. Questo al fine di indirizzare il paziente non sempre e comunque in ospedale ma, più spesso, su ambiti territoriali, come le case di comunità, che sono  luoghi di cura più vicini all’utente e più capaci di dare risposte ai bisogni dei singoli”.

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Adriana Riccomagno
Giornalista professionista in ambito sanitario