Home Blog Page 8

Il progetto europeo ICOD per il primo trattamento farmacologico per i deficit cognitivi nella Sindrome di Down

Nella sede del Parlamento Europeo, alla presenza dei rappresentanti delle istituzioni europee e delle associazioni dei pazienti (EuforTrisomy21), Filippo Caraci, membro della Società Italiana di Farmacologia (SIF), docente di Farmacologia all’Università di Catania e responsabile della UOR di Neurofarmacologia presso l’IRCCS Oasi di Troina, ha partecipato, insieme a Pier Vincenzo Piazza (CEO, AELIS FARMA) e Rafael De la Torre (IMIM, Spagna), alla presentazione dei recenti  progressi del progetto ICOD, che mira a sviluppare il primo trattamento farmacologico per i deficit cognitivi nella Sindrome di Down.

Il farmaco sperimentale AEF0217, un inibitore selettivo del signaling del recettore CB1 dei cannabinoidi, ha già mostrato risultati promettenti nella fase I dello studio clinico, con un miglioramento significativo delle capacità cognitive e comportamentali dei pazienti coinvolti.

Il progetto europeo “Improving COgnition in Down Syndrome” (ICOD) rappresenta un esempio virtuoso di trasferimento tecnologico in farmacologia: dalla ricerca preclinica a basso Technology Readiness Level (TRL) fino allo sviluppo della fase clinica, ICOD testimonia il successo della farmacologia traslazionale nel campo della Sindrome di Down.

L’evento, organizzato in occasione della Giornata Mondiale della Sindrome di Down che ricorre oggi, 21 marzo, ha visto la partecipazione della Presidente del Parlamento Europeo, Roberta Metsola, della Vicepresidente Antonella Sborna e di numerosi esperti del settore scientifico e medico come Eugenio Barone, membro della DS Italian Task Force che ha fortemente contribuito all’organizzazione dell’evento insieme ad EuforTrisomy21. Durante l’incontro, Filippo Caraci ha sottolineato come «ICOD è un esempio emblematico di come la ricerca farmacologica possa tradursi in innovazione terapeutica concreta, grazie a una sinergia tra mondo accademico, trasferimento tecnologico, industria e istituzioni europee».

La fase II dello studio clinico, il cui avvio è previsto per il secondo semestre del 2025, coinvolgerà almeno 200 persone con Sindrome di Down in diversi centri europei, tra cui l’IRCCS Oasi di Troina, consolidando ulteriormente il ruolo dell’Italia in questa importante iniziativa di ricerca traslazionale. «L’obiettivo è quello di validare ulteriormente l’efficacia e la sicurezza del trattamento, aprendo la strada a una futura applicazione clinica su larga scala», aggiunge Caraci.

La Società Italiana di Farmacologia accoglie con entusiasmo questo importante risultato e ribadisce il proprio impegno nel promuovere il trasferimento tecnologico e la formazione di giovani ricercatori nel campo della farmacologia sperimentale e clinica. Il progetto ICOD testimonia il valore di un approccio integrato alla ricerca, che partendo da studi preclinici a basso TRL riesce a tradursi in una sperimentazione clinica avanzata, ponendo al centro il benessere e la qualità della vita delle persone con Sindrome di Down.

«Questo straordinario percorso – conclude il presidente della SIF, Armando Genazzani – deve essere di ispirazione per tutti i giovani farmacologi che si dedicano alla ricerca, affinché possano vedere nel trasferimento tecnologico una strada concreta per trasformare la scienza in soluzioni terapeutiche innovative e accessibili».

“Infermieri al cubo”: la professione tra complessità e innovazione

0

Si apre con l’Inno alla gioia il terzo congresso della Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche (Fnopi), un momento atteso dal 2018 per poter riunire nuovamente in presenza i professionisti della categoria. Il Palazzo dei Congressi di Rimini accoglie ben 5.000 infermieri, testimoniando la volontà di confronto e crescita della professione.

La giornata inaugurale è un mix di emozione e consapevolezza: il piacere di ritrovarsi si unisce alla riflessione sulla complessità della professione e sulle sue evoluzioni. Dopo la sfilata delle bandiere dei 102 ordini provinciali e i saluti istituzionali, arricchiti da un messaggio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, la Presidente Fnopi, Barbara Mangiacavalli, delinea le parole chiave del congresso.

Le parole di Barbara Mangiacavalli

«Tre sono le parole chiave a partire dalle quali si svilupperanno i lavori: innovazione, sfide, soluzioni», dichiara Mangiacavalli. “Infermiere alla terza” è il titolo ufficiale del congresso: infermiere al cubo, quindi, come il cubo di Rubik che domina la scenografia dell’evento ed è simbolo della necessità di risolvere problemi complessi. «Noi infermieri siamo sempre stati quelli che i problemi li risolvono e non li creano», prosegue la presidente. «Risolviamo problemi ma sappiamo che per farlo bisogna mettere a sistema diverse competenze e storie, umane e professionali. Per risolvere veramente il cubo, non ci si può concentrare su un solo lato: è necessario pensare a tutti gli elementi che lo compongono».

L’immagine del cubo viene sviluppata ulteriormente, associando le sue sei facce a sei aspetti fondamentali:

  • i professionisti sanitari
  • i decisori politici
  • il mondo accademico
  • i vari setting assistenziali
  • il mondo del lavoro e il contratto unico per gli infermieri
  • il benessere e la qualità della vita di chi si occupa di salute.

«Avremo vinto la nostra sfida quando questi sei aspetti troveranno la giusta quadra; quando ognuna di queste sei facciate del cubo sarà risolta insieme alle altre. Perché in contesti così complessi non si vince mai da soli, o solo per se stessi».

Per risolvere veramente il cubo di Rubik, non ci si può concentrare su un solo lato: è necessario pensare a tutti gli elementi che lo compongono

La discussione non si limita ai confini nazionali. Il congresso affronta anche il panorama internazionale, con un riferimento al programma “Nursing Action” promosso da OMS/Europa, Commissione europea e Presidenza polacca dell’UE, volto a migliorare le condizioni di lavoro e trattenere gli infermieri nei rispettivi sistemi sanitari, e una sessione nella giornata di sabato con la presenza delle Federazioni europee delle professioni infermieristiche.

«L’Europa è un punto di riferimento importante – sottolinea Mangiacavalli a TrendSanità – Molte delle soluzioni che stiamo discutendo, con il nostro Governo e il nostro sistema Paese, in Europa esistono già e sono state adottate. Abbiamo sicuramente bisogno di trasferire le buone pratiche dall’Europa all’Italia ma possiamo anche noi dare un contributo importante: ad esempio la storia, la formazione e il ruolo degli infermieri pediatrici in Italia può rappresentare un modello per molti Paesi europei. Quindi andremo a suggellare questa sinergia perché nel panorama internazionale l’infermieristica italiana può essere un faro che illumina alcuni percorsi ma può anche arricchirsi e beneficiare di percorsi degli altri Paesi europei».

L’intervento del Ministro Orazio Schillaci

Il Ministro della Salute Orazio Schillaci interviene sottolineando l’importanza della professione infermieristica in un sistema sanitario in trasformazione: «Ritengo appropriata l’immagine scelta per il vostro congresso: il cubo di Rubik rappresenta perfettamente la complessità del sistema salute. In questo contesto è fondamentale riconoscere agli infermieri competenze avanzate per il supporto strategico del Servizio Sanitario Nazionale».

Il Ministro evidenzia la necessità di rafforzare la medicina territoriale per garantire un’integrazione efficace tra ospedale e territorio: «In una nazione longeva come l’Italia, con una popolazione sempre più anziana e affetta da patologie croniche, cresce la necessità di assistenza infermieristica. Il sistema sanitario deve evolversi per garantire cure appropriate anche al di fuori degli ospedali, che devono concentrarsi sulle emergenze e sulle patologie più complesse. In questo contesto, l’infermiere assume un ruolo centrale, fungendo da collegamento tra ospedale e territorio e lavorando in team multidisciplinari per garantire un’assistenza efficace e continuativa.».

L’attenzione si sposta poi sulla necessità di percorsi di carriera più attrattivi per gli infermieri: «È necessario consentire alle giovani leve di scegliere un percorso clinico oltre a quello organizzativo. Il Ministero è impegnato per l’attivazione delle lauree specialistiche in cure primarie, sanità pubblica, cure pediatriche e neonatali, cure intensive e emergenza».

Prescrizione infermieristica e LEA infermieristici

Un altro tema rilevante è quello della prescrizione infermieristica, affrontato anche dal Sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato: «Oggi abbiamo bisogno di nuovi modelli organizzativi. La professionalizzazione dell’infermiere è fondamentale. Esiste un dialogo tra FNOPI e FNOMCEO per demandare all’infermiere la prescrizione dei presidi. Bisogna sburocratizzare l’iter e andare più incontro alle esigenze dei cittadini, dando un’importante delega professionale agli infermieri».

Da declinare in versione infermieristica anche i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), nella riflessione del vicepresidente FNOPI, Maurizio Zega: «Noi infermieri troviamo soluzioni. Ma senza flussi informativi adeguati, non possiamo misurare e tenere traccia dell’impatto del nostro lavoro. Il Ministero della Salute ha dichiarato che il 70% delle attività domiciliari ai pazienti oncologici è svolto dagli infermieri, ma non esiste un dato su quali prestazioni siano state erogate. Così come non esiste per tutte le altre prestazioni erogate in assistenza domiciliare. È tempo che ci siano i LEA infermieristici. Non è più possibile aspettare, perché tutto quello che non si misura non può essere migliorato».

Un congresso in pieno svolgimento

La prima giornata del congresso si chiude dopo una serie di interventi di grande rilievo. Si prospettano altre due giornate intense. Sottolinea la Presidente Mangiacavalli: «Di problemi e di soluzioni parleremo ampiamente in queste tre giornate congressuali, fino ad arrivare, sabato, alla presentazione ufficiale dell’aggiornamento del Codice deontologico del 2019, un altro strumento vivo, posto nelle nostre mani per fronteggiare la complessità di questi tempi».

Congresso FNOPI, Mangiacavalli: «Il problema degli infermieri è il problema dell’Italia. Centrali nelle scelte»

«Il problema degli infermieri è il problema dell’Italia tutta, non di una singola categoria. Oggi sono 24 milioni le persone con una patologia cronica e 4 milioni quelle con disabilità. Ci dicono i demografi che nel 2040, tra pochi anni, accadrà qualcosa che non ha precedenti nella storia: gli over 50 saranno più degli under 50 e nel 2050 il 35% della popolazione avrà più di 65 anni. Un mix micidiale per la società tutta». Lo ha dichiarato la presidente della FNOPI, Barbara Mangiacavalli, aprendo, davanti a 5mila infermieri, al ministro della Salute, Orazio Schillaci e a numerose autorità, il Congresso della Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche, in corso a Rimini. Ad inaugurare il Congresso anche la lettura del messaggio del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, per il quale ha espresso gratitudine la presidente Mangiacavalli.

«Dobbiamo dare atto all’attuale governo e alle commissioni parlamentari di non aver mai sottovalutato la questione infermieristica. Le proposte avanzate dalla nostra Federazione sono sempre state oggetto di riflessione e approfondimento. In molti casi hanno trovato accoglimento – ha sottolineato Mangiacavalli -. Apprezziamo le misure sulla libera professione per gli infermieri del servizio pubblico, le indennità per i colleghi dell’emergenza urgenza, la detassazione degli straordinari. E poi potremmo parlare di equo compenso, fino all’ordine del giorno recentemente approvato in Senato che impegna il Governo a istituire una cabina di regia nazionale sulla questione infermieristica, una sorta di commissario straordinario che si focalizzi solo su questa tematica: chiediamo che si continui in questo solco e si concretizzino atti normativi strutturali».

«Anche l’arresto in flagranza differita, introdotto per arginare l’inaccettabile fenomeno delle aggressioni a noi sanitari, si sta rivelando una misura proporzionata e di immediata applicazione- ha aggiunto Mangiacavalli – Abbiamo compreso e apprezzato la volontà precisa di Governo e Regioni di sgravare l’infermiere da compiti routinari e di bassa intensità attraverso figure di supporto a diretta supervisione e controllo dell’infermiere. E ancora: l’impegno, assunto proprio dal Ministro Schillaci di fronte al nostro Consiglio nazionale, di partire con le lauree magistrali specialistiche, condizione necessaria per quella che un domani sarà la prescrizione infermieristica di ausili e presìdi, come avviene nella maggior parte dei Paesi avanzati. Sono tutte misure che, come ripetiamo spesso, aiutano a “sgranare” la professione e ad affrontare in maniera sistemica le questioni dirimenti».

A chiusura del suo discorso, la presidente ha poi sottolineato l’importanza di porre al centro delle scelte istituzionali la professione infermieristica e a tenerla sempre presente nelle scelte che riguardano tutto il sistema salute.

Bignami (SIAARTI): «Usiamo l’AI per ottimizzare i processi e recuperare tempo di valore per i pazienti»

L’anestesia e la rianimazione sono settori cruciali della medicina, in cui l’evoluzione tecnologica e le sfide organizzative si intrecciano costantemente. Dalla carenza di specialisti alle nuove opportunità offerte dall’intelligenza artificiale e dalla telemedicina, questi ambiti affrontano problematiche complesse ma anche grandi prospettive. Con il supporto di innovazioni come la sanità digitale, si apre una nuova era per la gestione delle risorse e l’efficacia dei trattamenti. A TrendSanità ne parliamo con Elena Giovanna Bignami, presidente della Società Italiana Anestesia, Analgesia, Rianimazione e Terapia Intensiva (SIAARTI), per approfondire le sfide attuali e le soluzioni future per garantire un’assistenza sempre più efficiente e sicura.

L’intelligenza artificiale sta rivoluzionando diversi ambiti della medicina, dalla diagnostica alla gestione dei dati clinici. Quali sono, secondo lei, le principali opportunità e i rischi dell’integrazione dell’intelligenza artificiale in anestesia e terapia intensiva?

L’intelligenza artificiale e, più in generale, le nuove tecnologie a essa connesse possono essere suddivise in due categorie principali: l’intelligenza artificiale generativa, che include chatbot e sistemi interattivi progettati per rispondere alle domande degli utenti, e l’intelligenza artificiale predittiva, basata su algoritmi di apprendimento automatico (machine learning). Quest’ultima rappresenta un ambito di particolare interesse per l’anestesia e la medicina, poiché può offrire vantaggi significativi sia sotto il profilo clinico sia organizzativo.

Nell’ambito dell’anestesia, della medicina perioperatoria, della terapia intensiva e della terapia del dolore, la raccolta e l’elaborazione di un’ampia quantità di dati risultano essenziali. I sistemi di intelligenza artificiale predittiva possono consentire una migliore stratificazione del rischio per ciascun paziente, apprendendo continuamente dalle loro variabili cliniche ed emozionali. In questo modo, è possibile sviluppare percorsi terapeutici personalizzati e ottimizzati, migliorando progressivamente la qualità delle cure e l’esperienza del paziente.

I sistemi di intelligenza artificiale predittiva possono consentire una migliore stratificazione del rischio per ciascun paziente

Dal punto di vista organizzativo, l’adozione di tali tecnologie può contribuire in modo significativo all’efficienza del blocco operatorio e alla gestione del turnover dei pazienti in terapia intensiva. L’utilizzo di sistemi in grado di raccogliere e analizzare dati in tempo reale riduce il margine di errore legato alla discrezionalità dei singoli operatori. Un esempio pratico è la misurazione oggettiva dei tempi di permanenza in sala operatoria: attualmente, se si chiedesse a ciascun membro dell’équipe il momento esatto di ingresso e uscita del paziente, le risposte potrebbero variare. L’aggregazione di queste discrepanze su scala più ampia può determinare un utilizzo inefficiente delle risorse. La raccolta di dati precisi e affidabili consente invece di ottimizzare l’uso delle sale operatorie, non necessariamente aumentando il numero di interventi, ma migliorando la gestione delle risorse disponibili.

In che modo le nuove tecnologie, come la telemedicina e i dispositivi indossabili, possono avere un’influenza sull’assistenza sanitaria e sulle terapie intensive?

Ulteriori sviluppi della sanità digitale riguardano le nuove tecnologie applicate alla telemedicina e ai dispositivi indossabili (wearable devices). Sebbene tali strumenti siano comunemente associati al benessere personale, il loro impiego in ambito sanitario potrebbe rivoluzionare il monitoraggio dei pazienti. Ad esempio, potrebbero essere utili per scindere il luogo (la terapia intensiva) dalla necessità di monitoraggio invasivo. Questo ce l’ha insegnato il Covid: un paziente in condizioni critiche, con necessità di monitoraggio continuo, implicava un monitoraggio invasivo, che a sua volta significava il ricovero in terapia intensiva. Le nuove tecnologie potrebbero invece consentire un monitoraggio continuo non invasivo, estendibile anche ai reparti di degenza, ampliando così le possibilità di assistenza senza compromettere la qualità delle cure.

La pandemia ha evidenziato criticità e necessità di riforma nei reparti di terapia intensiva. Quali lezioni sono state apprese?

Il PNRR rappresenta certamente un’opportunità soprattutto per i centri sanitari che hanno una visione chiara delle riforme necessarie. Tra i principali benefici vi è la disponibilità di strumenti avanzati per la raccolta e l’elaborazione dei dati, come le cartelle cliniche elettroniche. È fondamentale garantire l’acquisizione di dati reali e sicuri, raccolti secondo elevati standard di qualità e tutela della privacy. La qualità del dato è un elemento essenziale per supportare i processi decisionali, contribuendo a migliorare l’efficacia della terapia intensiva. Investire in questo ambito è cruciale, poiché consente di elevare il livello delle cure e di riservare l’accesso alla terapia intensiva esclusivamente ai pazienti che ne hanno effettiva necessità.

La qualità del dato è un elemento essenziale per supportare i processi decisionali: investire in questo ambito è cruciale per elevare il livello delle cure

L’esperienza della pandemia da Covid-19 ha inoltre evidenziato il ruolo strategico dei reparti a media intensità di cura, concepiti secondo il modello della terapia intensiva, ma con una diversa organizzazione del personale medico e infermieristico. Anche in questo caso, oltre alle risorse economiche, è fondamentale la capacità di modulare l’assistenza in base all’evoluzione clinica del paziente. Una delle principali lezioni apprese è la necessità di separare la gestione delle funzioni cliniche dall’organizzazione logistica: il percorso di cura non è sempre lineare, dal ricovero alla dimissione, ma può prevedere passaggi intermedi o ritorni a livelli di assistenza più intensivi in base alle condizioni del paziente.

La mancanza di anestesisti e rianimatori è una problematica nota che rischia di impattare sulla qualità delle cure. Come si pone SIAARTI su questo punto?

Occorre distinguere tra due aspetti fondamentali. Non si tratta di una vera e propria carenza di medici in termini assoluti, bensì di una carenza di specialisti in alcuni settori. Sicuramente bisognerebbe usare meglio le risorse disponibili. Per noi non è una soluzione assumere gli specializzandi al primo anno, perché non hanno le competenze adeguate per poter gestire autonomamente un paziente in una situazione critica, in un rapporto 1:1 tra professionista sanitario e paziente. Diverso è per altre specialità in cui si lavora in gruppo e dove è possibile che, all’interno del team di professionisti, ci sia una persona con meno esperienza.

Sulla carenza di professionisti, è necessario confrontarsi per assicurare sia la sicurezza dei pazienti sia la qualità della formazione

Detto ciò, è fondamentale che la politica definisca con chiarezza la propria direzione: puntare sulla quantità o sulla qualità? Per fare un esempio concreto: aprire un ospedale ogni 50 chilometri può essere una scelta legittima per garantire punti di primo soccorso e una maggiore assistenza territoriale. Tuttavia, non tutte le strutture possono offrire tutte le specialità. La proliferazione di ospedali con una vasta gamma di specializzazioni in ogni area geografica comporta una dispersione delle risorse e una riduzione del volume di attività per specialista, con potenziali ripercussioni sulla qualità delle cure.

Ad ogni modo, SIAARTI è pronta a confrontarsi con i soggetti coinvolti – da un lato l’Università, dall’altro la Sanità – per definire una programmazione del fabbisogno di medici che assicuri sia la sicurezza dei pazienti sia la qualità della formazione.

SIAARTI oggi e domani: quali priorità? Quali appuntamenti per il 2025?

SIAARTI attribuisce grande importanza alla presenza capillare sul territorio, sia all’interno di ogni ospedale – attraverso i suoi soci, considerando che ogni struttura dispone di un reparto di anestesia e rianimazione – sia attraverso la cosiddetta “terza missione”, con un forte orientamento verso i cittadini.

Nel 2025 organizzeremo diverse giornate dedicate alla divulgazione e alla sensibilizzazione su temi fondamentali della nostra disciplina: una giornata sulla terapia intensiva per approfondire la conoscenza della sepsi, una sull’anestesia per affrontare il tema della sicurezza, un evento sull’emergenza-urgenza e il Basic Life Support (BLS), coinvolgendo anche i bambini delle scuole elementari per insegnare loro le basi del soccorso, e un’iniziativa sulla donazione degli organi.

Parallelamente, affrontiamo una sfida cruciale a livello europeo, nella quale io e il mio direttivo crediamo profondamente, anche in relazione alla European Society of Anaesthesiology and Intensive Care (ESAIC) e alla European Society of Intensive Care Medicine (ESICM). Il nostro obiettivo è favorire un salto di qualità nell’innovazione tecnologica, integrando intelligenza artificiale, telemedicina e nuove tecnologie per supportare il lavoro clinico. L’intento non è certo sostituire il medico anestesista rianimatore con un robot che esegua i nostri compiti, ma piuttosto dotarci di strumenti che possano ottimizzare i processi, riducendo i tempi dedicati alla burocrazia e alle attività ripetitive. Il tempo risparmiato potrà così essere restituito alla relazione con i pazienti e le loro famiglie, permettendoci di tornare a svolgere pienamente il nostro ruolo di medici.

Acque reflue e droghe: i campioni provenienti da 128 città rivelano le ultime tendenze in Europa

Il gruppo europeo SCORE (Sewage Analysis CORe group Europe) in collaborazione con l’EUDA (European Union Drugs Agency) ha appena pubblicato lo studio Wastewater analysis and drugs — a European multi-city study, che rileva, tramite l’analisi delle acque reflue, il consumo delle principali droghe d’abuso in 128 città Europee, a cui si aggiungono Turchia e Norvegia. 

I dati raccolti, paragonati al 2023, sottolineano a livello generale, un aumento del consumo di MDMA, cocaina e anfetamina a cui fa da contraltare una diminuzione del consumo di cannabis.

Lo studio ha analizzato i campioni giornalieri di acque reflue nei bacini di raccolta dei depuratori per un periodo di una settimana tra marzo e maggio 2024. Sono stati analizzati campioni provenienti da circa 68,8 milioni di persone alla ricerca di tracce di sei sostanze stimolanti: anfetamine, cocaina, metanfetamina, MDMA/ecstasy, ketamina e cannabis.

Nonostante i risultati varino notevolmente tra i luoghi dello studio, va sottolineato che tutte e sei le droghe illegali sono state trovate in quasi tutte le città partecipanti.

Per alcune droghe si osserva una minore divergenza nelle abitudini di assunzione tra grandi e piccole città.

Il gruppo SCORE ha condotto campagne di monitoraggio delle acque reflue a partire dal 2011: all’inizio le città monitorate erano 19, in 10 paesi diversi, mentre le droghe d’abuso monitorate erano 4. Grazie alla partecipazione costante di 76 città, per almeno 5 anni, è stato possibile analizzare il trend dei consumi.

A livello Italiano le città analizzate storicamente sono Milano e Bolzano. Nel 2024 è stato possibile aggiungere le città di Bologna e Roma grazie al finanziamento e alla collaborazione del Dipartimento per le Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri che supporta uno studio a livello nazionale. Le analisi per Milano, Bologna e Roma sono state condotte dal Laboratorio di Epidemiologia delle acque reflue, parte del Dipartimento di Ambiente e Salute dell’Istituto Mario Negri.

I dati principali rilevano quanto segue:

  • MDMA in aumento: delle 76 città comparabili tra il 2023 e il 2024, 41 hanno registrato un aumento, 24 una diminuzione (soprattutto nelle città dell’Europa Centrale e nelle regioni Baltiche) e 11 un consumo invariato. I livelli più alti di MDMA sono stati rilevati nelle acque reflue di Belgio, Repubblica Ceca, Olanda e Portogallo. Anche in Italia il trend di MDMA risulta in aumento sia a Milano che a Bolzano dove è possibile confrontare il 2023 con il 2024.
  • Cocaina in aumento: i residui di cocaina restano i più alti nelle città europee a sud e ovest (in particolare in Belgio, Paesi Bassi e Spagna). Delle 72 città con dati comparabili tra il 2023 e il 2024, 39 hanno registrato un aumento, mentre 17 hanno registrato consumi invariati e 16 mostrano una diminuzione. L’aumento del consumo di cocaina è un trend che si osserva dal 2016 (nonostante variazioni durante il lockdown causato dal Covid-19). Paesi come il Brasile, il Cile e la Svizzera mostrano livelli di consumo simili alle città Europee con livelli più elevati. In Italia, confrontando i dati del 2023 e 2024, si osserva un aumento di cocaina a Milano ed una leggera diminuzione a Bolzano, ma il trend generale è di aumento del consumo dal 2016, come si registra in Europa.
  • Anfetamina in aumento: il livello di residui di anfetamina è più alto nelle città del nord e dell’est Europa (Belgio, Germania, Paesi Bassi, Svezia e Norvegia). Livelli molto più bassi sono stati riscontrati nelle città del sud, anche se i dati più recenti mostrano alcuni aumenti. Delle 68 città con dati sui residui di anfetamine per il 2023 e 2024, 34 hanno segnalato un aumento, 14 una diminuzione e 20 una situazione stabile. In Italia il consumo di anfetamina risulta sporadico e molto ridotto e non è possibile osservare dei trend di consumo.
  • Metanfetamina in diminuzione: Tradizionalmente concentrata nelle città della Repubblica Ceca e della Slovacchia, questa droga è ora anche presente in città del Belgio, della Croazia, della Germania orientale, della Spagna, dei Paesi Bassi e nei Paesi dell’Europa settentrionale (ad es. Danimarca, Lituania, Finlandia e Norvegia). Delle 71 città con dati del 2023 e 2024, 32 hanno segnalato un aumento dei consumi, 27 una diminuzione e 12 una situazione stabile. Nel resto delle città europee, i carichi di metanfetamina sono stati bassi o trascurabili, anche se sono stati segnalati alcuni aumenti in città dell’Europa centrale. In Italia il consumo di metanfetamina risulta pressochè costante e più elevato nelle grandi città rispetto a città più piccole.
  • Ketamina: I dati del 2024 riferiti a 82 città hanno rivelato livelli relativamente bassi di residui di ketamina. Delle 42 città che hanno dati per il 2023 e 2024, 14 hanno riferito un aumento, 15 una situazione stabile e 13 una diminuzione. I carichi di massa più elevati di ketamina sono stati trovati nelle città del Belgio, dei Paesi Bassi, dell’Ungheria e della Norvegia. In Italia, la ketamina è stata analizzata a Milano, Bologna e Roma e risulta in progressivo aumento a Milano, dove è possibile confrontare i dati del 2024 con quelli del 2022 e 2023. 
  • Cannabis in diminuzione: i carichi più elevati del metabolita della cannabis THC-COOH sono stati trovati nelle aree occidentali e meridionali delle città europee, in particolare in Croazia, Germania, Spagna e Paesi Bassi. Nel 2024, le tendenze in diminuzione sono state registrate in 25 città su 51 che segnalano una diminuzione e 13 che segnalano un aumento rispetto al 2023. In Italia il consumo di cannabis risulta costante sia a Milano che a Bolzano dove è possibile confrontare il 2023 con il 2024.
  • Variazioni tra città: per la cocaina, le registrazioni più alte riguardano le grandi città. Per metanfetamina e MDMA, non ci sono differenze marcate tra grandi e piccole città. Ciò suggerisce che, in alcuni casi, i modelli ‘urbani’ di consumo delle droghe potrebbero estendersi alle città più piccole. Per le altre tre sostanze analizzate, non è emersa una chiara tendenza, coerente con i risultati degli anni precedenti.
  • Consumi settimanali: l’analisi delle acque reflue può rilevare fluttuazioni nei modelli settimanali di uso di droghe illecite. Più di tre quarti delle città presentavano residui più elevati di droghe spesso associati all’uso a scopo ricreativo (cocaina, Ketamina e MDMA) nel fine settimana (venerdì-lunedì). Al contrario, residui di anfetamina, cannabis e metanfetamina sono distribuiti in modo più uniforme nel corso della settimana.

«A livello europeo, osservando le città che hanno a disposizione dati storici e comparabili come per esempio Milano, l’Italia non si posiziona nella lista dei Paesi con più alto consumo di droga, nonostante l’uso sia rimasto costante, quando non in leggero aumento – commenta Sara Castiglioni, responsabile del Laboratorio di Indicatori Epidemiologici Ambientali dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri –. Rispetto ai dati del solo 2024 che hanno preso in considerazione due nuove città – Bologna e Roma – i dati si rivelano in linea, con una percentuale di consumo leggermente più alta a Bologna. Si tratta tuttavia di dati parziali messi in comune per lo studio europeo, a cui seguirà un’analisi nazionale commissionata dal Dipartimento per le Politiche Antidroga che comprenderà 38 città italiane; questo nuovo studio potrà dare una fotografia più ampia del consumo di droghe in Italia, anche se non completamente esaustiva della problematica. Nonostante ciò, l’analisi delle acque reflue si conferma una metodologia di studio interessante che offre preziose informazioni sulla dinamica dell’uso e dell’offerta di droghe, ed è un potente strumento per rispondere rapidamente alle sfide emergenti. Lo studio di quest’anno, che copre un numero record di 128 città europee, delinea un quadro chiaro del problema dell’uso di droga che risulta diffuso e complesso, con tutte le sei sostanze oggetto di studio rilevate in quasi tutte le località incluse nel monitoraggio».

Lo studio offre un’innovativa mappa interattiva che consente di esaminare i dati geografici e temporali e di ingrandire i risultati per città e per sostanze d’abuso.

Al via il Terzo Congresso FNOPI, attesi a Rimini 5mila infermieri

Ai nastri di partenza il terzo Congresso nazionale “Infermiere³ – Innovazione, sfide e soluzioni” della FNOPI, Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche, in programma dal 20 al 22 marzo 2025 a Rimini.

Cinquemila gli infermieri provenienti da tutta Italia attesi al Palacongressi.

Il 20 marzo, il Congresso sarà inaugurato dai saluti istituzionali del ministro della Salute Orazio Schillaci, del ministro per la Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo, del presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga e le conclusioni della prima giornata saranno affidate al sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato. Per tutta la durata del Congresso interverranno i rappresentanti del Governo, i presidenti delle Commissioni Affari sociali di Camera e Senato Ugo Cappellacci e Francesco Zaffini, e molti esperti.

La seconda giornata del 21 marzo sarà aperta dal vice ministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto. A seguire lo scrittore ed ex magistrato Gianrico Carofiglio terrà uno speech sul valore delle professioni di cura. Nella stessa giornata, alle 14, l’attore comico Paolo Cevoli si esibirà nello spettacolo I fatti mi cosano e, dalle 18.30 alle 20, la cantante Tosca terrà il suo in “CONVERSA-CONCERTO”.

Il 22 marzo, prima della cerimonia di chiusura con la proclamazione della mozione congressuale, uno spazio sarà dedicato a un intervento a cura della Fondazione GIMBE e an approfondimento sulla dimensione internazionale della professione, grazie alla partecipazione dell’European Nursing Council che riunisce gli organismi di regolamentazione europei della professione infermieristica. Nella stessa mattinata verrà presentato l’aggiornamento del Codice Deontologico delle Professioni Infermieristiche con una lettura a cura dell’attore Paolo Romano.

Per tutta la durata del Congresso, al programma della sala plenaria si affiancheranno numerose attività a disposizione dei congressisti. Dal Villaggio della formazione in simulazione, allestito al primo piano del Palacongressi, con 10 simulation room a disposizione dei congressisti dalle ore 12.30 del 20 marzo alle ore 13.30 del 22 marzo, all’Evento formativo SIMMED.  

Dalla Giornata della Libera Professione all’Evento formativo CIVES.  Al piano terra del Palacongressi sarà attiva una Experience Area, dove sarà possibile navigare in esclusiva il sito del progetto Infermieri oggi e domani e visitare alcune sezioni del Museo Internazionale dell’Arte Filatelica Infermieristica e del MOSAI Mostra Storica dell’Assistenza Infermieristica. 

Una sala sarà invece dedicata ai professionisti e ai ricercatori che hanno presentato lavori incentrati sul tema dell’innovazione in sanità e dell’uso della tecnologia. Inoltre, grazie a una convenzione con il Comune di Rimini, tutti gli infermieri iscritti al Congresso avranno la possibilità di visitare gratis tre poli museali della città: Museo della Città,  Domus del Chirurgo e Fellini Museum.

L’economia dei servizi: invisibile negli appalti, le imprese lanciano l’allarme

Pulizia e igienizzazione di ospedali e scuole, raccolta e gestione dei rifiuti, vigilanza privata, fornitura di dispositivi medici e servizi sociosanitari. Sono tutte attività essenziali per il funzionamento della società, eppure il settore dei servizi e delle forniture continua a essere penalizzato da normative che non ne riconoscono adeguatamente il valore.

L’ultima dimostrazione è arrivata con il decreto correttivo al Codice dei contratti pubblici approvato a dicembre 2024, che ha ridotto la soglia per l’attivazione della revisione prezzi solo per il settore dei lavori pubblici, lasciando invece invariata quella per i servizi e le forniture.

Una decisione che ha ripercussioni economiche e sociali profonde: da un lato, mina l’equilibrio contrattuale e mette in difficoltà le aziende del settore, spesso già provate da anni di tagli e crisi economiche; dall’altro, incide direttamente sui lavoratori, rendendo sempre più difficile garantire salari adeguati. Il rischio? Un circolo vizioso di precarietà e perdita di qualità nei servizi che toccano la vita quotidiana di milioni di cittadini.

Il Manifesto dell’Economia dei Servizi, firmato da 16 associazioni di rappresentanza (Afidamp, Agci Servizi, Angem, ANIP-Confindustria, ANIR-Confindustria, ASSIV-Confindustria, Assosistema Confindustria, ConFedersicurezza e Servizi, FIPE-Confcommercio, FNIP-Confcommercio, Fondazione Scuola Nazionale Servizi, ISSA, Legacoopsociali, Legacoop Produzione e Servizi, Unionservizi Confapi, UNIV), denuncia questa situazione e lancia un appello al governo per modificare le norme che regolano la revisione prezzi, garantire una maggiore equità tra settori e istituire un tavolo di confronto per costruire un sistema più sostenibile.

L’appello al governo

Le Associazioni firmatarie chiedono:

  • la modifica delle norme del codice dei contratti pubblici in materia di revisione prezzi (art. 60 e Allegato II.2-bis) parificando le soglie di attivazione e la misura del riconoscimento dei maggiori costi previste per il settore dei servizi e forniture a quelle oggi previste per il solo settore dei lavori;
  • l’obbligatorietà dell’inserimento nei contratti pubblici ad esecuzione continuativa e/o periodica dei meccanismi di revisione ordinaria per consentire il riequilibrio contrattuale, oggi meramente facoltativi, per un’applicazione omogenea da parte delle varie stazioni appaltanti e un minor carico di responsabilità in capo ad esse. Trattasi di responsabilità che, troppo spesso, costituiscono un deterrente – se non un vero e proprio impedimento – all’adozione di misure necessarie (quale è quella dell’adeguamento dei prezzi) da parte dei funzionari pubblici;
  • l’istituzione, presso uno dei ministeri competenti, di un dipartimento responsabile delle politiche del settore dei servizi e delle forniture, per una maggiore consapevolezza istituzionale delle peculiarità del settore;
  • l’apertura di un tavolo che coinvolga i ministeri interessati (MIT, MIMIT, MEF) e le associazioni di rappresentanza del settore per individuare le soluzioni di sostegno più appropriate per assicurare alle amministrazioni con minori disponibilità finanziarie la possibilità di far fronte agli eventuali maggiori costi derivanti dalla revisione prezzi.

Intervista a Matteo Nevi (Assosistema)

A TrendSanità approfondiamo i temi del Manifesto con il Direttore di Assosistema, Matteo Nevi.

Il settore dei servizi e delle forniture continua a essere trattato da “invisibile” rispetto ai lavori pubblici. Quali sono, secondo lei, le ragioni culturali e politiche dietro questa disparità e quali strategie concrete si potrebbero adottare?

«La ragione principale deriva dalla frammentazione del comparto dei servizi e delle forniture rispetto non solo alla rappresentanza istituzionale ma anche alla tipologia di servizio che viene svolta. Il codice appalti nasce e si sviluppa sul concento di costruzione di un’opera e quindi di un lavoro e non sull’idea di svolgere un servizio o una fornitura. Scontiamo quindi anni in cui il codice appalti è stato incamerato all’interno di una discussione che avesse come matrice principale il tema dei lavori pubblici.

Matteo Nevi

Non credo esista una volontà politica nel marginalizzare i servizi e più ancora le forniture ma credo che sia un’evidente difficoltà del legislatore di inquadrare nel concreto quali siano questi servizi di cui tanto si parla. Il divario per essere colmato ha necessità di tempo e di un lavoro costante tra ministeri e forze parlamentari cosi da arrivare ad avere anche un’anagrafica completa di ciò che inquadriamo come servizi. L’intento di questo manifesto è di voler offrire al legislatore un primo perimetro di consultazione su ciò che possiamo inquadrare all’interno dei servizi nell’ambito degli appalti. Per avviare una discussione seria dobbiamo prima definire il perimetro di azione».

Il nuovo decreto correttivo al Codice dei contratti pubblici ha ridotto la soglia per l’attivazione della revisione prezzi solo per il settore dei lavori, lasciando invariata quella per i servizi e forniture. Quali sono gli effetti pratici di questa decisione sulle imprese e sull’occupazione?

«La principale conseguenza sta nel fatto che nei contratti dei servizi di lunga durata, le aziende non potendo accedere alla revisione prezzi saranno necessariamente costrette a definire nuovi sistemi di riequilibrio contrattuale, che possono scaturire anche nella riduzione della qualità dei servizi resi, a discapito in questo caso dell’intera collettività o dei pazienti nel momento in cui si tratta di appalti in ambito sanitario.

Il vulnus principale sta nel fatto che il nuovo codice appalti si regge su una premessa fondamentale che è disciplinata all’interno dei principi del codice, in cui troviamo l’articolo 9 che parla proprio di mantenimento dell’equilibrio contrattuale e questo è possibile farlo anche tramite la revisione prezzi. Pertanto, il legislatore nella formulazione originale aveva voluto intendere come fine supremo il principio di conservazione del contratto in essere, mentre ora bloccando di fatto la revisione prezzi, si sta tendendo verso un fine risolutorio del contratto tra l’operatore economico e la pubblica amministrazione».

Il correttivo al Codice dei contratti ha ridotto la soglia per l’attivazione della revisione prezzi solo per i lavori pubblici, lasciando invariata quella per i servizi e le forniture

Nel manifesto si evidenzia la necessità di un dipartimento ministeriale dedicato alle politiche del settore servizi e forniture. Quali benefici concreti porterebbe una struttura del genere e quali sarebbero le prime misure che dovrebbe adottare?

«Il primo beneficio concreto sarebbe quello di iniziare a parlare del comparto dei servizi, di dare anche una connotazione istituzionale a un settore che, pur rappresentando una vera leva di sviluppo anche in termini economici per il Paese, non riesce ad affermare la sua leadership nell’ambito del codice appalti. Lo step successivo sarebbe invece quello di analizzare quali servizi sono maggiormente impattati dalle norme del correttivo al codice e iniziare a lavorare sulle possibile soluzioni.

Infine, sarebbe necessaria la presenza del MEF a questo tavolo per dare una copertura economica alle misure che potranno essere introdotte per sanare il problema della revisione. Rimanendo nell’ambito della revisione prezzi, tre misure credo siano fondamentali: prevedere il medesimo meccanismo di revisione prezzi per i lavori con le medesime aliquote, riconoscere la variabilità del Contratto Collettivo come elemento valido a far scattare senza nessuna soglia il riequilibrio contrattuale e istituire un osservatorio per il monitoraggio dell’andamento della revisione prezzi nel comparto dei servizi».

Elezioni della Federazione nazionale degli Ordini TSRM e PSTRP, vince la lista di Diego Catania

Si sono svolte nelle giornate del 15, 16 e 17 marzo 2025 le elezioni per il Comitato centrale e il Collegio dei Revisori della Federazione nazionale degli Ordini dei tecnici sanitari di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione (Tsrm e Pstrp) per il quadriennio 2025-2029. I risultati delle votazioni, ufficializzati al termine dello spoglio elettorale, vedono subentrare agli organi direttivi uscenti la lista “Rinnovare e crescere”, guidata da Diego Catania, Presidente dell’Ordine TSRM e PSTRP di Milano, Como, Lecco, Lodi, Monza Brianza e Sondrio. 

«Sono molto soddisfatto dell’ampio consenso registrato e della fiducia riposta in noi, che ci consente di avviare il nostro mandato su basi solide e inclusive – dichiara Catania -. L’architettura multiprofessionale della nostra lista rappresenta una vera e propria dichiarazione di intenti, perché nel corso dei prossimi quattro anni intendiamo dare una importanza centrale alla collaborazione tra tutti i profili afferenti agli Ordini TSRM e PSTRP». 

«Il dialogo, in senso ampio, sarà al cuore del nostro mandato – prosegue il neo-eletto, che si insedierà ufficialmente il prossimo 22 marzo -: dialogo non solo tra le 18 professioni sanitarie, ma anche verso le Istituzioni, le Commissioni di albo nazionali, gli Ordini territoriali, le altre Federazioni nazionali, le Associazioni tecnico scientifiche e la società civile. Ci attiveremo per creare un clima di apertura, coesione e condivisione, dove le questioni di rilievo per le professioni siano affrontate in un’ottica trasversale e collaborativa e le iniziative meritevoli siano valorizzate e promosse, sempre confrontandoci in tempo reale con le altre realtà di riferimento a livello nazionale e regionale. Metteremo in condivisione le nostre prospettive e i nostri punti di forza, facendo della pluralità il valore fondante su cui edificare il pieno riconoscimento delle professioni dell’area sanitaria tecnica, della riabilitazione e della prevenzione». 

«Sono molteplici gli ambiti in cui declineremo la nostra strategia, dalla valorizzazione delle competenze rappresentative per le professioni al riconoscimento di quelle avanzate, dal supporto alla libera professione, dalla promozione delle buone pratiche di sicurezza in sanità alla medicina di genere, passando per lo sviluppo dei percorsi accademici e di ricerca per i professionisti – elenca Catania -. Per raggiungere tali obiettivi, rafforzeremo la presenza nelle sedi istituzionali e la partecipazione alle politiche istituzionali e nazionali, lavorando al contempo sul consolidamento del nostro ruolo sul piano legislativo e sociale. Daremo inoltre un impulso particolare al contrasto dell’esercizio abusivo delle nostre professioni, allo scopo di tutelare i cittadini e di garantire la qualità delle prestazioni erogate». 

«Sono convinto – conclude – che il Servizio sanitario nazionale sia alla vigilia di un profondo cambiamento, che si compirà definitivamente solo con il pieno riconoscimento delle preziose risorse messe in campo dalle professioni sanitarie. Con la vittoria di oggi ci poniamo alla guida di questo rinnovamento, consapevoli della responsabilità e dell’onore di rappresentare oltre 160 mila professionisti sanitari». 

Di seguito l’elenco dei componenti eletti: 

Comitato Centrale

  • Diego Catania
  • Marco Aloisi
  • Nunzio Francesco Ascolese
  • Ombretta Beldì
  • Leonardo Capaccioli
  • Roberto Caruso Olivo
  • Massimiliano Contesini
  • Caterina Di Marco
  • Roberta Famulari
  • Iacopo Negri
  • Vincenza Piraino
  • Alberto Righi
  • Gianluca Signoretti
  • Ciro Signoriello
  • Giuseppe Smeraldi

Collegio dei Revisori

  • Filippo Girlanda
  • Roberta Massa
  • Katia Nardi

La strategia congiunta definisce la direzione dell’EMA e delle agenzie regolatorie dei medicinali dell’UE fino al 2028

L’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) e la Rete dei Capi delle Agenzie dei Medicinali (HMA) hanno pubblicato la loro strategia congiunta per la rete delle agenzie dei medicinali dell’UE fino al 2028 (EMANS), a seguito della recente adozione da parte dell’HMA e del Consiglio di Amministrazione dell’EMA.

La strategia, intitolata “Cogliere le opportunità in un panorama farmaceutico in evoluzione”, rappresenta un aggiornamento completo della strategia quinquennale sviluppata per il periodo 2021-2025 (EMANS 2025). Questo documento aggiornato guiderà la rete regolatoria europea dei medicinali nei prossimi anni per affrontare le sfide future, tra cui la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie pubbliche e a minacce come la resistenza antimicrobica.

«Sono lieta di presentare la nostra strategia congiunta EMA/HMA fino al 2028 – ha dichiarato Emer Cooke, Direttrice Esecutiva dell’EMA -. Con una nuova legislazione all’orizzonte, ci stiamo preparando per la riforma regolatoria più significativa degli ultimi decenni. In questi tempi incerti, in cui il nostro contesto è in continua evoluzione, dobbiamo essere agili e in grado di anticipare i cambiamenti, nonché affrontare meglio la sicurezza della catena di approvvigionamento. Le innovazioni nello sviluppo dei medicinali, compreso l’uso dell’intelligenza artificiale, richiedono un aggiornamento significativo della nostra strategia di rete affinché possiamo cogliere le opportunità che esse presentano».

Le sei aree di interesse della strategia fino al 2028 si basano su quelle dell’EMANS 2025, ma con un’attenzione maggiore alla competitività dell’UE nello sviluppo e nella produzione di medicinali, nonché all’uso dell’intelligenza artificiale lungo tutto il ciclo di vita dei medicinali. Viene inoltre introdotto l’Approccio “One Health”, riconoscendo che la salute umana, animale e dell’ambiente sono strettamente interconnesse.

Elaborata in un contesto post-pandemico, la strategia trae spunto dall’ampia esperienza acquisita nella gestione della pandemia di COVID-19. Tiene inoltre conto della revisione in corso della legislazione farmaceutica dell’UE, ponendo le basi per la sua attuazione. In definitiva, questa strategia sosterrà il lavoro fondamentale della rete nell’ambito della valutazione e della promozione dello sviluppo di medicinali sicuri ed efficaci, garantendo che questi raggiungano chi ne ha bisogno.

«Con la strategia fino al 2028, il nostro obiettivo è garantire una roadmap trasparente, lungimirante e basata sulla scienza per la gestione delle priorità di salute pubblica della rete – ha dichiarato Maria Lamas, Presidente del Gruppo di Gestione dell’HMA -. Di fronte a un nuovo quadro globale, è fondamentale che le agenzie regolatorie dei medicinali dell’UE contribuiscano alla competitività dell’Unione. Siamo impegnati a catalizzare l’innovazione dei medicinali e la loro produzione, sfruttando ogni opportunità per promuovere la salute pubblica e animale».

Le sei aree strategiche chiave di EMANS

Le aree strategiche della strategia fino al 2028 sono le seguenti:

  • Accessibilità: Facilitare i percorsi di accesso ai medicinali attraverso i sistemi sanitari dell’UE
  • Utilizzo di dati, digitalizzazione e intelligenza artificiale: Migliorare il processo decisionale, ottimizzare i processi e aumentare l’efficienza
  • Scienza regolatoria, innovazione e competitività: Creare un ambiente regolatorio e di ricerca che acceleri la trasformazione dell’innovazione e migliori la competitività del settore sanitario dell’UE
  • Resistenza antimicrobica e altre minacce sanitarie: Preparare l’UE ad affrontare potenziali minacce, inclusa la resistenza antimicrobica
  • Disponibilità e approvvigionamento: Rafforzare la disponibilità dei medicinali per proteggere la salute pubblica e animale
  • Sostenibilità della rete: Garantire che la rete disponga delle risorse necessarie per supportare il processo decisionale scientifico e regolatorio, sfruttando appieno i progressi tecnologici

La strategia è stata sviluppata attraverso un’ampia collaborazione con esperti e stakeholder della rete regolatoria europea dei medicinali. Una consultazione pubblica si è svolta alla fine del 2024, durante la quale sono stati ricevuti 77 contributi da parte del pubblico e degli stakeholder, offrendo preziosi feedback che hanno aiutato a plasmare la strategia. Inoltre, EMA e HMA, in collaborazione con la presidenza polacca dell’UE, hanno organizzato un webinar con gli stakeholder nel febbraio 2025 per perfezionare e finalizzare il testo.

EMA e HMA procederanno ora all’attuazione della strategia attraverso i rispettivi piani di lavoro pluriennali e a livello nazionale. La rete monitorerà la sua attuazione, fornirà aggiornamenti e apporterà eventuali modifiche se necessario.

Il documento finale della strategia è pubblicato insieme a una panoramica dei commenti ricevuti durante la consultazione pubblica.

Riforma accesso a Medicina: SIIARTI, disponibilità a collaborare per orientamento nelle scuole, ma rimangono dubbi sulla qualità formativa

La Società Italiana di Anestesia, Analgesia, Rianimazione e Terapia Intensiva (SIAARTI) accoglie con interesse l’approvazione definitiva della riforma dell’accesso ai corsi di laurea in Medicina e Chirurgia, Odontoiatria e Medicina Veterinaria e si rende disponibile a collaborare con il Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR) per l’attuazione delle iniziative di orientamento nelle scuole secondarie superiori.

Uno degli aspetti qualificanti della riforma è proprio l’attività di orientamento, che rappresenta un’opportunità concreta per avvicinare gli studenti alle discipline sanitarie, promuovendo la consapevolezza dell’importanza e il fascino di specialità mediche come l’Anestesia e Rianimazione. SIAARTI ritiene fondamentale sensibilizzare i giovani sulla necessità di coltivare una vocazione verso queste specializzazioni, cruciali per il sistema sanitario e per la gestione delle emergenze ad alta complessità.
«Siamo pronti a offrire il nostro contributo nell’ambito dell’orientamento scolastico, affinché gli studenti possano maturare scelte più informate e motivate verso le professioni sanitarie, in particolare quelle dell’area critica», dichiara Elena Bignami, presidente SIAARTI.

Accanto alle opportunità offerte dalla riforma, permangono tuttavia alcune preoccupazioni. La presidente SIAARTI esprime dubbi sulla capacità delle università di garantire una didattica di qualità e un’adeguata formazione pratica con l’incremento degli studenti ammessi. «Numeri così elevati rischiano di compromettere la qualità della didattica frontale e della formazione pratica nei tirocini, con possibili ripercussioni sul livello di preparazione dei futuri medici e specialisti. Non siamo convinti che questo nuovo assetto organizzativo possa realmente garantire un effettivo diritto allo studio e una formazione equa per tutti, soprattutto per la parte pratica», sottolinea Bignami.

A destare ulteriori timori è il combinato disposto tra questa riforma e le disposizioni del cosiddetto “Decreto Calabria” e dei successivi provvedimenti, che consentono ai medici specializzandi, già dal secondo anno di corso, di partecipare ai concorsi per le assunzioni nelle aziende sanitarie. «Se non si pone un’adeguata attenzione alla qualità della formazione, il rischio è che i giovani medici vedano ridotti non solo gli anni di formazione effettiva, ma anche la loro preparazione a causa del sovraffollamento e della necessità di entrare subito in mondo del lavoro caratterizzato dalla carenza di organico – prosegue la presidente SIAARTI -. Ciò potrebbe avere ripercussioni negative sulla qualità dell’assistenza sanitaria, specialmente nelle discipline ad alta complessità come la nostra».

SIAARTI ritiene che sia il momento di aprire una riflessione più ampia sulla durata del percorso formativo in Medicina e Chirurgia e sulla specializzazione. «Potremmo immaginare un corso di laurea in Medicina ridotto a quattro anni, con un percorso di specializzazione della durata di altri quattro anni: i primi due senza possibilità di assunzione e gli ultimi due con una crescente autonomia professionale – suggerisce Bignami -. Questa potrebbe essere una strada per garantire una formazione più mirata e di qualità, evitando il rischio di medici formati in tempi ridotti ma con competenze non adeguate».

SIAARTI auspica che i decreti legislativi attuativi della riforma tengano conto di queste criticità e si rende disponibile a un confronto costruttivo con le istituzioni per individuare soluzioni che possano coniugare l’aumento dell’accesso con la necessaria garanzia di qualità formativa.