Elezioni europee, che cosa ci si aspetta per la sanità

I temi legati alla sanità non sono stati al centro della (scarna) campagna elettorale europea: si tratta di competenze nazionali e si fatica a trovare soluzioni congiunte. Su Across Europe le principali sfide per i prossimi 5 anni

Le elezioni europee sono alle porte: dal 6 al 9 giugno i cittadini dei 27 Stati Membri saranno chiamati a scegliere i propri rappresentanti per i prossimi 5 anni.

In campagna elettorale non si è parlato molto di sanità: si tratta di una competenza nazionale e, sebbene molti problemi siano simili, si fatica a trovare soluzioni congiunte.

Nel nostro viaggio con Across Europe abbiamo visto come alcune Nazioni europee stanno affrontando nodi come la carenza di personale sanitario, le disuguaglianze di accesso ai servizi sanitari e la sostenibilità dei propri sistemi di assistenza.

L’eterogeneità delle esperienze ci dice che difficilmente su questi temi si troverà a breve una soluzione comune. 

Un esempio per tutti: il voto che stabilisce l’aborto come diritto fondamentale. L’11 aprile il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione che prevede di inserire l’interruzione di gravidanza nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione.

L’ok dell’europarlamento, arrivato con 336 voti favorevoli, 163 contrari e 39 astensioni, non è però vincolante, ma ha “solo” valore politico: seppur si tratti di un passo importante, non incide a livello normativo.

Parallelamente all’approvazione della risoluzione, gli eurodeputati hanno invitato Polonia e Malta ad abrogare le proprie leggi nazionali che limitano questo diritto. 

L’unico aspetto su cui si è lavorato concretamente, soprattutto durante l’ultimo semestre a guida belga, è quello che riguarda la carenza di farmaci: il 24 aprile è stata lanciata la Critical Medicines Alliance, che contiene una serie di azioni per diversificare le catene di approvvigionamento e sostenere la produzione farmaceutica europea.

Le sfide dei prossimi anni

Sul tavolo dell’Unione Europea di domani ci sono alcune questioni importanti: la riforma della legislazione farmaceutica, il cambiamento più importante degli ultimi 20 anni che sta incontrando una serie di ostacoli da parte dell’industria. 

La Commissione europea ha elaborato una proposta di riforma che è passata al vaglio dei tanti stakeholder coinvolti. I diversi attori hanno potuto esprimere la loro posizione, proponendo contromisure. Il 10 aprile il Parlamento europeo ha approvato una versione light rispetto alla proposta della Commissione, che tiene conto anche delle perplessità e delle richieste delle case farmaceutiche. Questo pacchetto sarà ridiscusso e definitivamente approvato dal nuovo Parlamento. 

Riforma della legislazione farmaceutica, spazio europeo dei dati sanitari e antimicrobico resistenza tra le questioni che interesseranno la prossima legislatura

Altro tassello importante è stato l’approvazione del Regolamento sullo spazio europeo dei dati sanitari (EHDS), che fa parte della più ampia strategia europea dei dati. Il documento intende facilitare la circolazione dei dati sanitari tra i diversi Stati membri, in modo che un cittadino europeo possa ritirare un farmaco in una nazione dell’UE con una ricetta emessa in un altro. Allo stesso modo, gli operatori che si prendono in carico nel territorio dell’Unione un cittadino europeo potranno accedere ai suoi dati sanitari ovunque questi si trovi, facilitando quindi gli accessi in ospedale e in generale la ricerca scientifica. Il regolamento sarà pubblicato nella Gazzetta ufficiale in autunno. 

Infine, durante l’ultimo mandato la Commissione ha posto alcuni paletti importanti per quanto riguarda la lotta all’antimicrobico resistenza (AMR), tra cui la riduzione del 50% delle vendite di antimicrobici per gli animali da allevamento e l’acquacoltura entro il 2030, il divieto dell’uso di routine di antibiotici a scopo profilattico per gruppi di animali o come promotori della crescita negli animali da allevamento e la riduzione del 20% del consumo di antibiotici sempre entro il 2030. Tuttavia, come ha ricordato a TrendSanità il Direttore Generale per la Salute e la Sicurezza alimentare della Commissione Sandra Gallina, «non possiamo riposare sugli allori».

L’ECDC stima che, ogni giorno nei paesi dell’UE/EEA, circa 390.000 pazienti ospedalizzati siano colpiti da almeno un agente antimicrobico, e per circa il 35,5% dei pazienti questo è accaduto negli ospedali.

La Direttrice uscente dell’ECDC Andrea Ammon ha evidenziato sempre a TrendSanità «l’urgente necessità di ulteriori azioni per mitigare questa minaccia a livello europeo».  

I problemi comuni

Per quanto riguarda invece temi come la carenza del personale sanitario, le liste d’attesa, la sostenibilità dei servizi sanitari e le disuguaglianze territoriali l’Unione europea è frammentata tra le diverse politiche nazionali. 

Questi problemi interessano tutti, compresi quei Paesi che destinano alla sanità una percentuale molto alta del proprio prodotto interno lordo (come la Francia e la Finlandia), oppure le nazioni che hanno puntato molto sulla sanità digitale (come l’Estonia).

Tra i casi raccontati dalla rubrica Across Europe, Lussemburgo e Bulgaria sono peculiari. Il Lussemburgo è il primo paese in Europa, in termini di spesa sanitaria pro capite, ma con il 5,7% nel rapporto tra spesa sanitaria e PIL, si posiziona all’ultimo posto su questo parametro. Rispetto ad altri Stati Membri, il Lussemburgo gode di un notevole vantaggio finanziario derivante dalla crescita della popolazione e dall’apporto dei lavoratori frontalieri, che contribuiscono al sistema sanitario senza gravarne in modo completo sulle risorse. Per contro, ha una tradizione medica piuttosto limitata. Non ci sono le facoltà di medicina o farmacia, per esempio.

La Bulgaria, al contrario della maggior parte dei paesi dell’UE, non ha problemi con le liste d’attesa. Tuttavia, permangono importanti disuguaglianze sociali, soprattutto tra le città e le zone più rurali, che pregiudicano l’accesso ai servizi. Le differenze legate al reddito e al luogo di residenza sono più marcate rispetto alla media degli altri paesi dell’Unione Europea. 

Chi sarà il prossimo commissario alla sanità?

Una delle persone che avrà il potere di impattare maggiormente sulla sanità europea del futuro sarà il prossimo commissario alla sanità. Questo ruolo è stato ricoperto nell’ultimo quinquennio dalla cipriota Stella Kyriakides, che non sembra interessata a proseguire anche nella prossima legislatura. È inoltre piuttosto raro che un commissario uscente sia riconfermato nello stesso ruolo.

Un pezzo di Euronews ricorda che uno dei favoriti, il vice primo ministro di Malta Chris Fearne, che è anche un chirurgo e il ministro della Salute di più lunga data in Europa, è fuorigioco a causa di uno scandalo nazionale che l’ha spinto a dimettersi e a ritirare la sua candidatura europea. 

Dopo l’uscita di scena del maltese Chris Fearne, gli altri nomi papabili sono Frank Vandenbroucke, Tomislav Sokol oppure Dubravka Šuica

Con l’uscita di scena di Fearne, molti guardano al belga Frank Vandenbroucke, che ha guidato con successo l’ultimo semestre europeo. Un altro nome in lizza è quello dell’attuale relatore del Parlamento, il croato Tomislav Sokol, che durante l’ultima legislatura ha partecipato attivamente ad alcuni dei più importanti dossier sanitari del mandato ed è stato anche membro della commissione parlamentare per la salute e delle due commissioni speciali sul cancro e sulla pandemia.

Tuttavia, per gli equilibri tra gli Stati, due suoi connazionali potrebbero togliergli la poltrona: una è l’attuale commissario europeo per la democrazia e la demografia Dubravka Šuica che se riconfermata potrebbe ottenere anche la delega alla salute. L’altro è il primo ministro Andrej Plenković, che si dice potrebbe essere la scelta di riserva del PPE se Ursula von der Leyen non dovesse essere riconfermata. In questo ultimo caso, difficilmente la Croazia potrebbe ottenere un altro ruolo chiave come quello alla salute.

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Michela Perrone
Giornalista pubblicista