La telemedicina al servizio della raccolta di sangue

Sono numerose le potenzialità offerte dalla telemedicina nella selezione dei donatori e nell’accertamento della loro idoneità. Centrale il ruolo del personale infermieristico delle unità di raccolta

La telemedicina è una delle più significative innovazioni in ambito sanitario degli ultimi anni: le sue potenzialità, diventate ancora più evidenti durante il periodo pandemico, sono straordinarie. Ma come può la telemedicina essere utile al mondo della raccolta di sangue? Il tema è stato approfondito in un corso promosso da AVIS Nazionale in collaborazione con la SIMTI – Società Italiana di Medicina Trasfusionale e Immunoematologia.

La telemedicina, sostengono gli esperti, può servire innanzitutto nella selezione dei donatori e nell’accertamento della loro idoneità. Ampio spazio nell’evento è stato dedicato, inoltre, al ruolo del personale infermieristico delle unità di raccolta proprio nell’applicazione della telemedicina.

Gianpietro Briola

“L’idea del corso è nata dal presupposto che nel periodo Covid la telemedicina ha cominciato a essere in qualche maniera usata anche da noi, in particolare con l’obiettivo di razionalizzare e velocizzare il percorso di idoneità del donatore”, spiega Gianpietro Briola, Presidente di AVIS Nazionale. “Questo può avvenire tenendo conto del fatto che mediamente, sulla base delle evidenze scientifiche, il donatore di sangue è una persona sana, che conosce bene sia la propria storia che i criteri di esclusione, perciò può ricevere l’idoneità a seguito di un colloquio con il medico anche a distanza. Si tratta di un’opportunità che ci consentirebbe di razionalizzare il percorso e, in una fase caratterizzata dal tema della carenza di risorse umane, di usare meno personale medico all’interno dei centri di raccolta; ovviamente questo non significa che la presenza di un medico sarà esclusa, ma che sarà di vigilanza e di servizio per i donatori che avessero qualche problema”.

In altri Paesi il percorso di donazione è gestito dagli infermieri più che dai medici

Alla telemedicina, il sodalizio affianca l’intenzione di avviare un progetto per la compilazione telematica del questionario anamnestico e di responsabilità che i donatori devono compilare ogni volta che si affacciano alla donazione, dichiarando di non aver assunto terapie o tenuto comportamenti a rischio: “La compilazione può utilmente avvenire online o su App soprattutto a favore dei donatori più giovani che sono abituati a usare l’informatica – dice Briola -. Il combinato disposto della telemedicina per i medici e della possibilità per i donatori di compilare il questionario a casa velocizzerebbe di molto i tempi delle operazioni e ridurrebbe anche la necessità di presenza di personale sanitario nelle strutture. A questo proposito, il corso è anche l’occasione per ragionare sul fatto che in altri Paesi europei come la Spagna e la Germania, ma anche l’Inghilterra, all’interno del percorso di donazione non sono presenti tanto i medici quanto gli infermieri: la seconda parte dell’evento è infatti dedicata proprio al confronto con gli infermieri, sia in un’ottica di possibile razionalizzazione del percorso che di rendere una maggiore dignità professionale alla figura dell’infermiere nei centri di raccolta”.

Pupella (CNS): “Telemedicina, elemento concreto di innovazione organizzativa”

Oggi la telemedicina per selezionare i donatori, domani le app al servizio sia dei donatori che dei pazienti. Facciamo il punto su presente e futuro del settore con Simonetta Pupella, Responsabile dell’Area Tecnico-Sanitaria del Centro Nazionale Sangue.

In che modo la telemedicina può essere d’aiuto alle unità di raccolta di sangue?

Simonetta Pupella

L’implementazione delle prestazioni e dei servizi di telemedicina nel percorso trasfusionale rappresenta un elemento concreto di innovazione organizzativa, consentendo di garantire continuità nelle attività produttive, nelle attività clinico-assistenziali trasfusionali, nonché nella promozione della donazione del sangue, che costituiscono Livelli Essenziali di Assistenza (LEA).

In particolare, nell’ambito della gestione dei donatori, della promozione, programmazione ed effettuazione delle raccolte di sangue ed emocomponenti (plasma e piastrine), la telemedicina si pone come importante risorsa a supporto delle attività delle unità di raccolta associative.

Numerosi sono gli strumenti proposti dalla telemedicina, quali la televisita, il teleconsulto medico, la teleconsulenza medico-sanitaria, la teleassistenza da parte di professionisti sanitari, la tele-refertazione e il triage telefonico.

La teleconsulenza tra medico e professionista sanitario (infermiere) e il triage telefonico/telematico, in particolare per ciò che riguarda la compilazione del questionario anamnestico e la definizione dell’idoneità alla donazione di sangue ed emocomponenti, costituiscono strumenti per migliorare l’efficienza nel processo di selezione del donatore di sangue attraverso l’ottimizzazione del tempo che l’operatore può dedicare a ciascun donatore, nonché la qualità delle informazioni anamnestiche presenti nel questionario di selezione.

Tali modalità rappresentano anche un modo per favorire la prenotazione della donazione, consentendo un miglioramento dell’efficienza di programmazione delle raccolte.

Si tratta di una modalità già in uso o all’inizio?

In relazione ai complessi bisogni della rete trasfusionale, la situazione di emergenza dovuta alla diffusione del SARS-CoV-2 ha evidenziato problematiche legate alla riduzione delle attività di raccolta, dovuta alle misure di restrizione della mobilità, che hanno limitato l’accesso dei donatori alle strutture trasfusionali. Inoltre sono state evidenziate delle criticità anche nell’ambito delle terapie ambulatoriali di medicina trasfusionale che coinvolgono pazienti fragili e con bisogno di monitoraggio ematologico e di terapia supportiva, trasfusionale e infusionale. Ciò ha comportato una particolare attenzione al potenziamento della gestione a distanza di donatori e pazienti mediante gli strumenti della telemedicina in diverse realtà, seppur con modalità di applicazione non sempre uniformi sul territorio nazionale.

Alla luce di tali evidenze, sono stati avviati diversi progetti relativi alla digitalizzazione del questionario anamnestico, alla gestione da remoto del processo di selezione del donatore volontario di sangue ed emocomponenti, ed alla gestione della terapia trasfusionale nel paziente affetto da condizioni ematologiche croniche, mediante modalità a distanza, che rappresentano un’opportunità per i futuri sviluppi del sistema trasfusionale.

Quali sono le principali criticità e prospettive del settore?

L’implementazione della telemedicina, a fronte delle potenzialità emerse, richiede un’importante impegno organizzativo

L’implementazione della telemedicina, a fronte delle potenzialità emerse, richiede un’importante impegno organizzativo, volto ad uniformare strumenti, risorse, tecnologie e modalità di impiego, in maniera da garantire la massima efficienza di applicazione, con uniformità nelle diverse realtà della rete trasfusionale.

Sono essenziali, in tal senso, sperimentazioni attive che serviranno a rilevare criticità e benefici, per realizzarne la massima potenzialità.

Tra le prospettive future, è essenziale menzionare lo sviluppo di App che offrono la possibilità di supportare in maniera diretta donatori e pazienti. Le esperienze ad oggi descritte, sottolineano la possibilità di migliorare la consapevolezza e la gestione dell’esperienza di donazione (es. Hasan et al. Blood Transf. 2022). D’altro canto, nel paziente, tali strumenti rappresentano una importante risorsa, consentendo il rilievo continuo e non invasivo di parametri utili alla gestione della terapia trasfusionale.

Fiorin (Simti): “Strumenti da usare sempre di più per agevolare i donatori”

Favorevole all’uso della telemedicina nella raccolta di sangue anche Francesco Fiorin, presidente della la Società italiana di medicina trasfusionale e immunoematologia (SIMTI).

Francesco Fiorin

“Per quanto riguarda la visita dei donatori per raccolta di sangue, l’attuale legislazione prevede la presenza di un medico – spiega Fiorin -. Altra cosa è se invece il ruolo del medico è di supervisionare il processo di idoneità del donatore: è qui che la telemedicina si può integrare, nel processo di selezione del donatore, come ad esempio si fa attualmente per l’idoneità dei donatori per la raccolta di cellule staminali all’iscrizione nel registro dei Registro Italiano dei Donatori di Midollo Osseo (Ibmdr). In quel caso c’è un programma che consente il cosiddetto match at home del candidato verificando l’idoneità per la donazione di  le cellule staminali ematopoietiche da casa: il soggetto si collega a distanza, previa identificazione con la carta d’identità elettronica e controlla un questionario insieme al medico selettore. Se viene dichiarato idoneo, gli viene spedito a casa un dispositivo per la raccolta di un campione salivare, che va poi rispedito al centro di riferimento per la tipizzazione. È ovviamente qualcosa di diverso dalla raccolta di sangue, perché alla fine il donatore di sangue deve recarsi al centro di raccolta pubblico o associativo per fare la donazione, ma esistono già modelli a cui ci si può ispirare”.

In ambito di raccolta del sangue, quindi, la telemedicina può intervenire nella fase in cui è necessario dichiarare l’idoneità di un individuo che non ha mai donato in precedenza. “Certo è che sono strumenti che dovrebbero essere sempre di più utilizzati e messi in pratica, anche per agevolare i donatori nel percorso della donazione“, conclude l’esperto.

Mangiacavalli (Fnopi): “Il ruolo dell’infermiere è centrale”

In questo contesto il ruolo dell’infermiere è centrale, spiega la presidente della Federazione nazionale ordini delle professioni infermieristiche (FNOPI) Barbara Mangiacavalli.

Mangiacavalli

La connected care (assistenza digitale) nel settore trasfusionale ha mostrato i suoi vantaggi soprattutto durante la pandemia, quando le donazioni sono crollate: i donatori sono diventati ‘assistiti speciali’ perché grazie alle tecnologie possono essere televisitati, teleassistiti e telemonitorati, in cambio di una semplice donazione – sostiene -. In quest’ambito, l’infermiere assume un ruolo fondamentale nel momento in cui a lui è affidato il controllo soprattutto del processo trasfusionale e di donazione anche a domicilio e il miglioramento del Sistema di emovigilanza nazionale anche per gli aspetti che riguardano gli errori e i near miss correlati al processo trasfusionale”.

La FNOPI ha sottoscritto protocolli d’intesa con AVIS e anche FIDAS per realizzare iniziative di prevenzione ed educazione sanitaria sulla base dell’analisi e della valutazione epidemiologica dei dati rilevati sui donatori e sulle donazioni, riferimento epidemiologico essenziale per la realizzazione di alcuni tra i principali obiettivi della programmazione sanitaria nazionale, dalla promozione di comportamenti e stili di vita sani al contrasto delle principali patologie.

L’infermiere specializzato può garantire il controllo delle trasfusioni e il buon uso del sangue

“L’infermiere specializzato può garantire il controllo delle trasfusioni e il buon uso del sangue, così come oggi avviene negli ospedali- dichiara Mangiacavalli -. Facilitare i processi di formazione del personale riguardo l’utilizzo di dispositivi specifici per l’erogazione delle prestazioni sanitarie vuol dire creare una vera e propria rete digitale di cui è il donatore stesso a trarne beneficio grazie alla televisita, per un controllo periodico del suo stato di salute, il teleconsulto, per sé stesso o per eventuali parenti di cui è caregiver, o la teleassistenza e il telemonitoraggio. Insomma, un modo per includere quelle prestazioni che prima venivano effettuate in presenza e che invece potrebbero essere facilmente erogate anche da remoto e integrate al Fascicolo Sanitario Elettronico di ciascuno.

Gli infermieri rappresentano il più grande gruppo di operatori sanitari e hanno la necessità sempre maggiore di promuovere l’aggiornamento dei contenuti e dei metodi di formazione (di base e continua) in campo infermieristico, in considerazione delle trasformazioni del mondo delle cure, generate dall’innovazione digitale”.

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Adriana Riccomagno
Giornalista professionista in ambito sanitario