Quando il presidente Donald Trump, con il suo solito stile diretto e irriverente, ha lanciato la proposta di modificare la ricetta della Coca-Cola per ridurre zuccheri e calorie, in molti hanno sorriso pensando a un’ironia o a una provocazione politica. E invece, potrebbe non essere solo una delle boutade a cui ci ha abituato il nuovo inquilino della Casa Bianca. C’è chi dice che potrebbe celare un piano ad hoc capace di riaccendere il dibattito pubblico su un tema cruciale: la salute degli americani. Con finalità ancora non del tutto chiare.
“Make America Healthy Again” (MAHA) è il nome della strategia che l’amministrazione Usa ha messo in campo per contrastare una crisi sanitaria che si sta facendo sempre più preoccupante. Negli Stati Uniti, oltre il 40% degli adulti è obeso, con conseguenze drammatiche per il sistema sanitario e per la qualità della vita di milioni di persone. A dirlo è lo stesso Cdc (Centers for Disease Control and Prevention) che evidenzia come malattie croniche quali diabete, ipertensione e problemi cardiovascolari sono ormai una pandemia interna, strettamente legata alle abitudini alimentari e allo stile di vita.
Dalla provocazione alla strategia: il ruolo della Coca-Cola
La proposta di Trump di cambiare la formula della Coca-Cola, riducendo a suo dire zuccheri e calorie – sostituire lo zucchero estratto dalla canna da zucchero con la melassa di mais non significa esattamente creare una bevanda a basso contenuto calorico, ndg – è molto più di un gesto simbolico. Come ha spiegato in un’intervista il portavoce della Casa Bianca, questa idea vuole stimolare le grandi industrie alimentari e delle bevande a prendersi responsabilità verso la salute pubblica, coinvolgendo produttori e consumatori in un processo di cambiamento.
La proposta di Trump coinvolge industria alimentare, salute pubblica e economia agricola
La Coca-Cola – che resta il simbolo globale della cultura americana e del consumo di zuccheri, e che peraltro non ha né confermato né smentito una possibile modifica della proverbiale ricetta di cui ancora oggi dopo un secolo si conoscono solo gli ingredienti, ma non la percentuale relativa – è diventata così il banco di prova per questa rivoluzione salutista.
Le mosse per il “Make America Healthy Again”
Ma il piano governativo Maha si struttura su più fronti e punterebbe, nelle intenzioni del segretario alla salute Kennedy, a un cambiamento culturale oltre che legislativo. Anche se a misure che parrebbero essere effettivamente volte a sensibilizzare gli americani sull’importanza di uno stile di vita salutare si affiancano proposte che muovono proprio in direzione contraria alla salute.
Giusto per ricapitolare la serie di incongruenze inanellate dall’amministrazione Trump in tema di salute, si parte con la firma dell’ordine esecutivo del 13 febbraio con cui si diede vita a una commissione presieduta dal segretario alla Salute, Robert F. Kennedy Jr., con mandato di indagare le malattie croniche infantili e proporre strategie su trasparenza, alimentazione e prevenzione. Con l’obiettivo di redigere un primo rapporto entro 100 giorni e delineare una strategia entro dei mesi. L’attività della commissione si è espressa tra l’altro in un primo rapporto che punta il dito su quattro fattori da contrastare: cattiva alimentazione, contaminanti ambientali, inattività fisica e medicalizzazione eccessiva. Sul come fare ancora non è dato sapersi. Anche se la commissione stessa dovrebbe elaborare delle raccomandazioni politiche entro agosto.
Sostituire lo zucchero estratto dalla canna da zucchero con la melassa di mais non significa esattamente creare una bevanda a basso contenuto calorico
Certamente non sono passate inosservate la riforma del dipartimento Hha e la creazione della Administration for a Healthy America (Aha). Eravamo al 27 marzo 2025 quando venne annunciata una pesante ristrutturazione del Hhs – riduzione da 82.000 a 62.000 dipendenti, consolidamento di 28 divisioni in 15 e centralizzazione di funzioni – e la nascita dell’Aha – nuovo organismo focalizzato su prevenzione e salute pubblica. Ancora, non poco ha fatto discutere la scure abbattutasi sull’assistenza sanitaria pubblica e la nuova direzione presa in tema di politica fiscal-sanitaria. Dal progetto di eliminare fino a un terzo del budget discrezionale dell’Hhs (oltre 40 miliardi di dollari), con riduzione degli investimenti in Nih e Cdc (oltre 40%) e chiusura di divisioni su malattie croniche, ricerca e programmi di prevenzione.
Il dibattito non si è fermato nemmeno all’annuncio di nuove politiche demografiche e ostetriche, che includono linee guida per promuovere la fertilità femminile e il “baby boom”, ampliando accesso a servizi di fertilità per donne a basso reddito. Con il timore che questo possa offuscare questioni più ampie in tema di salute riproduttiva, dalla prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili al tema dell’interruzione volontaria di gravidanza.
Senza dimenticare l’entrata a gamba tesa in tema di politica farmaceutica con l’intervento in tema di regolamentazione dei prezzi dei farmaci. All’interno di Maha rientra infatti anche una strategia per applicare il “Most Favored Nation Pricing” ai farmaci, legando i prezzi Usa a quelli pagati in altri Paesi sviluppati, potenzialmente riducendo i costi dei farmaci da 30% a 80%.
Impatto economico: rischi e opportunità
Se il piano “Make America Healthy Again” in campo healthy food dovesse realmente trovare applicazione ed essere implementato dal Montana alla California rappresenterebbe una vera e propria sfida anche per l’economia americana, in particolare per il settore alimentare e delle bevande. Secondo uno studio della University of Chicago’s Becker Friedman Institute, una riduzione significativa dello zucchero nei prodotti potrebbe influire sulle vendite a breve termine, causando un calo stimato tra il 5 e il 10% per alcune categorie di bevande analcoliche.
Tuttavia, gli esperti sottolineano anche le opportunità di crescita legate alla domanda crescente di prodotti più sani. Una recente analisi di Bloomberg evidenzia infatti come il mercato dei cibi e bevande “clean label” e a basso contenuto di zucchero sia cresciuto del 12% annuo negli ultimi tre anni, trainato da consumatori più attenti e consapevoli. Le politiche governative potrebbero quindi accelerare questa transizione, favorendo innovazione e sviluppo di nuovi segmenti di mercato, con effetti positivi sull’occupazione e sull’export.
Meno zucchero nei soft drink, più tensioni tra lobby e produttori
Ma non è tutto. Il piano MAHA, con la proposta simbolica di una Coca-Cola “più sana”, non coinvolge soltanto aspetti legati alla salute pubblica; tocca anche equilibri economici profondi, soprattutto nel settore agricolo. Negli Stati Uniti, il mais rappresenta una delle colture più strategiche e trasversali – tanto da avere quasi interi stati sul cui territorio insiste così pesantemente la coltivazione intensiva di mais da essere denominato “corn belt”: oltre a nutrire l’industria dei cereali, degli alcolici e dei mangimi, è alla base dello sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio (Hfcs), usato da decenni come dolcificante nella Coca-Cola americana.
Il possibile abbandono di questo ingrediente in favore dello zucchero di canna ha generato una reazione immediata da parte del Corn Refiners Association, il potente gruppo di pressione dei trasformatori di mais. L’associazione ha lanciato l’allarme su possibili ricadute occupazionali, ipotizzando la perdita di migliaia di posti di lavoro lungo la filiera produttiva.
Il dibattito si è rapidamente spostato anche sul piano geopolitico interno: la Florida, dove Trump ha stabilito la sua residenza al di là della Casa Bianca, è il maggiore produttore di zucchero di canna degli Stati Uniti. Per alcuni osservatori, la scelta di incentivare il passaggio allo zucchero potrebbe avere anche una lettura elettorale, premiando indirettamente un settore agricolo fortemente concentrato in uno degli Stati chiave per le elezioni.
Reazioni a caldo: industria, consumatori e associazioni
Le reazioni alla proposta di Trump e al piano governativo sulla salute degli americani orchestrato da Kennedy sono state variegate. La Coca-Cola ha comunicato attivamente sottolineando il proprio impegno per la salute e il benessere dei consumatori e ha annunciato investimenti in ricerca e sviluppo per nuove formule con meno zuccheri senza compromettere il sapore. Tuttavia, altre aziende del settore hanno espresso preoccupazioni per i costi di riformulazione e per l’impatto sulle abitudini consolidate dei consumatori. Naturalmente il plauso è arrivato anche dalle associazioni di consumatori. Organizzazioni come Consumer Reports e Food Policy Action hanno accolto positivamente le misure, definendole “necessarie e urgenti” per contrastare un’epidemia sanitaria che coinvolge tutte le fasce della popolazione.
Obesità e malattie croniche spingono gli USA verso nuove strategie
Si sono espressi, invece, in termini cautamente positivi gli esperti di salute pubblica. Tra questi il professor Mark Thompson della Johns Hopkins University, che ha sottolineato come «il piano rappresenta un passo avanti importante, ma per essere efficace deve essere accompagnato da una forte educazione alimentare e da interventi sulle disuguaglianze socioeconomiche». Più divisi i consumatori a stelle e strisce, tra cui c’è chi accoglie con favore la possibilità di scelte più salutari, mentre altri temono che cambiamenti troppo drastici possano alterare tradizioni e gusti amati da generazioni.
Verso un nuovo modello di salute pubblica
L’America di Trump si trova dunque a un bivio: continuare su una strada che ha portato a livelli record di obesità e malattie correlate o abbracciare un cambiamento di paradigma, in cui salute, sostenibilità e innovazione camminano insieme. La proposta del Tycoon sulla Coca-Cola, in fondo, ha rappresentato un invito a guardare in faccia una realtà difficile, ma ineludibile. E “Make America Healthy Again” sembra voler raccogliere quella sfida con concretezza e ambizione. Come sottolinea The New York Times in un editoriale recente, «la salute degli Stati Uniti passa anche attraverso le scelte quotidiane di milioni di cittadini, e la politica deve fare la sua parte per guidare questo cambiamento».