Il Servizio sanitario nazionale non sarà più sostenibile entro il 2050. È quanto emerge dall’ultimo rapporto Meridiano Sanità realizzato da The European House-Ambrosetti con il contributo non condizionante di Amgen, bioMérieux, Msd, Pfizer e Sanofi.
Il documento, che ha fotografato lo stato di salute del nostro SSN, individua diverse criticità nel nostro modello e propone alcune soluzioni per impedire il collasso previsto fra meno di trent’anni.
Considerando l’evoluzione dei fattori economici, dei fattori demografici, del contesto epidemiologico e dei fattori di rischio associati alle principali patologie, infatti, il modello previsionale della spesa sanitaria elaborato ha infatti stimato l’incidenza della spesa sanitaria pubblica sul Pil al 9,5% entro il 2050.
Questo livello di spesa è incompatibile con lo scenario di invecchiamento demografico e con il calo della natalità. Per rendere sostenibile questa prospettiva, il report prevede un’azione congiunta su cinque elementi:
- pressione fiscale
- flussi migratori
- età pensionabile
- forza lavoro potenziale
- tasso di occupazione.
I grafici che seguono forniscono un colpo d’occhio della situaizone italiana a partire da alcuni dei parametri analizzati nel report.
Risorse insufficienti
Al momento infatti le risorse economiche per la sanità continuano a essere insufficienti: anche nel 2021, l’incidenza della spesa sanitaria sul Pil è ampiamente inferiore ai principali Paesi europei (7,2% dell’Italia contro l’11% della Germania e il 10,3% della Francia), così come la spesa sanitaria pubblica pro capite a parità di potere d’acquisto (2.580 euro dell’Italia contro 5.370 euro della Germania e 3.916 euro della Francia).
La spesa sanitaria pubblica, cresciuta significativamente durante la pandemia e pari a 127,8 miliardi di euro nel 2021, dovrebbe raggiungere il suo picco nel 2022 (134 miliardi di euro) secondo le ultime stime contenute della Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza di novembre 2022, per poi diminuire a partire dal 2023. L’incidenza della spesa sanitaria pubblica sul Pil al 2025 è data al 6%, con risorse in valore assoluto insufficienti per recuperare il gap di spesa nei confronti dei principali Paesi competitor.
Le risorse della Missione 6 – Salute del PNRR rappresentano una grande opportunità per “mettere in sicurezza” il sistema
Le risorse del PNRR, in particolare quelle assegnate al raggiungimento degli obiettivi della Missione 6 dedicata alla Salute, rappresentano una grande opportunità per “mettere in sicurezza” il sistema, dal momento che mirano non solo a rispondere alle vulnerabilità emerse durante l’emergenza pandemica ma anche a risolvere le criticità preesistenti attraverso il rafforzamento delle infrastrutture e la digitalizzazione dei servizi sanitari.
Dei 18,51 miliardi di euro previsti dal PNRR e dal Fondo Complementare nella Missione 6, ben 16,53 miliardi di euro (89,3%) sono territorializzabili, a testimonianza del ruolo centrale delle Regioni nel processo di rafforzamento della prevenzione e dei servizi sanitari, della modernizzazione e della digitalizzazione degli stessi.
Nei grafici che seguono si vedono il crescere della spesa sanitaria italiana degli ultimi anni, la ripartizione della spesa del 2021 e la capacità di risposta dei sistemi sanitari dei Paesi dell’Unione europea a 13 (più il Regno Unito) e delle singole Regioni italiane.
Le possibili soluzioni
Per gli esperti sono due i pilastri su cui investire per generare valore per i cittadini e per il sistema:
- la prevenzione
- l’innovazione
L’innovazione farmacologica e medicale ha contribuito in maniera significativa al miglioramento della qualità di vita dei cittadini. Inoltre, l’Italia è il primo Paese al mondo per numero di pubblicazioni per ricercatore ed è prima nell’Unione europea per citazioni di pubblicazioni in ambito Life Sciences. Per gli esperti del Think Tank, quindi, il nostro Paese ha tutte le caratteristiche per diventare un ecosistema attrattivo in questo ambito, a patto che riesca a risolvere alcuni limiti, come:
- la mancanza di una visione strategica di sviluppo dei settori
- e una governance complessa (come i meccanismi dei tetti di spesa farmaceutica e dei dispositivi medici e il payback) che penalizza l’innovazione
La strategia di intervento proposta da Meridiano Sanità si sviluppa in quattro direzioni:
- continuare a investire nella salute con un approccio intersettoriale e aumentare in modo strutturale le risorse economiche destinate alla sanità portandole, nel breve periodo, almeno al 7% del Pil e arrivando a investire il 9% a medio-lungo termine, raggiungendo così l’incidenza media della spesa sanitaria sul Pil di Paesi come Germania, Francia e Spagna;
- dare piena attuazione ai progetti della Missione Salute del PNRR per rendere il SSN più resiliente, accompagnando il rafforzamento infrastrutturale del sistema con il potenziamento dell’organico e con la transizione digitale;
- adottare programmi e strategie che permettano all’Italia di affrontare e vincere le sfide di salute che si prospettano puntando su prevenzione e innovazione;
- promuovere il principio della salute in tutte le politiche, considerando gli impatti diretti e indiretti che i determinanti socio-economici e ambientali hanno sulla salute degli individui, favorendo prima di tutto la convergenza tra la politica sanitaria e quella industriale
Nel report si analizza anche l’uso della telemedicina da parte delle aziende, dei medici di medicina generale e degli specialisti.